Velina o insegnante?
Paola mi ha inviato una lunghissima mail nella quale descrive in modo ultradettagliato il suo problema: è preoccupata perché la figlia (che ha 6 anni) da grande vuole fare la velina o l’insegnante.
Sicuramente l’influsso del mondo esterno è fortissimo; un metodo valido è il trasferimento della positività dei valori mediante tecniche indirette (non è difficile mostrare, quando capitano, cioè senza forzature, esempi dove la vita della velina non è poi granché), contrastando il “tutto rose e fiori” che i media continuano a vendere ai piccoli su veline, modelle, superstar, protagonisti dell’Isola dei famosi ecc.
È fondamentale che il genitore non perda rispetto, credibilità, ma soprattutto quella forza tranquilla che fa capire al piccolo che è riuscito a dominare veramente ciò che ha intorno.
Dell’analisi offerta da Paola basta conservare la parte che ho messo in corsivo per iniziare un discorso molto costruttivo. “Da grande vuoi fare la velina o l’insegnante, bene. Ma quando una bambina diventa grande?”.
Si analizzeranno le varie risposte e poi si proporrà a sorpresa una soluzione cui sicuramente la piccola non sarà arrivata: “Sarai grande quando capirai che è meglio fare l’insegnante…”. Ovviamente è solo la prima frase, poi occorrerà spiegarla, ma una persona top non dovrebbe avere difficoltà, visto che essere è meglio che apparire.
A che gioco giochiamo?
Ho una bambina di sette anni e mezzo che fa danza classica da quando aveva 4 anni. Da un anno per una volta a settimana segue un corso di nuoto per vincere la paura dell’acqua e per imparare a nuotare, invece fa danza per quattro volte a settimana. Mi hanno detto che non può fare entrambe le cose perché uno sport scompensa l’altro, è vero? A.
Vorrei darti una risposta saggia, più che scientifica. Come regola generale se una persona vuole vincere le olimpiadi (o diventare una star della danza) dovrebbe dedicarsi a un solo sport. Purtroppo molti addetti ai lavori danno per scontato che ogni loro potenziale allievo abbia questo fine, dimenticando che spesso hanno fra le mani solo bambini o ragazzi che dovrebbero praticare sport per salute e piacere. Purtroppo poi anche i genitori dimenticano questo fine e vorrebbero per i loro figli il massimo della gloria e del successo. Questa miscela esplosiva (basta assistere alle partite di calcio fra ragazzini nei campionati minori) è francamente ridicola, ma può diventare tragica se il ragazzo viene stritolato dall’ingranaggio del successo.
Dopo questa premessa, la mia risposta dovrebbe esserti chiara: danza o nuoto? Pallavolo o nuoto? Danza o basket? Dal punto di vista della crescita mentale (sì, perché lo sport forma anche la mente) più attività fa e meglio è. Dal punto di vista fisico si può dire la stessa cosa, almeno finché la bambina è diventata adolescente e non pratichi gli sport a livello agonistico. All’età che ha, io mi preoccuperei di chiederle quale delle due attività le piace di più (per imparare a nuotare ci vuole poco, poi ha senso continuare se c’è divertimento) oppure se, a sorpresa, ne preferisce una terza.
Piezze ‘e core
Ti scrivo per cercare di capirne di più circa la tematica dei figli. Tu dici che non avere figli è stata una scelta vincente, che i figli sono un disastro economico ecc.
Ti chiedo di farmi comprendere chi può fare figli. I ricchi, per ricchi intendo persone da 150.000 euro in su, e gli altri al massimo farne uno?
Gli equilibrati? Ovvero i top, ma sono solo il 3% e un top come te ha scelto di non farli. Quindi la cosa non mi è chiara, su tutto il resto mi è tutto chiarissimo, su questo mi fermo spesso a riflettere. Io penso che sia sbagliato fare figli per avere il bastone della vecchiaia o per avere da loro un bilancio decisamente positivo, si è egoisti a pensare così e il più delle volte i figli ti dimenticano, si deve essere bravi a farne a meno cercando di restare autonomi ed efficienti quando loro diventano nuova famiglia; penso invece che sia un atto di generosità verso il futuro che non ci appartiene e che non bisogna pretendere niente da loro ma cercare di somigliargli per conoscere meglio il tempo in cui vivono, essere loro esempio di coerenza e rispettarli a prescindere dal reddito o dal conto in banca. I figli si fanno per amore. Essere pronti e in grado di dare al figlio tutto quello che gli serve è riduttivo se riferito principalmente al danaro. Michelangelo.
La risposta la trovi già nell’articolo sui figli, in particolare quanti superano L’ultimo test?
Figli voluti (o dovuti?)
Marco ha massacrato alcuni miei commenti; fra i vari punti scelgo quello sui figli perché vorrei che lo leggeste e cercaste di capire cosa non va nelle parole di Marco dal punto di vista psicologico. Per la replica “pratica”, dopo il commento trovate la mia risposta.
Altra cosa che non condivido è la tua decisione di non fare figli, anche se sembra che almeno uno te lo potresti permettere: è vero che a volte c’è gente che fa figli e non potrebbe permettersene nemmeno uno, ma che ragione è che “visti gli interessi miei e di mia moglie non facciamo figli”?. Lo so che la frase era un’altra ma la sostanza è questa. Suona tanto di terribilmente egoistico: anche se posso, ho altro da fare! Cosa ci sarà mai di tanto importante da fare che non anche crescere dei figli? Ovvio che ognuno è libero di fare quello che vuole, ma sembra proprio una scusa. Certo che senza figli, un bel gruzzolo in banca e tanto tempo libero è la manna ideale. Ma c’è un tempo per ogni cosa, e il tempo andato non ritorna più. Io non ti dico quanti figli ho e puoi non credermi, ma sono pentito di non averli fatti prima: con qualche anno di meno avrei avuto più energie da dedicargli; è bellissimo vederli crescere, e trasmettergli la voglia di fare (compresa quella di correre…). Mi fermo qui perché penso che hai capito: tra il romantico e il calcolatore si può essere… romantici calcolatori!
In genere chi si esprime come Marco è una persona che sta vivendo l’età dell’oro del periodo genitoriale (vedasi l’articolo Figli e qualità della vita). Da un lato non ha compreso che tale periodo finirà (non si possono fare figli tutta la vita per averne qualcuno da vedere crescere) e dall’altro non ha capito che non tutti i genitori vivono l’età dell’oro.
Anche ammesso che sia la persona ideale per avere figli e che il suo bilancio genitoriale sia decisamente positivo (non conosco in dettaglio la sua vita), commette il classico errore razionale di generalizzare una situazione particolare, come chi è felice per X e decreta che X è la via alla felicità per tutti (per capire l’assurdità di questa posizione si pensi al seguente errore di generalizzazione: “a me piacciono gli scacchi, a tutti devono piacere perché sono emozionanti, divertenti ecc.”).
La decisione di fare figli deve essere personale; coerentemente con il Well-being, certi concetti come i figli, il matrimonio, il lavoro, l’onore ecc. non hanno un valore assoluto: un concetto è positivo solo quando aumenta la mia qualità della vita, non lo è mai in senso assoluto. Ritenere certi concetti sempre positivi è tipico della personalità romantica (il romantico calcolatore è solo uno che fa molta confusione…).
Dov’è l’egoismo? A chi procuro danno? Dalla tua frase si deduce che “si dovrebbero” fare dei figli? Perché questo terribile dovere morale? Io non sono cattolico, quindi…
Tu dici: cosa ci sarà mai di tanto importante da fare che non anche crescere dei figli?
Non si può discutere se tu dai già per scontata la conclusione. Se per te crescere figli è la cosa più importante sono spacciato, ti sei risposto da solo. Il problema è che per me non lo è affatto!
Se io avessi fatto uno o più figli non avrei potuto vendere la mia azienda a 39 anni, avrei dovuto lavorare ancora in un settore (l’informatica) che tutto sommato non mi piaceva più di tanto, non avrei potuto trovare il tempo per correre, giocare a scacchi, a basket e andare a caccia. Al massimo avrei potuto fare una di queste cose che per me sono oggetti d’amore, non semplici hobby come per molta gente e magari l’avrei fatta male perché, forse ti sfugge, l’amore significa conoscenza e dedizione. Se non hai tempo, per i figli o per altri oggetti d’amore, i risultati sono mediocri. Tu dirai: che c’è di male? Potevi smettere con il basket, magari limitarti a correre tre volte alla settimana, quando “la famiglia lo permette”, giocare a scacchi senza applicarsi più di tanto (in fondo le regole sono banali) e andare a caccia la domenica mattina. Risultato: non avrei amato nulla perché sarei stato tremendamente superficiale. Questo sito non ci sarebbe stato (perché correre tre volte alla settimana non ti fa certo capire lo sport), gli scacchi mi avrebbero stufato perché in fondo “una mossa vale l’altra e allora perché ho perso la partita?” e la caccia anche: pensa che io amo cacciare la domenica mattina perché le campagne sono invase da “chi non ha tempo”; si affollano tutti e non capiscono perché non trovano nulla: in loro non c’è amore, non c’è conoscenza, non sanno che il fagiano uscirà dal riso alle 13.30 quando loro sono tornati a casa perché “devono” pranzare con la famiglia e i parenti. Molti si disamorano e abbandonano la caccia (e fanno bene perché la caccia non è divertimento.
Sicuramente anche la vita con mia moglie non sarebbe stata la stessa perché anche lei non avrebbe avuto lo stesso tempo per sé. Qualche chilo di troppo giustificato con l’alibi dei figli (salta la corsetta che ora si può permettere), forse tanti chili di troppo, la passione fra i coniugi che cala perché “non c’è tempo” o perché “si è stanchi”. E il mese a gennaio in Costa Azzurra (ogni anno la nostra luna di miele)? Saltato perché i figli devono andare a scuola? Come è triste vedere persone sposate da dieci o vent’anni che, pur dicendosi soddisfatti del loro matrimonio, non si baciano mai, non si tengono per mano e magari fanno sesso una volta al mese!
Risultato: sarei stato un’altra persona; una persona che francamente non si sarebbe piaciuta, con molti rimpianti e qualche frustrazione.
Letto tutto? Bene ora vi spiego cosa non va psicologicamente nella mail di Marco. Penso ai miei amici che hanno una famiglia stupenda e amano i loro figli. Supponiamo che uno di questi voglia spiegarmi quanto sia bello avere figli. Come lo farebbe? Parlerebbe di sé, della sua famiglia, dei figli, del clima di magia che sentirebbe sotto la pelle quando accarezza i suoi piccoli o quando li vede crescere, ma mai mi accuserebbe! La chiave di lettura della mail di Marco sta nella frase: certo che senza figli, un bel gruzzolo in banca e tanto tempo libero è la manna ideale. Un’affermazione un po’ illogica per chi dovrebbe pensare: “avere figli è la soluzione più bella”!
Marco entra in crisi logica non riuscendo a conciliare le proposizioni:
- fare figli si deve;
- non farli è la manna ideale.
A questo punto è logico che concluda che chi non fa figli è riprovevole e che tutti dovrebbero farne perché così… “mal comune, mezzo gaudio”…
Figli parcheggiati
Sono la mamma di una bimba di due anni. Ho appena acquistato due dei tuoi libri sull’alimentazione e la cucina ASI e li ho trovati interessanti. Mi permetto, però di fare alcune critiche su argomenti trattati nel sito:
riguardo al “parcheggio” dei figli nell’età prescolare: non so se tu hai figli, ma ti assicuro che la maggior parte delle donne non è affatto contenta di lasciare i figli a qualcuno, ma lo fa per necessità, non per andare dall’estetista tutti i giorni. Tutte le mattine mi piange il cuore dovere lasciare la mia bimba alla nonna e non poter vivere quotidianamente i suoi progressi. Ho letto inoltre nel sito che lo sport secondo te non fa parte del mondo femminile; forse perché ancora oggi la gestione della casa e dei figli è ancora a carico principalmente delle donne, oltre al lavoro fuori casa. Per me è veramente difficile trovare anche mezz’ora al giorno, pensa a chi ha due figli o più. Le ricette ASI sono semplici e veloci, ma pensa a dover cucinare mentre la bimba scarabocchia il divano o gioca con l’acqua in bagno!
Scusa le critiche, non vorrei sembrare una femminista sfegatata, ma perché non cercate la collaborazione di una donna per la trattazione di alcuni argomenti del sito? Laura.
Le critiche sono sempre bene accette perché solo così si migliora. Mi permetto di replicare alle tue, senza avere la pretesa di essere esaustivo al 100% sul complesso problema. Inizio dal fondo.
> non cercate la collaborazione di una donna per la trattazione di alcuni argomenti del sito?
Sono sempre stato convinto che la verità non è uomo-donna-bianco-nero ecc. Affidare un argomento a chi ne è toccato emotivamente è il miglior modo per averne una visione distorta, perché solo il distacco consente serenità di giudizio.
È un errore esistenziale notevole dare per assodato che i propri problemi siano normali e irresolubili.
Tu ti sei avvicinata al sito dalla sezione alimentare. Se consulterai la sezione psicologica troverai molte idee controcorrente, idee che hanno l’obiettivo di far sapere alla gente che è possibile vivere senza problemi e come fare. Per farlo però è necessario fare tabula rasa dei propri dogmi e ricominciare logicamente da zero. Ti faccio un esempio. Se io avessi scritto “per vivere bene è necessario avere un buon stipendio e chi guadagna 300 euro al mese non può certo sperare di vivere bene“, penso che tu saresti stata d’accordo. Frase normale e verità “incontestabile”. Perché probabilmente non ti tocca avendo un reddito superiore ai 300 euro mensili. Ma pensa a chi ha tale reddito. Avrebbe potuto scrivermi dicendo che “non è affatto contento di guadagnare così poco e che non passa certo tutto il tempo della giornata al bar o dall’estetista”. Voglio cioè dire che o non sono stato chiaro o non hai letto con sufficiente distacco l’articolo. L’articolo vuole evidenziare l’educazione migliore. E non ci piove che “parcheggiare i figli” (non importa qualunque sia il motivo), non garantisce l’educazione migliore. Come chi guadagna 300 euro al mese non può sperare di vivere bene in questa società, così chi parcheggia i figli non può sperare di dare loro il meglio. È probabile che i figli cresceranno comunque bene, ma sarebbero potuti crescere meglio.
Io penso che la stragrande maggioranza dei genitori ami i propri figli, ma è sotto l’occhio di tutti che gran parte dei rapporti sono insufficienti o i figli da grandi hanno comunque “difficoltà”. Quindi nessuno vuole criminalizzare chi parcheggia i figli, ma farlo soltanto riflettere sui rischi che ciò comporta. Al giorno d’oggi ci sono bambini che imparano l’inglese a 4-5 anni, giocano e imparano con il computer, si divertono con hobby e giochi creativi e ci sono altri bambini che si sentono raccontare le fiabe del lupo cattivo dalla nonna settantenne. Come nell’analogia dello stipendio, secondo te, chi vivrà meglio nel mondo di domani?
> lo sport secondo te non fa parte del mondo femminile
Anche questa è una considerazione oggettiva che tu tendi a vedere proiettata sulla tua realtà. Limitandoci alle ragazze che studiano, quelle che fanno sport sono in numero nettamente minore rispetto ai loro coetanei. Certo si può parlare di condizionamenti dell’educazione, di costume ecc. (non è questa la sede di analizzare le cause), ma questo è un dato incontestabile. Il dato positivo è che il numero di donne che fa sport è in aumento e sinceramente si tratta sempre di persone un po’ speciali perché l’amore per lo sport è più spontaneo che non nell’uomo (dove la componente “agonistica” è spesso predominante).
> Per me è veramente difficile trovare anche mezz’ora al giorno, pensa a chi ha due figli o più.
Anche qui esistono tecniche di ottimizzazione del tempo per eliminare tutto il superfluo che il soggetto vede invece come “improrogabile”. Esempio banale: occuparsi del giardino quando non si ama particolarmente il giardinaggio, intrattenersi con persone delle quali tutto sommato ci interessa pochissimo, poltrire nel letto durante il week-end, lavare la macchina una volta alla settimana, pulire la casa più spesso del dovuto, fare la spesa ogni giorno, perdere tempo in spostamenti vari ecc. Gli esempi che faremo saranno decine. Si noterà che, dal punto di vista del soggetto, ogni “tempo perso” è invece importante e non si è mai pensato a una diversa strategia. Così tu dici “chi ha due figli o più“. Se una persona ha scelto di fare due figli o più ha scelto un certo stile di vita e non può lamentarsi del fatto. Avere figli, come sposarsi, avere un lavoro, ecc. non è di per sé un fatto positivo, anche se un vecchio modo di pensare lo vede sempre come un plus. Per essere felici come per avere una buona autostima non è necessario avere figli, non è necessario essere sposati, non è necessario avere una brillante carriera ecc. Sono valori importanti, ma che non devono diventare dogmi!
In altri termini se sposarmi con Tizio mi rovinerà la vita, accettare il tal lavoro riempirà la mia esistenza di stress, avere tanti figli mi soffocherà ecc., MI ASTENGO!
Prevenire è meglio che curare
Elisa si lamenta di una vita fatta di problemi. Le è caduto il mondo addosso quando il figlio sedicenne le ha comunicato che la sua ragazza coetanea aspettava un figlio da lui. Eppure c’è sempre stato un buon rapporto, le ha sempre detto tutto, dalla prima sigaretta al primo spinello (probabilmente l’ultimo per come era stato male…). “È difficile prendere la decisione giusta quando ti capitano certe tegole…”.
In effetti prendere la decisione giusta non è facile. Ma i problemi non vengono per caso. L’errore di Elisa è aver confuso le semplici confidenze del figlio con un vero e proprio dialogo. In realtà il genitore non deve essere il parafulmine, lo psicanalista dei figli, ma deve essere per prima cosa il loro insegnante. Elisa avrebbe dovuto rendere abbastanza maturo il proprio figlio spiegandogli l’importanza della contraccezione e non solo. Una vera educazione si basa sulla prevenzione, non sulla soluzione dei problemi.