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Uveite nel cane

L’uveite nel cane è una condizione patologica che viene riscontrata abbastanza frequentemente. Si tratta di una malattia infiammatoria dell’uvea, lo strato intermedio compreso fra la sclera e la retina; l’uvea è suddivisa in tre parti: iride, corpo ciliare e coroide.

L’uveite essere diffusa o localizzata a una o più parti dell’uvea; quando sono interessate l’iride e il corpo ciliare si parla di uveite anteriore (la forma più comune); se l’infiammazione interessa la coroide si parla di uveite posteriore, mentre se sono interessate tutte le varie parti si parla di panuveite.

Non è sempre agevole, clinicamente parlando, distinguere tra loro le varie forme e di solito, quando si parla genericamente di uveite, si fa riferimento a quella anteriore.

Cause di uveite nel cane

Le cause di uveite nel cane sono molto numerose ed essenzialmente suddivisibili in due grandi categorie: infettive e non infettive.

Le cause infettive di uveite nel cane si riscontrano in poco meno del 20% dei casi; le infezioni possono essere di origine batterica (borreliosi, ehrlichiosi, leptospirosi, rickettsiosi), virale (epatite canina, cimurro, rabbia ed herpesvirus), fungina (aspergillosi, candidosi, criptococcosi), protozoaria (leishmaniosi), parassitaria (filariosi da Dirofilaria immitis) e da alghe (geotricosi e prototecosi).

Nel 60% circa dei casi, le cause non sono note (uveite idiopatica) e, generalmente, si riscontra la presenza di una patologia immunomediata (sindrome uveodermatologica, uveite lente-indotta).

In un altro 20% dei casi, alla base dell’insorgenza dell’uveite c’è un processo tumorale (melanoma uveale, linfosarcomi ecc.) e in questo caso si parla di uveite neoplastica.

Rare le uveiti da traumi (lesioni contundenti, penetranti o perforanti), le uveiti da patologie metaboliche (diabete mellito, ipertrigliceridemia e ipertensione arteriosa sistemica), le uveiti secondarie da rilascio di sostanza P da parte della branca oftalmica del nervo trigemino (il nervo oftalmico, in seguito a insulti di vario tipo – ulcere o lacerazioni corneali – rilascia sostanze che hanno un effetto neuromodulatore e rappresentano dei mediatori infiammatori che causano infiammazione) e quelle da disturbi della coagulazione.

Segni e sintomi di uveite nel cane

uveite nel caneI segni e sintomi di uveite nel cane sono vari: lacrimazione più o meno intensa, protrusione della terza palpebra, cambio di colore dell’iride, edema corneale (l’occhio appare di colore bluastro), blefarospasmo (chiusura persistente e involontaria delle palpebre) sensibilità alla luce, riduzione dell’acuità visiva.

L’occhio colpito è arrossato e il dolore avvertito è particolarmente intenso ed è dovuto all’azione delle prostaglandine che vengono rilasciate nel corso del processo infiammatorio e che causano la contrazione della muscolatura iridea; tali sostanze provocano anche la costrizione della pupilla (miosi); se il materiale infiammatorio permane a lungo nella camera anteriore può accumularsi nell’angolo di drenaggio dell’umor acqueo e ciò può determinare glaucoma secondario.

L’infiammazione dell’uvea può anche causare la rottura della barriera emato-oculare (una barriera fisica che consiste di cellule strettamente legate insieme per impedire a certe sostanze di entrare nel tessuto della retina), con conseguente accumulo di proteine plasmatiche e di cellule nella camera anteriore; la rottura della barriera emato-oculare causa un intorbidimento dell’umor acqueo (effetto Tyndall).

Un segno che viene sempre riscontrato è la riduzione della pressione intraoculare; si ritiene che tale manifestazione sia legata a una riduzione della produzione di umor acqueo associata a un maggior deflusso uveosclerale. Una riduzione marcata della pressione oculare può causare un’atrofia del bulbo.

Altre complicazioni legate all’uveite sono insorgenza di cataratta, lussazione del cristallino, sinechie (aderenze) anteriori o posteriori, distacco di retina e cecità.

Diagnosi

Non sempre l’anamnesi e la visita oculistica, per quanto accurate, sono risolutive. Molti segni e sintomi di uveite, infatti, sono comuni ad altre patologie oculari. La diagnosi differenziale si pone con congiuntivite, cheratite ulcerativa, episclerite, glaucoma e sindrome di Horner (una sindrome neurologica che è il risultato di una disfunzione del sistema nervoso simpatico).

Una volta escluse altre patologie è necessario capire quale sia l’origine dell’infiammazione. A tale scopo, risultano utili gli esami del sangue e delle urine.

Qualora permangono dubbi diagnostici si può prendere in considerazione l’effettuazione di un esame noto come acqueocentesi, ovvero il prelievo di umor acqueo tramite un ago particolarmente sottile.

Trattamento

Una volta avuta la certezza della diagnosi si potrà procedere con il trattamento che potrà essere specifico o no. Con trattamento specifico ci si riferisce al fatto che si andrà principalmente a trattare la patologia sottostante l’uveite. Nel secondo caso la terapia è tesa a ridurre l’infiammazione oculare e alla prevenzione di adesioni e cicatrizzazioni.

Tra i farmaci utilizzati nella terapia dell’uveite vanno ricordati gli antinfiammatori a uso topico, steroidei e no; tra i primi si ricordano il prednisolone acetato e il desametasone sodio fosfato, mentre tra i secondi si devono citare soprattutto il diclofenac, il bromfenac, l’indometacina, il flurbiprofene e il piroxicam. L’utilizzo di questi farmaci è controindicato nel caso in cui siano presenti ulcere corneali perché tali medicinali ne ritardano la guarigione.

Nei casi più severi si ricorre di solito alla somministrazione sistemica di steroidi (per esempio, il prednisone).

La terapia dell’uveite nel cane prevede anche il ricorso ad antibiotici sia locali (si vuole prevenire l’insorgenza di cheratiti batteriche) che sistemici (sia per scopi profilattici che terapeutici nel caso in cui l’uveite sia di origine batterica); nel primo caso si ricorre generalmente a cloramfenicolo, ofloxacina o tobramicina, mentre nel secondo ad amoxicillina+acido clavulanico o cefalosporine.

Fra i farmaci utilizzati in caso di uveite vanno ricordati i midriatici cicloplegici; si tratta di medicinali in grado di indurre contemporaneamente cicloplegia (paralisi del muscolo ciliare) e midriasi (dilatazione della pupilla); gli scopi sono essenzialmente due: l’effetto midriatico serve a prevenire la formazione di sinechie posteriori, mentre la paralisi del muscolo ciliare riduce il dolore associato allo spasmo della muscolatura. Fra i midriatici cicloplegici più utilizzati vanno ricordati l’atropina e il tropicamide.

Nel caso di uveiti da patologie immunomediate la terapia può protrarsi per lunghi periodi di tempo, se non addirittura per tutta la vita, dal momento le patologie sottostanti vengono trattate con il ricorso a farmaci che agiscono sul sistema immunitario modulandone la risposta.

Nel caso in cui l’uveite sia legata alla presenza di un tumore intraoculare, l’unica possibilità di trattamento è rappresentata dall’intervento chirurgico.

Prognosi

La prognosi è influenzata da diversi fattori: dalle cause sottostanti la malattia, dalle zone interessate, dall’estensione dell’infiammazione e dalla sua durata, dall’insorgenza di complicanze nonché dall’adeguatezza e dalla tempestività del trattamento.

Le possibilità di un pieno recupero sono maggiori nei casi in cui l’infiammazione è lieve o moderata e se è stato possibile diagnosticare con esattezza la causa del disturbo e se, ovviamente, questo è trattabile con successo.

Le uveiti anteriori gravi e recidivanti non hanno una buona prognosi.

Nel caso di uveiti infettive, la prognosi è legata all’agente causale; le uveiti batteriche, se trattate precocemente e in modo aggressivo, hanno buona prognosi, mentre le uveiti fungine e algali hanno generalmente una prognosi meno favorevole.

Le uveiti da tumori primari intraoculari hanno generalmente una buona prognosi in quanto si tratta quasi sempre di neoplasie benigne. Diverso invece è il caso di uveiti legate a tumori intraoculari metastatici o multicentrici.

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