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Sterilizzazione del cane femmina

La sterilizzazione del cane femmina e la sterilizzazione del cane maschio sono due fra gli interventi di chirurgia veterinaria più richiesti in assoluto.

I motivi per i quali i proprietari di cani richiedono l’esecuzione di tali interventi sono solitamente legati alla volontà di facilitare la convivenza con i propri amici a quattro zampe e, soprattutto, al desiderio di prevenire, per quanto possibile, l’insorgenza di varie patologie (mastiti, infezioni uterine ecc.) fra le quali una delle più gravi è senz’altro il tumore mammario.

Un altro motivo per cui la sterilizzazione dei cani viene promossa è la gestione del triste fenomeno del randagismo, una piaga che in Italia è di notevoli dimensioni (secondo dati ministeriali, i cani randagi in Italia sono moltissimi, si stima, infatti, una popolazione che va dai 500.000 ai 700.000 soggetti).

La sterilizzazione del cane femmina può essere effettuata asportando chirurgicamente le sole ovaie (si parla in questo caso di ovariectomia) oppure rimuovendo ovaie e utero (ovarioisterectomia)*. Nel nostro Paese e nella stragrande maggioranza dei Paesi europei, si opta generalmente per la prima tipologia di intervento, mentre negli Stati Uniti e Gran Bretagna è la seconda tecnica a incontrare maggiori consensi da parte dei veterinari.

Sterilizzazione del cane femmina: quale intervento scegliere?

Per quanto, come detto, la maggior parte dei veterinari europei opti per la sterilizzazione del cane femmina tramite ovariectomia, non mancano i casi di professionisti che consigliano di seguire le indicazioni della scuola statunitense e di quella inglese. Questa scelta non sembra però avere particolari giustificazioni scientifiche. Tra l’altro, detto per inciso, è bene precisare che la sterilizzazione risulterà completa e non reversibile anche con la sola asportazione delle ovaie.

Studi recenti effettuati da ricercatori nordeuropei tendono a consigliare l’ovariectomia come l’intervento di sterilizzazione di prima scelta nel cane femmina sano e riservano l’intervento di asportazione di ovaie e utero alle cagne affette da patologie uterine e a quei casi in cui vi siano indicazioni specifiche che rendano consigliabile questa scelta (patologie congenite dell’utero, piometra, iperplasia cistica dell’endometrio, neoplasie uterine, prolasso uterino e rottura dell’utero).

Gli studi più recenti, tra l’altro, non hanno mostrato significative differenze fra le due tecniche relativamente all’incidenza nel lungo termine di problematiche a carico dell’apparato urogenitale quali endometrite (processo patologico a carico dell’endometrio, il tessuto che riveste l’utero) e piometra (patologia provocata da una degenerazione del tessuto dell’utero che conduce a un accumulo di pus nella cavità uterina); si consideri, infatti, che le due patologie precedentemente citate sono indotte dagli ormoni e che è sufficiente la sola rimozione delle ovaie per farne cessare il rilascio.

Per quanto concerne invece i timori relativi al rischio di neoplasie del tessuto uterino che non viene rimosso, secondo quanto mostrato da vari studi scientifici si è visto che tale rischio è da considerarsi non significativo (0,03% circa), senza contare il fatto che la stragrande maggioranza delle neoplasie (90%) è di tipo benigno e quindi non rappresenta un particolare problema per l’animale (secondo ricerche relativamente recenti – Noakes et al., 2008 e Van Goethem et al., 2006 – in seguito alla rimozione delle ovaie, l’utero va incontro ad atrofia e conseguentemente il rischio di patologie uterine è molto basso sempre che non vengano somministrati al cane ormoni sessuali esogeni).

Quello che invece è certo è che l’ovarioisterectomia è un intervento chirurgico caratterizzato da maggiori invasività e durata e conseguentemente è legato a un superiore rischio di complicazioni post-operatorie (per esempio i granulomi del moncone uterino o le aderenze del moncone con vescica o ureteri), problemi che molti, erroneamente, non ricollegano all’intervento di ovarioisterectomia in quanto si manifestano molti anni dopo di esso.

La scelta del tipo di intervento chirurgico, comunque, è di stretta competenza del medico veterinario che, grazie alla sua esperienza, sarà in grado di suggerire al proprietario dell’animale la scelta più idonea alla singola circostanza pesando vantaggi e svantaggi del caso fra i quali è doveroso citare l’incontinenza urinaria (un problema di non facile soluzione e che può avere diverse cause fra cui, appunto, anche l’intervento di sterilizzazione).

Sterilizzazione del cane femmina: perché?

sterilizzazione del cane femminaCome accennato in apertura d’articolo, sono diverse le motivazioni che rendono opportuno l’intervento di sterilizzazione. Una delle più importanti è la riduzione del rischio di insorgenza di tumori mammari. Gli studi mostrano che tale rischio viene ridotto allo 0,5% se l’intervento di sterilizzazione viene effettuato prima del primo calore e all’8% nel caso in cui la cagna venga sterilizzata prima del secondo. Se invece la sterilizzazione viene effettuata dopo che l’animale ha superato i 30 mesi di età, non si riscontrano benefici significativi relativamente al rischio in questione.

Non mancano ovviamente i dubbi relativi ai vari problemi ai quali il proprio cane potrebbe andare incontro dopo la rimozione di ovaie o di ovaie e utero. Uno dei dubbi riguarda la tendenza all’aumento ponderale; in effetti, il rischio sussiste. Molte ricerche hanno infatti mostrato che in diverse cagne sterilizzate si registra un aumento di peso che va dal 20 al 60% circa. C’è però da dire che ciò vale per quei cani che non hanno un’alimentazione bilanciata e che non svolgono un adeguato esercizio fisico.

Un’altra preoccupazione dei proprietari è relativa ai cambiamenti caratteriali che si verificano in seguito all’intervento di sterilizzazione. Anche in questo caso il rischio è reale, ma, a onor del vero, i dati presenti in letteratura mostrano una notevole variabilità visto che si parla di mutamenti caratteriali che si verificano in un numero di casi che va dal 5 al 30%.

Vi sono poi timori relativi al fatto che alcuni autori segnalano un incremento dell’aggressività del cane nei confronti di soggetti estranei al proprio gruppo di conoscenze. In letteratura vengono anche segnalate variazioni qualitative del pelo in alcune razze (setter e cocker spaniel).

Un problema sul quale molti si interrogano è relativo al rischio di incontinenza urinaria acquisita in seguito all’intervento di sterilizzazione; il rischio, in effetti, anche in questo caso, è reale e secondo le ricerche più recenti si aggira tra il 5 e il 20% nel corso della vita dell’animale; va comunque precisato che il rischio è influenzato anche da numerosi fattori fra i quali si segnalano la razza, il peso, la posizione della vescica internamente all’addome ecc. Per quanto i dati presenti in letteratura non consentano di stabilire con assoluta certezza se il rischio di andare incontro a incontinenza urinaria sia inferiore, nei soggetti sottoposti a ovariectomia, rispetto a quello corso dalle cagne sottoposte a ovarioisterectomia, alcuni ricercatori (Noakes et al., 2008) sono più propensi a ritenere la rimozione delle ovaie meno rischiosa relativamente a questo particolare problema.

Dal momento che, come detto, l’aumento del rischio di incontinenza urinaria a seguito dell’intervento di sterilizzazione è legato anche alla posizione della vescica prima dell’operazione (in quasi il 90% dei casi le cagne che presentano vescica pelvica – cioè posizionata troppo indietro rispetto a quella che è considerata la posizione naturale – sviluppano incontinenza urinaria), viene ritenuta opportuna una valutazione radio- ecografica preventiva della posizione della vescica; nei soggetti a rischio, infatti, è sicuramente consigliabile eseguire, oltre all’intervento di sterilizzazione, anche il preventivo intervento di colposospensione (ovvero l’ancoraggio del moncone uterino alla parete addominale).

Sterilizzazione del cane femmina: quando?

Molti si chiedono quale sia l’epoca migliore per la sterilizzazione del cane femmina. In linea generale, l’epoca scelta per eseguire l’intervento di sterilizzazione è quella che va dai 6 ai 9 mesi di età, dopo il primo calore. Molti veterinari però suggeriscono anche la cosiddetta sterilizzazione precoce ovvero quella da effettuarsi in un range di età che può andare dalle 6 alle 14 settimane. Molte sono le ragioni (possibili crescita stentata, maggiori rischi relativi a patologie urinarie e cardiache, anormalità endocrine, maggiori probabilità di fratture fisarie, modificazioni comportamentali, disfunzioni immunitarie ecc.) addotte da coloro che non concordano con la scelta di una sterilizzazione precoce; dopo un periodo in cui è stata molto in auge quella precoce, attualmente, diversi recenti studi sembrano propendere per la sterilizzazione dopo il primo calore.

Sterilizzazione del cane femmina – Costo dell’operazione

Spesso, per fortuna, è l’unico intervento chirurgico che il cane subisce. Pertanto, ha una certa importanza il costo dell’operazione. I costi sono molto variabili, si può andare dai 200 euro in su (in genere, se effettuata in laparoscopia, la sterilizzazione è più costosa). In ogni caso è necessario valutare attentamente l’affidabilità del chirurgo perché l’operazione in sé, soprattutto se in laparoscopia, può essere semplice e non particolarmente invasiva per il nostro amico.

Le modalità di intervento

collare elisabettianoL’intervento di sterilizzazione del cane femmina può essere eseguito sia in laparatomia (chirurgia tradizionale) oppure in laparoscopia. Nel caso venga scelta la prima possibilità, l’intervento chirurgico viene eseguito in anestesia generale praticando un’incisione abbastanza estesa (la grandezza dell’incisione non sembra particolarmente importante per quanto concerne i successivi problemi post-operatori – non ultimo il dolore -, lo è invece il grado di manipolazione degli organi interni) da consentire al veterinario di visualizzare ed esteriorizzare in modo completo le ovaie. Successivamente all’esteriorizzazione delle ovaie, all’interruzione del legamento ovarico e alla legatura con gli appositi fili, si procede all’asportazione delle ovaie cercando, nei limiti del possibile, di non lasciare residui di tessuto ovarico; ciò è di fondamentale importanza nell’ambito della prevenzione di future problematiche, in primis la persistenza del calore del cane legata agli effetti ormonali del tessuto ovarico rimanente. Infine, il chirurgo procede con la suturazione della ferita.

Sterilizzazione in laparoscopia

Come detto, l’intervento di sterilizzazione del cane femmina può essere effettuato anche in laparoscopia; in questo caso il chirurgo opera sfruttando l’ausilio di una microtelecamera inserita a livello dell’ombelico e la manipolazione dei tessuti non richiede la loro esteriorizzazione. Di norma l’operazione viene eseguita visionando il tutto su un grande monitor esterno (l’ingrandimento utilizzato è generalmente X3). Per la creazione di un idoneo spazio di lavoro, prima di procedere con l’intervento vero e proprio, il chirurgo insuffla anidride carbonica nell’addome del paziente. La chirurgia mini invasiva, come spiegato nell’articolo a essa dedicato, presenta diversi vantaggi rispetto all’approccio tradizionale, non ultimi quelli derivanti da una minore manipolazione dei tessuti (con conseguente riduzione del dolore post-chirurgico) e dal fatto che non è necessario, una volta terminato l’intervento, applicare l’utile, ma fastidioso collare elisabettiano. Di norma, inoltre, non viene prescritto nessun trattamento antibiotico. Attualmente, nel caso non vi siano controindicazioni a tale approccio chirurgico, la laparoscopia sembra rappresentare una soluzione decisamente migliore rispetto alla laparotomia.

Il post operatorio e la convalescenza

Di norma, dopo un’operazione chirurgica tradizionale viene applicato al cane, per 5-7 giorni, un collare elisabettiano (ovvero un collare che serve a far sì che l’animale non lecchi le fasciature o le danneggi). È di prassi anche la somministrazione di farmaci antibiotici per prevenire eventuali infezioni post-intervento. Eventualmente, soprattutto in caso di laparotomia, si possono somministrare anche antidolorifici. In genere la laparoscopia dimezza i tempi di recupero. Se la tecnica è la laparoscopia il recupero è decisamente più veloce.

Modifiche nel carattere

Secondo alcuni la femmina perderebbe forza caratteriale e sicurezza; in realtà non c’è una ragione evidente perché ciò avvenga. Certamente si eliminano tutti i problemi legati al calore: irrequietezza, aggressività, urinazione frequente ecc. Se la cagna viene portata frequentemente a contatto con altre persone o con altri cani, diventa difficile da gestire se non è sterilizzata.

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* In realtà, trattando di ovariectomia e ovarioisterectomia, si dovrebbe più correttamente parlare di castrazione e non di sterilizzazione; con quest’ultimo termine, infatti, ci si riferisce a quelle pratiche (vasectomia – o deferentectomia – nel cane maschio e legatura delle tube nella cagna) atte a rendere infecondo l’animale lasciando intatte le gonadi e conseguentemente mantenendo attiva la produzione ormonale).

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