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Blefarite nel cane

La blefarite nel cane è una condizione di riscontro frequente, anche se non sempre viene riconosciuta subito come tale. È un processo infiammatorio a carico delle palpebre (il termine blefarite deriva dal greco bléfaron, palpebra). L’infiammazione può essere monolaterale, ma più comunemente l’interessamento è bilaterale. Solitamente la parte coinvolta è quella esterna (blefarite esterna), ma l’infiammazione può diffondersi e coinvolgere il rivestimento interno della palpebra e la congiuntiva palpebrale (blefarite interna).

La blefarite si presenta solitamente in modo subdolo e progressivo, ma, seppure occasionalmente, è possibile anche un’insorgenza acuta.

Esistono forme primarie, ma sono più frequenti quelle secondarie ad altre condizioni patologiche.

Tutte le razze canine possono essere colpite da blefarite, ma alcune di esse mostrano una maggiore predisposizione all’insorgenza della patologia: shih tzu, pechinese, bulldog inglese, lhasa apso, carlino, golden retriever, labrador retriever, chow chow, rottweiler ecc.

Cause di blefarite nel cane

Le cause di blefarite nel cane sono le più svariate:

  • anomalie congenite (entropion, distichiasi, trichiasi).
  • batteriche (infezione da stafilococco, piodermite giovanile)
  • fungine (Microsporum canis, Trichophyton mentagrophytes)
  • parassitarie (rogna demodettica e rogna sarcoptica)
  • protozoarie (leishmania)
  • immunomediate (allergie alimentari, atopia, cheratocongiuntivite secca, LES, pemfigo, sindrome uveodermatologica)
  • neoplastiche (tumori che coinvolgono la zona palpebrale, per esempio gli adenomi sebacei o gli adenocarcinomi sebacei).

La blefarite può essere conseguente a un calazio (una cisti che si forma nella palpebra a causa dell’ostruzione del dotto escretore di una ghiandola di Meibomio, una ghiandola sebacea che produce lo strato oleoso delle lacrime).

Talvolta la blefarite nel cane è di origine iatrogena, ovvero insorge in seguito all’assunzione di determinati farmaci. Anche la terapia radiante può essere all’origine dell’insorgenza di blefarite.

In alcuni casi, infine, non si è in grado di risalire alle cause scatenanti; si parla quindi di blefarite idiopatica.

In linea generale, comunque, si può affermare che qualsiasi condizione che può causare irritazione delle palpebre può predisporre all’insorgenza di blefarite.

Segni e sintomi di blefarite nel cane

La blefarite può essere molto fastidiosa e molto spesso il cane ha la tendenza a grattarsi il viso e/o le palpebre, atteggiamento che può dare un certo sollievo nell’immediato, ma che causa generalmente altri problemi (ferite di vario tipo più o meno profonde con il rischio di una sovrainfezione batterica).

Fra i segni e sintomi più frequenti si ricordano:

  • arrossamento palpebrale
  • gonfiore palpebrale
  • presenza di croste o erosioni essudative vicino ai margini palpebrali
  • prurito
  • alopecia localizzata nella zona oculare
  • scolo oculare (purulento o no).

Diagnosi di blefarite nel cane

I primi passi dell’iter diagnostico sono rappresentati da un’accurata anamnesi, dall’esame clinico generale e dall’esame oftalmologico (importante è l’esecuzione del test di Schirmer che serve a valutare la produzione lacrimale), dopodiché il veterinario richiederà l’esecuzione di vari tipi di test: esami del sangue, raschiati cutanei, biopsie cutanee ecc.

La blefarite può sembrare un banale problema dermatologico, ma, come abbiamo visto, è spesso secondaria a patologie anche gravi ed è di fondamentale importanza risalire all’origine del disturbo.

Trattamento della blefarite nel cane

blefarite nel caneIl trattamento specifico è, ovviamente, causa-dipendente. In ogni caso, a prescindere dalla causa sottostante, sono d’obbligo un’accurata igiene generale e la prevenzione degli auto-traumatismi; relativamente a quest’ultimo punto può essere molto utile l’applicazione di un collare elisabettiano.

Molti casi di blefariti sono di origine batterica; in questi casi vengono spesso consigliati antibiotici ad ampio spettro per via sistemica per periodi che possono andare dalle 2 alle 4 settimane circa. Gli antibiotici locali non sono sempre necessari; alcuni cani possono beneficiarne, ma c’è anche il rischio che si sviluppino reazioni da ipersensibilità, eventualità non poi così remota e che finirebbe per aggravare la sintomatologia. Nel caso di un peggioramento delle condizioni in corso di terapia va senz’altro presa in considerazione la possibilità di un’ipersensibilità al farmaco; è opportuno sospendere il trattamento per almeno due giorni e procedere a una nuova valutazione del caso.

Nel caso in cui le palpebre risultino particolarmente infiammate è decisamente consigliabile la somministrazione di un antinfiammatorio per via sistemica; si dovrebbe optare per un farmaco antinfiammatorio non steroideo, a meno che non si sia certi che la blefarite sia secondaria a una patologia autoimmunitaria.

Nel caso di blefariti di origine parassitaria si opterà per una terapia sistemica associata a lavaggi.

Le blefariti fungine sono solitamente autolimitanti e, generalmente, non c’è necessità di particolari interventi, a meno che le croste e le desquamazioni non siano eccessive; nei casi più complessi, spesso si ricorre a una terapia locale con colliri e/o pomate antifungine o ad antifungini sistemici nel caso in cui l’infezione abbia coinvolto anche altri distretti cutanei.

La chirurgia è un’opzione percorribile, ma è riservata soltanto a casi particolari.

Prognosi

La prognosi è generalmente buona, ma si tenga conto che le terapie devono essere spesso protratte per lungo tempo.

La prognosi è riservata nei casi di blefarite associati a leishmaniosi.

La prognosi è meno favorevole nei confronti di una guarigione completa nel caso in cui la blefarite sia associata a pemfigo o atopia, anche se, in genere, si è normalmente in grado di garantire un buon controllo a lungo termine.

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