Il progetto della strada fra Travacò e San Martino Siccomario è nell’aria da anni, ma ha sempre incontrato molte perplessità, sia ambientali che economiche. Le motivazioni che stanno alla base del progetto non sono affatto convincenti.
Sicurezza – Viene prospettata una seconda via di fuga (oltre a quella già esistente che collega i due comuni) in caso di eccezionali calamità naturali. Sembra che la protezione Civile perori questo progetto pensando a una disastrosa alluvione del Po. Premesso che l’argine attuale non ha mai seriamente fatto pensare a un rischio alluvione per il paese di Travacò, in Italia ci sono ben altre opere da compiere, considerando anche che un rapporto della Nasa dà nel 2050 Travacò zona praticamente desertica, causa i cambiamenti climatici che ridurranno la piovosità della regione. C’è da chiedersi se da un lato la Protezione Civile non esageri le proprie valutazioni solo per giustificare il suo ruolo e dall’altro se gli amministratori locali (sia di destra sia di sinistra) non vogliano rischiare improbabilissimi guai giudiziari rigettando l’ipotesi alluvione catastrofica sulle basi del puro buon senso. Va da sé che in caso di disastro che comporti una velocissima evacuazione di massa (peraltro cosa mai vista nel nostro Paese), difficilmente una strada “normale” reggerebbe a un disastro naturale così devastante, come per esempio un terremoto.
Alleggerimento del traffico – Il secondo motivo a favore della strada sarebbe l’alleggerimento del traffico fra i due paesi, poiché ora l’unica via disponibile serve sia il traffico verso est (Pavia) sia verso ovest (Oltrepò, tangenziale ecc.). L’alleggerimento non sarebbe però totale, visto che comunque il traffico verso est rimarrebbe, quindi si tratterebbe di un alleggerimento al 50%.
L’ambiente
Purtroppo, come sempre quando si parla di strade e insediamenti urbani, l’ambiente è l’ultima cosa che viene presa in considerazione. Quando si costruisce una strada, si hanno due danni ambientali:
- La fauna lungo il percorso viene praticamente decimata (non è prevista nessuna rete di recinzione come per le autostrade)
- Si predispone un grande consumo di suolo.
Soprattutto il secondo punto è critico. Se si guarda il tracciato previsto (in rosso), tutta la zona fra la strada e l’attuale costruito in frazione Rotta e a San Martino (le case vicine alla linea verde) si predispone a essere antropizzata. I sostenitori della strada fanno presente che ora c’è il vincolo del Parco del Ticino per cui la strada, a differenza, di quanto succede abitualmente, non può richiamare altre costruzioni, sia industriali sia private. In realtà, questo è vero ora, ma si sa che i vincoli ambientali prima o poi tendono a cadere, magari per “circostanze eccezionali” (come i timori di catastrofi ambientali).
La soluzione
Se proprio si vuole costruire una strada compatibile a livello ambientale è necessario ridurre l’impatto antropentropico, evitando di tagliare in due una zona attualmente completamente agricola. Il tracciato ideale è rappresentato dalla linea verde (i due tracciati hanno in comune la piccola parte finale); fra l’altro, anche se la zona cuscinetto fra la linea verde e le case della frazione Rotta e di San Martino diventasse “edificabile”, il danno ambientale sarebbe minimo.
Può darsi che la strada costi qualcosa in più (100-200 m), ma è inutile parlare di salvaguarda dell’ambiente quando poi ragioni economiche bocciano qualunque miglioria ambientale. Fra l’altro, gli abitanti della frazione Rotta sarebbero più vicini al punto di imbocco, cosa che controbilancia il fatto che gli abitanti di Travacò ne siano più distanti (ma trattasi per entrambi di un tratto di al massimo 300 m).