In Italia la riforma della giustizia potrebbe essere attuata secondo un modello di efficienza che in altri Paesi funziona benissimo.
Per l’irrealistica missione di rendere la legge equivalente alla giustizia, in Italia si continua ad applicare una forma di procedimento che ha come unico risultato l’enorme allungamento dei tempi con conseguenze gravissime. Tre gradi di giudizio per minimizzare la possibilità di errori, per “garantire” la possibilità di riparare a errori giudiziari.
In realtà trattasi di un meccanismo assolutamente irrazionale. Per due motivi:
- Il primo è che, in teoria un processo potrebbe non finire mai; se le sentenze vengono annullate di continuo dalla Cassazione, l’incapacità dei giudici di grado inferiore si traduce in un penoso e infinito iter processuale.
- Il secondo è che, in assenza di nuovi fatti, non si vede perché i gradi successivi debbano essere “migliori”: possono sbagliare i giudici di primo grado, ma anche quelli d’appello o quelli della Cassazione. In sostanza è una mera speranza che più si vada avanti e più diminuiscano le probabilità di errore.
Sono moltissimi i casi di ribaltamento delle sentenze che dimostrano chiaramente che, così stando le cose, la giustizia italiana è poco credibile. Nei Paesi dove la giustizia funziona*, funziona così:
- un primo grado decisionale, molto importante.
- Una Corte d’Appello che esamina la possibilità dell’appello, solo in presenza di vizi del primo processo o di nuovi fatti. L’appello non è automatico.
- Una Corte Suprema che è il giudice di ultima istanza, nel senso che contro le sue decisioni non è dato ricorso ad altri giudici. Come per la corte d’appello, l’accesso a tale corte non è automatico, ma deve essere giustificato da fatti nuovi o da irregolarità molto gravi nei gradi precedenti.
I processi si snellirebbero, la giustizia funzionerebbe dando dei numeri di falsi negativi (giudicati innocenti, ma in realtà colpevoli) e di falsi positivi (giudicati colpevoli, ma in realtà innocenti) del tutto equivalenti a quelli di oggi.
E allora perché nessun politico propone un adeguamento ad altri ordinamenti giudiziari? Da un lato perché è più comodo (cioè espone di meno) cercare di mettere toppe al sistema attuale, dall’altro perché una tale riforma toccherebbe gli interessi di molti. Fra gli avvocati, venendo aumentata l’importanza del primo grado, troverebbero spazio solo i più bravi; fra i giudici, molti sarebbero a spasso perché per esaminare semplicemente i ricorsi (e non dibatterli in aula) ci vorrebbe un numero minore di persone (fra l’altro risparmiando soldi pubblici).
Vorrei fare ai politici la seguente domanda: se non intervengono fatti realmente nuovi, perché i giudici di appello dovrebbero giudicare meglio di quelli di primo grado, visto che spesso la Cassazione boccia gli appelli, confermando il primo grado?
Sono sicuro che incomincerebbero ad arrampicarsi sugli specchi, parlando in quel politichese che sta rovinando l’Italia.
* “la giustizia funziona” non significa che assicura ai colpevoli le giuste pene, ma solo che in tempi rapidi dà un verdetto in base alle prove raccolte. Se gli investigatori fanno male il loro lavoro (o il criminale è molto furbo) e non ci sono prove, anche Caino verrebbe assolto.