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Futuro dell’Italia

Il futuro dell’Italia è legato strettamente al fatto che il 4 marzo dovrebbe essere nata la Terza Repubblica. Il successo delle forze cosiddette populiste ha permesso poco dopo la nascita del governo giallo-verde.

Buona cosa, per uno che per molto tempo non ha mai votato perché, non essendo né di destra né di sinistra, non capiva l’assurda dialettica che spesso sfidava il buon senso. A prescindere da interessi politici ed economici, anche chi fra i politici tradizionali era mosso da un sincero impegno sociale era pur sempre schiavo dei condizionamenti ideologici della sua parte politica.

Così accadeva che una parte vincesse le elezioni, deludesse i suoi elettori che, come naufraghi alla deriva, cercavano scampo sull’altro isolotto, consci comunque che anche lì il mare non avrebbe garantito la salvezza. Addirittura, c’era chi riteneva positiva l’alternanza, anziché la prova che nessuna delle due parti sapeva interpretare bene la realtà. I due schieramenti avevano ovviamente anche il loro zoccolo duro che era quello che permetteva a tanti politici di mestiere di campare alla grande, fra privilegi presenti e futuri.

Dopo il 4 marzo, lo zoccolo duro è l’unica cosa che è rimasta; un 10% al massimo alla destra e un 20% alla sinistra. Il resto a quei cattivoni dei populisti.

La domanda da un milione di euro è: cambierà veramente qualcosa?

Futuro dell'ItaliaCominciamo con il dire che nella loro scarsità di argomenti le opposizioni sono patetiche. Nei primi giorni già accusavano il governo di non mantenere le promesse (loro che per decenni non hanno saputo fare granché); poi, visto il decisionismo del governo, hanno cambiato musica e hanno incominciato a raccontarci che stiamo andando verso la rovina, che i nostri figli moriranno di fame, che perderemo tutti i nostri risparmi ecc. Volete un metro per giudicare i politici all’opposizione? Sono tanto più credibili quanto meno sono catastrofisti. Si può essere contrari, credere che l’economia peggiorerà, che l’Italia non farà passi avanti, ma evocare catastrofi è ridicolo ed è solo terrorismo di massa.

Prendiamo la questione con l’Europa, spread e amenità varie. Chi pensa veramente che gli zombie europei (mi fanno sempre pena quei politici attempati nei loro vestiti grigi, morti che camminano) abbiano ragione, di economia non ha capito granché. Certo, secondo gli assiomi di alcune correnti economiche l’Europa ha ragione, ma cambiando assiomi cambia tutto.

Come si può dire che l’Italia deve mantenere un basso debito pubblico e i conti in ordine perché altrimenti sale lo spread e a rimetterci sono le imprese e le famiglie che devono chiedere finanziamenti alle banche? Ma ragioniamo un attimo. L’economia che l’Europa vuole promuovere si basa proprio sui debiti. I debiti mantengono attivi le aziende e i consumi (avete presente il termine consumismo?) perché le famiglie si indebitano per una casa più grande di quella che possono permettersi, per un’auto che è “il sogno della loro vita”, per questo o quello; con motivazioni falsamente nobili, ti costringono a cambiare ogni x anni l’auto, procurando altri debiti.

Avete mai visto un politico che spinga le famiglie a fare meno debiti? No, perché l’economia crollerebbe (uso lo stesso terrorismo degli europeisti convinti). Però c’è chi dice che lo Stato deve fare meno debiti, anche se ciò significa altri sacrifici.

Un giorno in banca sento il direttore che esce dal suo ufficio e saluta calorosamente una persona. Capisco subito di cosa si tratta. Il tizio è uno dei maggiori clienti della banca, ha mutui e debiti vari, praticamente lavora per sopravvivere e per pagare la banca (che è il suo padrone); ovvio che a lui stendano il tappeto rosso. A me, che pure sono cliente da anni, nessun tappeto, nessun regalino a Natale.

Tornando alla domanda in grassetto, la risposta è “non so”. Sicuramente il governo giallo-verde qualcosa farà. Già in tema di immigrazione le cose sono cambiate, altri importanti cambiamenti sono in dirittura d’arrivo. Dipende

  • da quanto durerà il governo;
  • da come la sua azione saprà cambiare gli italiani.

Sul primo punto, l’asse Di Maio-Salvini sembra solido. I due hanno capito che

il buon senso non sta né a destra né a sinistra, ma che può essere di destra o di sinistra a seconda delle condizioni al contorno.

Il vero problema sono i franchi tiratori, nella Lega i nostalgici del centro-destra; nel M5S quelli genericamente di sinistra che antepongono l’ideologia alla pratica, che continuano a vedere Salvini come il fumo negli occhi. Per quanto ben scritto, il contratto può dar adito a interpretazioni che giustifichino ammutinamenti. E nel contratto non c’è tutto. Si prenda per esempio la questione della Terra dei fuochi. Entrambe le soluzioni proposte (maggiore raccolta differenziata/termovalorizzatori) sono ragionevoli, ma insufficienti. La richiesta di una maggiore differenziata si scontra con la necessità di avere una popolazione attenta al problema e i numeri non portano all’ottimismo, sia perché non si capisce che quando la densità della popolazione (vedi Lombardia e Campania) diventa elevata la differenziata è un’arma, ma non decisiva, sia perché non è possibile educare in tempi brevissimi una popolazione che alla differenziata non è mai stata attenta. Il termovalorizzatore è una soluzione (chi parla ancora di inquinamento ambientale o è in malafede o è ignorante, visto che per esempio quello modernissimo di Bolzano incide sull’inquinamento del luogo per meno dell’1%), ma ci vuole qualche anno per costruirlo (con la burocrazia si può tranquillamente parlare di 5-6 anni). Come si vede, questa è una situazione dove entrambe le soluzioni andrebbero applicate. Va da sé che i franchi tiratori da una parte o dall’altra hanno argomenti per bocciare la controparte per soli interessi personali o ideologici o per semplice inadeguatezza al ruolo che occupano.

Il secondo punto è veramente il più duro. Deve aumentare la percentuale di popolazione che di fronte a una piccola illegalità, a una piccola inciviltà, la smetta di dire, quasi con orgoglio, “eh, siamo italiani…”, la condanni e la sostituisca con “non siamo più gli italiani di una volta”, finalmente con giustificato orgoglio.

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