Molti bravi ragazzi pensano che l’età pensionabile debba essere collegata all’aspettativa di vita. Per esempio, 20 anni fa l’aspettativa di vita era 79 anni e Tizio andava in pensione a 62 anni, oggi l’aspettativa di vita è 84 anni e Tizio è giusto che vada in pensione a 67. Sembra tutto logico, ma solo per chi non usa un pensiero a 360 gradi. Certo, per il bravo ragazzo il lavoro è sacro, nobilita e altre sciocchezze simili, ma, per uno che potrebbe andare in pensione, aspettare altri 5 anni non è il massimo.
Vediamo di andare controcorrente e spiegare perché il ragionamento del bravo ragazzo è molto, molto superficiale. Innanzitutto, c’è una prima difficoltà. Se l’aspettativa di vita è il fattore che decide l’età pensionabile, poiché (lo sanno tutti) le donne vivono più degli uomini, sarebbe opportuno differenziare in base ai sessi. Le donne non vogliono la parità? E allora che vadano in pensione più tardi. Mah, il nostro bravo ragazzo comincia ad avere dubbi, forse il ragionamento sull’aspettativa di vita è troppo ingenuo.
Vediamo un’altra difficoltà. Se in 20 anni la società non ha fatto progressi e non permette di accorciare il percorso lavorativo, beh, non è che i politici abbiano fatto un grande lavoro. L’aspettativa di vita aumenta, ma il politico deve fare in modo che la società abbia meno bisogno del lavoro degli anziani. Non convinti? Quanti voterebbero un politico che ci viene a dire che per superare le difficoltà della crisi, per ripianare il debito pubblico, per il futuro dei nostri figli si dovrà lavorare fino a 80 anni? Ognuno, inconsciamente, dà per scontato che la pensione sia un premio e che i politici (tranne la Fornero, Boeri & C.) si adoperino per mandarci in pensione il prima possibile.
Ma c’è un’ultima grande difficoltà. L’aspettativa di vita aumenta, ma sapete cosa c’è dietro? Il fatto è che l’assistenza agli over 50 è migliorata molto per cui Caio, che per un cattivo stile di vita a 55 anni deve fare un paio di stent per salvare il suo cuore, vive più a lungo di 20 anni fa. Ma non si può certo dire che Caio viva bene quei quattro/cinque anni in più di vita che il progresso medico gli ha fatto guadagnare.
Secondo il 13° Rapporto Sanità del CREA -Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”-, in Italia l’aspettativa di vita in buona salute è inferiore alla media europea. In Italia si attesta a 58,2 anni (un dato incredibilmente basso che dovrebbe far riflettere sull’importanza dello stile di vita), e quella di chi ha raggiunto i 65 anni è pari a 13,7 anni per gli uomini e 14,1 per le donne. In parole povere in media gli ultimi 5 anni circa della propria vita non si vivono in buona salute.
In altri termini, se l’aspettativa di vita migliora di 5 anni, l’aspettativa di vita in buona salute migliora di 2-3 anni al massimo. Ma il politico non sa nemmeno cosa sia l’aspettativa di vita in buona salute e costringe molta gente, ormai morti che camminano, a lavorare ancora. Certo, se schiattano alla scrivania, i loro parenti potranno sempre dire che sono stati “eroi del lavoro”.
Dal 2019, in Italia, l’età per la pensione di vecchiaia è fissata a 67 anni per tutte le categorie