M’illumino d’immenso è il testo di uno dei più noti componimenti poetici di Giuseppe Ungaretti e risponde al titolo Mattina. Appartiene alla terza sezione, Naufragi, della raccolta L’Allegria, ed era comparsa per la prima volta nell’edizione precedente, Allegria di naufragi (1919) con il titolo Cielo e mare, mentre era assente nella prima edizione, Il porto sepolto (1916).
I due versi trisillabi (M’illumino/d’immenso), privi di punteggiatura, sono preceduti da un’indicazione di luogo e tempo: Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917; la località è situata nella pianura a sud di Udine e la data ricorda che il poeta ha scritto questa lirica mentre ancora era al fronte, combattendo come soldato semplice nel corso del penultimo anno di guerra.
Il componimento è l’esito più alto della ricerca poetica di Ungaretti, volta a raggiungere la purezza assoluta e l’essenzialità della parola.
Nei manoscritti del poeta, il componimento aveva maggiore lunghezza: «M’illumino d’immenso con un breve moto di sguardo».
Giuseppe Ungaretti (fonte: Wikipedia)
Il titolo è indispensabile per interpretare correttamente il significato del testo. Rispetto al titolo originario, che rappresentava un’indicazione di luogo, il poeta sostituisce un’indicazione di tempo: il sorgere del sole al mattino trasmette al poeta una sensazione di luminosità che si associa al sentimento della vastità. Attraverso la luce, il poeta è penetrato dall’idea dell’infinito. Il testo è una brevissima sinestesia: è uno scambio tra sensazione fisica (la vista della luce mattutina) e pensiero (l’idea dell’infinita grandezza).
È una delle poesie più significative de L’Allegria, non solo per le sue caratteristiche stilitistiche, ma anche perché riassume quello slancio vitale che percorre tutta la raccolta, in contrasto con il dolore, la sofferenza, l’angoscia, la morte legate all’esperienza diretta del conflitto. La compresenza di queste sensazioni opposte era percepibile anche dal titolo ossimorico che Ungaretti aveva scelto per l’edizione del 1919, Allegria di naufragi, con l’accostamento di positivo e negativo; poi il poeta aveva scelto di mantenere nel titolo solo il primo dei due termini, come a concentrare tutti i suoi sforzi sulla vita, mettendo da parte la rovina e la morte, il naufragio rappresentato dalla guerra.
Il componimento risulta, volutamente, vago, anche se le indicazioni di tempo e luogo ci suggeriscono che l’esperienza che il poeta ci descrive è accaduta realmente: in una mattina di guerra, il poeta è riuscito a percepire l’immensità e in quell’istante ha rintracciato un’armonia tra la limitatezza umana e il tutto circostante.
Per quanto riguarda le figure retoriche, si nota facilmente che questo brevissimo componimento poetico è costruito su una sinestesia; il verbo illuminare (m’illumino) richiama la sfera sensoriale visiva, mentre l’immensità (d’immenso) richiama una sensazione di pensiero).
Mattina è la poesia più breve scritta da Ungaretti
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