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Il trionfo di Bacco e Arianna – La canzona di Bacco

Il trionfo di Bacco e Arianna, nota anche come Canzona di Bacco, è un canto carnascialesco scritto da Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, in occasione del carnevale del 1490; i canti carnascialeschi erano un genere musicale particolarmente popolare nella Firenze dei secc. XV e XVI.

Senza ombra di dubbio, Il trionfo di Bacco e Arianna è il canto carnascialesco più noto e costituisce un’esaltazione del tema del carpe diem, quel “cogli l’attimo” che rappresenta il fulcro dell’epicureismo, una dottrina che indica come compito essenziale della filosofia la ricerca della felicità dell’uomo.

Con la Canzona di Bacco, Lorenzo de’ Medici invita i propri lettori a godere del tempo presente e, in particolar modo del periodo più bello della vita, la giovinezza, un periodo che fugge irrimediabilmente. L’autore esorta a godere della vita, attimo dopo attimo, senza soffermarsi a pensare a quello che potrà accadere in seguito: chi vuole essere felice lo deve essere ora e subito perché non esiste alcuna certezza di quello che accadrà in futuro.

Apparentemente spensierato, il canto non riesce a nascondere una certa malinconia per l’incertezza del domani.

Testo

La struttura metrica è quella della ballata grande di ottonari piani, formata da una ripresa di quattro versi e da sette strofe di otto versi ciascuna, secondo lo schema XYY/ABABBYYX (più precisamente si tratta di una frottola, metro tipico della tradizione popolare toscana)

Quant’è bella giovinezza,

che si fugge tuttavia!

chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza.

Quest’è Bacco e Arïanna, 5

belli, e l’un dell’altro ardenti:

perché ‘l tempo fugge e inganna,

sempre insieme stan contenti.

Queste ninfe ed altre genti

sono allegre tuttavia. 10

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza.

Questi lieti satiretti,

delle ninfe innamorati,

per caverne e per boschetti 15

han lor posto cento agguati;

or da Bacco riscaldati

ballon, salton tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia

di doman non c’è certezza. 20

Queste ninfe anche hanno caro

da lor essere ingannate:

non può fare a Amor riparo

se non gente rozze e ingrate:

ora, insieme mescolate, 25

suonon, canton tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza.

Questa soma, che vien drieto

sopra l’asino, è Sileno: 30

così vecchio, è ebbro e lieto,

già di carne e d’anni pieno;

se non può star ritto, almeno

ride e gode tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia: 35

di doman non c’è certezza.

Mida vien drieto a costoro:

ciò che tocca oro diventa.

E che giova aver tesoro,

s’altri poi non si contenta? 40

Che dolcezza vuoi che senta

chi ha sete tuttavia?

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza.

Ciascun apra ben gli orecchi, 45

di doman nessun si paschi;

oggi siam, giovani e vecchi,

lieti ognun, femmine e maschi;

ogni tristo pensier caschi:

facciam festa tuttavia. 50

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza.

Donne e giovinetti amanti,

viva Bacco e viva Amore!

Ciascun suoni, balli e canti! 55

Arda di dolcezza il core!

Non fatica, non dolore!

Ciò c’ha a esser, convien sia.

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza. 60

Il trionfo di Bacco e Arianna (Canzona di Bacco) - Testo - Parafrasi

Busto di Lorenzo de’ Medici (Villa Borghese, Roma)

Il trionfo di Bacco e Arianna – Parafrasi

Quanto è bella la giovinezza

che però fugge continuamente!

Chi vuole essere lieto, lo sia:

non esiste la certezza del domani.

Questi sono Bacco e Arianna,

belli e innamorati l’uno dell’altra;

dal momento che il tempo fugge ed è ingannevole,

stanno sempre insieme e sono felici.

Queste ninfe e queste altre persone

sono sempre allegre.

sono allegre tuttavia.

Chi vuole essere lieto, lo sia:

non esiste la certezza del domani.

Questi allegri satiri,

innamorati delle ninfe,

hanno teso loro moltissimi agguati

per caverne e per boschi;

ora, riscaldati dal vino

ballano e saltano di continuo.

Chi vuole essere lieto, lo sia:

non esiste la certezza del domani.

Queste ninfe sono ben felici

di subire gli inganni dei satiri:

nessuno può respingere l’amore

se non gente rozza e sgraziata:

ora, mischiate insieme,

suonano e cantano di continuo.

Chi vuole essere lieto, lo sia:

non esiste la certezza del domani.

Questo corpo pesante che viene dietro

Sopra l’asino, è Sileno

anche se è vecchio, è ubriaco e felice

già grasso e anziano;

anche se non riesce a stare in piedi,

ride e gode di continuo.

Chi vuole essere lieto, lo sia:

non esiste la certezza del domani.

Mida segue costoro

Ciò che tocca si trasforma in oro.

E a che serve avere un tesoro,

se poi uno non si accontenta?

Quale dolcezza può mai sentire

chi ha continuamente sete?

Chi vuole essere lieto, lo sia:

non esiste la certezza del domani.

Tutti ascoltino attentamente,

nessuno di culli del pensiero di domani;

oggi, giovani e vecchi, dobbiamo essere

tutti felici, donne e uomini;

ogni pensiero triste sia lasciato da parte,

facciamo festa di continuo.

Chi vuole essere lieto, lo sia:

non esiste la certezza del domani.

Donne e giovani amanti,

viva il vino e viva l’amore!

Tutti suonino, ballino e cantino!

Il cuore arda di dolcezza!

Nessuna fatica, nessun dolore!

Ciò che deve succedere, succeda pure!

Chi vuole essere lieto, lo sia:

non esiste la certezza del domani.

Il trionfo di Bacco e Arianna – Figure retoriche

Per quanto riguarda le figure retoriche, si ricordano principalmente i numerosi enjambement (vv. 9-10, 15-16, 17-18, 21-22, 29-30, 33-34, 41-42), l’anafora (vv. 5-9-13-21-29, Quest’/Questi/Queste/Questa; vv. 3, 11, 19, 27, 35, 43, 51, 59: Chi vuol essere lieto, sia; vv. 4, 12, 20, 28, 36, 44, 52, 60: di doman non c’è certezza), l’anastrofe (v. 2, che si fugge tuttavia; vv.  4, 12, 20, 28, 36, 44, 52, 60: di doman non c’è certezza; v. 6, l’un dell’altro ardenti; v. 8, sempre insieme stan contenti; v. 10, sono allegre tuttavia; v. 14, delle ninfe innamorati; vv. 15-16; per caverne e per boschetti han lor posto cento agguati; v. 21, Queste ninfe anche; v. 22, da lor essere ingannate; v. 38, ciò che tocca oro diventa; v. 46, di doman nessun si paschi; v. 49, ogni tristo pensier caschi; v. 56, Arda di dolcezza il core; v. 58, Ciò c’ha a esser, convien sia), l’iperbato (vv. 47-48, oggi siam, giovani e vecchi, / lieti ognun, femmine e maschi), l’epifonema (vv. 4, 12, 20, 28, 36, 44, 52, 60: di doman non c’è certezza), la personificazione (perché ‘l tempo fugge e inganna), la perifrasi (già di carne e d’anni pieno sta per grasso e anziano).

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