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Alla sera (Ugo Foscolo)

Il sonetto Alla sera, di Ugo Foscolo, apre il volume delle Poesie, che uscì nel 1803 e comprende due odi e dodici sonetti. Le liriche della raccolta presentano i temi propri della poetica foscoliana: l’esilio, la forza della poesia,il legame con la madre, la sepoltura e il rapporto con i defunti, la fragilità dell’uomo, il bisogno di quiete, la complessità del presente.

Il sonetto Alla sera riflette la delusione politica (nei confronti di Napoleone e del regime francese in Italia) e la crisi interiore di Foscolo, che in quegli anni aveva letto e tradotto il De rerum natura di Lucrezio, dove centrale è l’idea epicurea che gli uomini non devono temere la morte perché essa non comporta dolore, ma è la fine delle percezioni fisiche, coincide con il nulla. Per tale ragione, nel sonetto al «nulla eterno» segue una sensazione di quiete e di equilibrio, che il poeta associa alla pace serale.

Testo

Sonetto costituito da quattordici versi, endecasillabi, distribuiti in due quartine e due terzine con rime disposte secondo lo schema ABAB-ABAB-CDC-CDC.

Forse perché della fatal quiete

tu sei l’immago a me sì cara vieni

o Sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni

e quando dal nevoso aere inquiete 5

tenebre e lunghe all’universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge 10

questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.

Alla sera – Parafrasi

 

Forse perché tu, o Sera, sei l’immagine

della quiete fatale arrivi a me così cara!

Sia quando le nuvole estive e i venti del tempo sereno

ti accompagnano lietamente,

sia quando porti sulla terra tenebre tempestose

e lunghe dal cielo nevoso

sempre scendi invocata da me, e occupi

le vie nascoste del mio animo.

Mi fai vagare con i miei pensieri

nella direzione che porta al nulla eterno; e intanto

questo tempo malvagio passa, e con lui se ne vanno

gli innumerevoli affanni con cui il tempo si consuma insieme a me;

e mentre io guardo la tua pace, si placa

quello spirito guerriero che si agita nel mio animo.

Alla sera – Analisi e figure retoriche

Nelle due quartine viene descritta la sera, invocata al v. 3 e personificata (si veda la figura retorica della personificazione). Il poeta trova conforto in questo momento della giornata, sia che giunga con i venti e le nubi della stagione primaverile sia che arrivi burrascosa e fredda com’è tipico dei mesi invernali.

Nelle terzine si dà spazio alle riflessioni del poeta sulla quiete serale, che nella sua mente coincide con la morte, cioè quel “nulla eterno” (ossimoro) che pone fine agli affanni della vita, in modo definitivo e irreparabile. Già al v. 1 Foscolo qualifica la morte come fatal quiete, cioè “pace stabilita dal fato”.

Nella terzina finale, il poeta presenta la metafora dell’animo come leone ruggente, che trova pace al suo tormento al pensiero che la pace della sera un giorno diventerà definitiva e porrà fine al conflitto tra il soggetto e il proprio tempo, reo (v. 11 ) poiché portatore di delusioni, ingiustizie, dolore.

Oltre alle figure retoriche sopra citate si ricordano anche quelle dell’enjambement (vv. 1-2, 2-3, 5-6, 7-8, 9-10, 10-11, 11-12, 13-14), dell’anafora (e quando, vv. 3 e 5), della sineddoche (v. 4, zeffiri), dell’allitterazione (per esempio della s al v. 7: Sempre, Scendi, Secrete e in particolare della r al v. 14: spiRto, gueRRieR, entRo, Rugge), e dell’antitesi (e mentre io guardo la tua pace, si placa / quello spirito guerriero che si agita nel mio animo).

Alla sera (Ugo Foscolo) - Parafrasi - Analisi

Il sonetto Alla sera, di Ugo Foscolo, apre il volume delle Poesie, che uscì nel 1803 e comprende due odi e dodici sonetti

 

Manuale di cultura generale – Letteratura italiana – Alla sera – Continua

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