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Shakespeare – Sonetto 116

Il sonetto 116 della raccolta Sonnets di William Shakespeare fu scritto tra il 1593 e il 1595 e pubblicato in tale raccolta non autorizzata nel 1609.

Non ha titolo ma è denominato comunemente con il numero oppure con il primo verso (Let me not to the marriage of true minds). Si tratta di una poesia sull’amore, non dedicata a una persona specifica ma al sentimento in sé e alla sua forza quando è vero.

Testo inglese

Il sonetto 116 di Shakespeare è composto da tre quartine a rima alternata e un distico a rima baciata.

Let me not to the marriage of true minds

Admit impediments. Love is not love

Which alters when it alteration finds,

Or bends with the remover to remove: 4

 

O no! it is an ever-fixed mark

That looks on tempests and is never shaken;

It is the star to every wandering bark,

Whose worth’s unknown, although his height be taken. 8

 

Love’s not Time’s fool, though rosy lips and cheeks

Within his bending sickle’s compass come;

Love alters not with his brief hours and weeks,

But bears it out even to the edge of doom. 12

 

If this be error and upon me proved,

I never writ, nor no man ever loved.

 

Traduzione

Che non mi sia permesso di ammettere impedimenti

all’unione di anime fedeli; Amore non è Amore

se muta quando scopre un mutamento,

o tende a sparire quando l’altro sparisce.

Oh no! È un punto sempre fisso

che sovrasta le tempeste e non ne è mai scosso;

è la stella di ogni barca errante,

il cui valore è sconosciuto, benché la sua altezza sia nota.

Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote

dovranno cadere sotto la sua curva falce;

Amore non muta in poche ore o settimane,

ma sopporta fino al limite del destino.

Se questo è errore e mi sarà dimostrato,

Io non ho mai scritto, e nessun uomo ha mai amato.

sonetto 116 shakespeare

La tomba di Shakespeare a Stratford-upon-Avon

Analisi (Analysis)

Il sonetto 116 di Shakespeare fa parte della sezione della raccolta dedicata al fair youth, ma non parla di una persona specifica oggetto d’amore, bensì dell’amore in sé come sentimento puro.

Secondo il poeta, l’Amore vero è eterno e immutabile, non cambia al cambiare delle condizioni né subisce l’effetto della lontananza; lo paragona a un faro, punto di riferimento fisso, visibile anche in mezzo a una tempesta (cioè una crisi), che affronta senza danni (metafora); allo stesso modo lo paragona a una stella che guida il cammino: sono due metafore ricorrenti e tradizionali per descrivere l’amore.

Il valore dell’amore non è quantificabile per l’uomo, che sa solo quanto sia sconfinato. Amore resiste ai cambiamenti imposti dal tempo (personificato con uno dei simboli tipici della morte, la falce): resiste all’invecchiament, e dura per tutta la vita. Shakespeare ne è così convinto che afferma, con un paradosso, che se qualcuno mai gli dimostrerà che ciò non sia vero, allora lui rinnegherebbe tutti i versi scritti e nessuno potrebbe dire di avere mai amato davvero.

L’Amore descritto in questo sonetto è il tipico ideale dell’amore romantico, ma la sua forza è la perentorietà con cui il poeta sostiene le virtù di questo amore, la costruzione retorica precisa, con un rimo costante ed equilibrato.

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