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Anastrofe

L’anastrofe è una figura retorica che consiste nell’inversione dell’ordine naturale o abituale di due o più termini della frase.

Le figure retoriche sono artifici linguistici che servono, deviando dal linguaggio comune, a creare effetti particolari e spesso sorprendenti all’interno delle frasi. Sono particolarmente ricorrenti nel linguaggio poetico che com’è noto, ha la tendenza a scostarsi dal linguaggio ordinario.

L’anastrofe rompe quindi quello che potremmo definire come l’ordine precostituito della frase, per rendere quest’ultima più affascinante, interessante, sorprendente.

Significato

Anastrofe deriva dal termine greco anastrofhē il cui significato è appunto inversione, rovesciamento.

Per esempio, quando poniamo un complemento oggetto prima del verbo da cui dipende, si verifica un’anastrofe perché, nella lingua italiana, è consuetudine che il complemento oggetto segua il verbo; un classico esempio di anastrofe è l’espressione “eccezion fatta”.

Una figura retorica simile è l’iperbato; anche in quest’ultimo si ha un’inversione dell’ordine naturale o abituale di due o più termini della frase, ma, a differenza di quanto accade con l’anastrofe, implica l’inserimento di un inciso fra detti termini.

Anastrofe significato - esempi

L’anastrofe è una figura ricorrente nella lingua italiana e moltissimi sono gli esempi di autori famosi che vi ricorrono.

Anastrofe – Esempi

L’anastrofe è una figura ricorrente nella lingua italiana e moltissimi sono gli esempi di autori famosi che vi ricorrono. Di seguito alcuni esempi tratti da capolavori della letteratura italiana.

Anche Dante (per antonomasia – altra figura retorica – il sommo poeta) ricorre spesso all’anastrofe nei suoi componimenti questo passo è tratto dal celeberrimo sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare:

Ella si va, sentendosi laudare,

benignamente d’umiltà vestuta

Esempi di anastrofe sono ricorrenti anche nell’Orlando Furioso (Ariosto); uno è il seguente:

de le domande pie ch’ottenute hanno.

I due seguenti esempi di anastrofe sono tratti dall’opera più famosa di Torquato Tasso, la Gerusalemme liberata:

“O belle agli occhi miei tende latine”

“…di quel sangue ogni stilla un mar di pianto…”.

Il seguente esempio è invece tratto da Solo et pensoso i più deserti campi (Francesco Petrarca)

Altro schermo non trovo che mi scampi

dal manifesto accorger de le genti,

perché negli atti d’alegrezza spenti

di fuor si legge com’io dentro avampi.

Fra i più citati esempi di anastrofe va ricordato questo passo di A Silvia (Giacomo Leopardi):

Allor che all’opre femminili intenta

sedevi, assai contenta

Oppure la celebre frase presente ne L’infinito (Giacomo Leopardi)

“Sempre caro mi fu quest’ermo colle“.

Esempi di anastrofe sono presenti anche in Giovanni Pascoli:

gemmèa l’aria…  … l’odorino amaro senti (Novembre).

Mi scosse, e mi corse le vene il ribrezzo. Passata m’è forse rasente, col rezzo dell’ombra sua nera, la morte… (Il brivido).

Lontano portavano i piedi / un cuor che pensava al ritorno.

Esempi di anastrofe si ritrovano anche in Ungaretti (La madre)

E il cuore quando d’un ultimo battito

avrà fatto cadere il muro d’ombra

per condurmi, Madre, sino al Signore,

come una volta mi darai la mano.

Sempre in riferimento a Ungaretti non si può citare il noto componimento Soldati il cui testo è appunto costruito su un’anastrofe:

Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.

Questo esempio è invece tratto da Antico inverno (Quasimodo).

…Cercavano il miglio gli uccelli

ed erano subito di neve…”.

Altri esempi s’incontrano nelle opere di Montale come, per esempio, in Spesso il male di vivere ho incontrato:

“…Bene non seppi, fuori del prodigio

che schiude la divina Indifferenza…”.

e ne La casa dei doganieri:

desolata t’attende dalla sera.

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