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Condizionale

Il condizionale è un modo verbale utilizzato comunemente sia nella nostra lingua che negli altri idiomi europei. A differenza del congiuntivo (con il quale a volte, per non dire spesso, viene confuso) non è particolarmente difficile da “maneggiare”, ma non sono poi così infrequenti suoi errati utilizzi, cosa che rende alcune frasi veramente bizzarre. Cerchiamo quindi di vedere a cosa serve esattamente e come utilizzarlo correttamente.

I tempi (presente e passato)

Per prima cosa è opportuno ripassare velocemente i tempi di questo modo verbale (uno dei sette modi che la lingua italiana contempla, gli altri sono l’indicativo, il congiuntivo, l’imperativo, l’infinito, il participio e il gerundio; il condizionale e i primi tre modi di questa lista sono modi verbali espliciti, gli altri tre sono impliciti):

  • condizionale presente
  • condizionale passato

Il condizionale presente è la forma semplice del condizionale ed è quindi propriamente detto condizionale semplice; il condizionale passato, invece, è la forma composta e viene pertanto detto condizionale composto.

Condizionale presente (semplice)

Cominciamo la nostra analisi prendendo in considerazione il condizionale semplice; esso va coniugato sostituendo le desinenze del modo infinito (cioè –are, -ere e –ire) con quelle che indichiamo nella tabella sottostante:

-are -ere -ire
io-erei-erei-irei
tu-eresti-eresti-iresti
lui, lei-erebbe-erebbe-irebbe
noi-eremmo-eremmo-iremmo
voi-ereste-ereste-ireste
loro-erebbero-erebbero-irebbero

In linea generale, come si vede, è molto semplice coniugare il condizionale presente; vediamo alcune particolarità:

  • i verbi in –are cambiano di vocale (la “a” diventa “e”);
  • i verbi che terminano in –ciare e -giare perdono la “i” (per esempio: cominciare –> comincerei, mangiare –> mangerei);
  • i verbi che terminano in –care e –gare prendono una “h” (per esempio: giocare –> giocherei, pagare –> pagherei).

I verbi ausiliari (avere ed essere), al condizionale presente si coniugano così:

  • avrei, sarei
  • avresti, saresti
  • avrebbe, sarebbe
  • avremmo, saremmo
  • avreste, sareste
  • avrebbero, sarebbero.

Nella coniugazione del condizionale semplice bisogna tenere conto di alcune irregolarità:

  • irregolarità numero 1: la desinenza di alcuni verbi perde la “a” oppure la “e”; è il caso di andare, avere, dovere, potere, sapere, vedere, vivere: andrei, avrei, dovrei ecc.
  • Irregolarità numero 2: la “a” della desinenza di alcuni verbi della prima coniugazione resta nella coniugazione del verbo; è il caso di dare, fare e stare: darei, farei, starei.
  • Irregolarità numero 3: in alcuni verbi, una parte della radice cade e, nella coniugazione del verbo, è presente un raddoppiamento della lettera “r”; è il caso di bere, porre, rimanere, tenere, tradurre, venire e volere: berrei, porrei, rimarrei, terrei, tradurrei, verrei, vorrei.

Nella nostra lingua, il condizionale presente si utilizza nell’apodosi di un periodo ipotetico (proposizione principale – reggente – correlata a una subordinata condizionale; con essa costituisce il periodo ipotetico) per far notare un avvenimento che potrebbe verificarsi nel presente a condizione che si realizzi (o che si sia realizzato un altro avvenimento); ecco due esempi: “Se tu ti impegnassi di più nello studio, otterresti maggiori risultati”; “Se tu avessi bevuto meno vino, ora non avresti la nausea”.

Il condizionale semplice si utilizza anche nelle proposizioni principali e nelle proposizioni dipendenti per:

  • esprimere un desiderio: “Vorrei tanto vincere al SuperEnalotto!”;
  • esprimere un’intenzione (anche non attuabile): “Vorrei acquistare quell’appartamento, quanto costa?”; “Vorrei acquistare quell’appartamento, ma è troppo costoso”.
  • esprimere una richiesta posta in modo cortese: “Mi mostrerebbe alcuni dei suoi modelli?”;
  • esprimere un’opinione personale espressa con una certa cautela, dare un consiglio: “A mio modesto parere, dovresti studiare con più impegno”;
  • esprimere una supposizione o riferire una notizia di cui non si è totalmente certi: “I responsabili sarebbero gli amministratori comunali”;
  • esprimere disappunto o irritazione in alcuni modi di dire: “E costui chi sarebbe?”; “E questo cosa vorrebbe dire?”; “Io non mi sarei mai permesso di agire in questo modo!”.
  • esprimere un dubbio nel discorso diretto: “Come potrei affrontare la questione?”;
  • esprimere un dubbio nel discorso indiretto: “Non riesco a capire in che altro modo potrei affrontare la questione”.
Condizionale

Il condizionale è un modo verbale utilizzato comunemente sia nella nostra lingua che negli altri idiomi europei

Condizionale passato (composto)

Una volta affrontato il condizionale semplice, è più agevole comprendere gli utilizzi del condizionale composto. Coniugarlo è molto facile; è sufficiente, infatti, combinare le forme del condizionale presente dei verbi ausiliari (ovvero avere ed essere) con il participio passato del verbo che si intende utilizzare. Esempi: io avrei parlato, essi avrebbero venduto, lei avrebbe udito.

Vediamo ora come viene utilizzato; in primis lo si adopera nell’apodosi dei periodi ipotetici per indicare un avvenimento che sarebbe successo nel passato qualora nello stesso passato si fosse verificata una determinata condizione: “Vedi Flavio; se avessi riflettuto meglio, non avresti scritto certe sciocchezze” (si ricorda che l’apodosi è, nel periodo ipotetico, la proposizione principale che esprime la conseguenza della condizione espressa nella subordinata detta protasi).

Similmente al condizionale semplice, quello composto si utilizza nelle proposizioni principali o dipendenti per:

  • esprimere una supposizione: “Da quel che mi risulta, Isabella avrebbe subito serie conseguenze in seguito alla sua malattia”
  • esprimere un’opinione personale espressa con una certa cautela: “Secondo me, avresti dovuto studiare con maggiore impegno”;
  • esprimere un dubbio nel discorso diretto: “Con chi ne avrei dovuto parlare?”;
  • esprimere un dubbio nel discorso indiretto: “Francamente non riesco a capire in che altro modo avrei potuto affrontare la questione”.

Quando siamo in presenza di un tempo al passato (soprattutto nel caso di proposizioni oggettive, soggettive e interrogative indirette), il condizionale composto viene usato per indicare un avvenimento che si sarebbe potuto realizzare successivamente; detto in altri termini, si usa il condizionale composto per esprimere l’idea del futuro facendo riferimento a un tempo passato. Vediamo un classico esempio: “Era ovvio che sarebbe stato squalificato; era imbottito di cortisone!”; un altro esempio: “Gli domandai se avrebbe terminato il lavoro entro i termini stabiliti”.

L’esprimere l’idea del futuro nel passato (soprattutto con i verbi che esprimono previsioni, timori, speranze, promesse ecc.) può essere reso anche senza l’utilizzo del condizionale composto ricorrendo al congiuntivo imperfetto; la distinzione fra questi due usi è molto sfumata e, spesso, dipende dalla preferenza di chi scrive o pronuncia la frase; ciò che può distinguerli è che con il congiuntivo imperfetto oltre all’idea del futuro nel passato si può esprimere efficacemente anche la “contemporaneità”, mentre con il condizionale composto si indica che l’evento in questione va riferito a un momento futuro rispetto al tempo che è stato utilizzato nella proposizione principale; i due esempi seguenti chiariranno forse meglio di tante spiegazioni: “Speravo che tu mi aiutassi”; questa frase può sì riferirsi a un qualcosa avvenuto in un tempo passato, ma la si può utilizzare anche per esprimere una speranza presente; “Speravo che tu mi avresti aiutato” indica più esplicitamente una speranza proiettata in un tempo successivo.

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