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Fratelli (Ungaretti)

Fratelli è il testo di un componimento poetico di Giuseppe Ungaretti e compare per la prima volta con il titolo di Soldato nella raccolta Il porto sepolto (1916) con una lunghezza di 15 versi; assunse i 10 versi e il titolo attuali nell’edizione de L’Allegria del 1942 e fa parte della seconda sezione Il porto sepolto.

La poesia è preceduta da un’indicazione di luogo e tempo: «Mariano il 15 luglio 1916»: la località è Mariano del Friuli, in provincia di Gorizia.

In questi pochi versi il poeta racconta l’incontro di due reggimenti di soldati, che gli appaiono «fratelli», per e nonostante l’esperienza di morte e distruzione che stanno vivendo.

Si tratta di dieci versi liberi raggruppati in cinque strofe di lunghezza variabile.

Frattelli (Ungaretti) – Testo

Di seguito il testo di Fratelli.

Mariano il 15 luglio 1916

 

Di che reggimento siete

fratelli?

Parola tremante

nella notte

Foglia appena nata                      5

Nell’aria spasimante

involontaria rivolta

dell’uomo presente alla sua

fragilità

Fratelli                                        10

Fratelli (Ungaretti)

Fratelli è il testo di un componimento poetico di Giuseppe Ungaretti e compare per la prima volta con il titolo di Soldato nella raccolta Il porto sepolto (1916).

Fratelli (Ungaretti) – Analisi

Oltre all’indicazione del luogo e dell’anno, che ci rivelano che la poesia è composta sul fronte isontino durante la prima guerra mondiale, fin dall’incipit, con il riferimento al «reggimento», il lettore partecipa all’incontro, che avviene «nella notte» (v. 4), «nell’aria spasimante» (v. 6), sofferente, tra soldati. Il poeta non usa questo termine per rifersi ai destinatari della domanda, ma si rivolge loro chiamandoli «fratelli», parola che chiude anche la lirica e che egli definisce «tremante», per la precarietà del contesto in cui viene pronunciato.

Difficile infatti immaginare un sentimento come quello della fratellanza in una circostanza spazio-temporale che è quella della guerra, eppure è proprio il vivere un’esperienza di questo tipo che rende quei soldati uguali e reciprocamente solidali.

La parola «fratelli» è, per analogia, una «foglia appena nata» (v. 5): una sorta di richiamo alla speranza e alla vita, nonostante la distruzione e la morte. Il poeta accosta i due termini, «fratelli» e «foglia», che appartengono a due campi semantici differenti, stabilendo un collegamento logico che al lettore suggerisce sia la fragilità sia la forza vitale del sentimento di fratellanza.

In questa circostanza, la parola «fratelli» diventa una «involontaria rivolta», perché dettata dall’istinto, dell’uomo rispetto alla sua fragilità e precarietà. La natura umana che si ribella alla sofferenza e alle atrocità della guerra.

A partire dal titolo della lirica, in tutto il testo si nota l’allitterazione della /t/ (reggimento, siete, tremante, notte, nata, spasimante, involontaria, rivolta, presente, fragilità) che in qualche modo tiene il lettore legato al significato della parola «fratelli» attraverso il suono che viene replicato in tutte le altre. Lo stesso avviene tra fratelli e fragilità, con la ripetizione di /f/ e di /r/.

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