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Varici esofagee

Le varici esofagee rappresentano una condizione patologica di notevole serietà caratterizzata dalla formazione di varici a carico delle vene sottomucose dell’esofago, in particolar modo del suo terzo inferiore.

Cause

Il principale meccanismo patogenetico delle varici esofagee è da ricercarsi nell’ipertensione portale, una condizione fisiopatologica caratterizzata dall’incremento, sopra i valori considerati di normalità (il limite è 6 mmHg), della pressione nella vena porta, ovvero la vena che conduce verso il fegato il sangue dei vari organi che sono coinvolti nel processo di digestione. In alcuni casi, invero piuttosto rari, l’origine delle varici esofagee è di natura congenita.

Le cause di ipertensione portale sono numerose; si distinguono in pre-epatiche, intraepatiche e post-epatiche; fra le cause intraepatiche la causa principale è la cirrosi epatica.

Ciò che di fatto si verifica è che l’ipertensione della vena porta causa un incremento pressorio anche a livello delle vene dell’esofago inferiore e dello stomaco; queste sono vene abbastanza piccole e fragili e non sono in grado di sostenere una pressione molto elevata; iniziano quindi a espandersi e a deformarsi.

Varici esofagee

L’opzione dell’intervento chirurgico prevede il bendaggio endoscopico delle varici esofagee oppure la decompressione del sistema portale tramite degli shunt

La rottura delle varici esofagee

Una volta che le varici esofagee si sono formate possono stabilizzarsi, aumentare o ridurre le proprie dimensioni.

Se non adeguatamente trattate, comunque, le varici possono rompersi e causare emorragie talvolta piuttosto gravi e addirittura letali (un quinto dei casi).

Le rotture delle varici si verificano abbastanza frequentemente (25-40% dei casi circa).

Non sono noti i fattori che scatenano la rottura delle varici esofagee, ma si è osservato che difficilmente il sanguinamento si verifica in caso di gradiente pressorio portale inferiore ai 12 mmHg. Secondo diversi autori la rottura è conseguente alla risalita di succhi gastrici lungo l’esofago; l’acidità di tali succhi finisce alla lunga per erodere la tonaca mucosa dell’esofago.

Sintomatologia

Le principali manifestazioni cliniche delle varici esofagee sono la disfagia (difficoltà nella deglutizione degli alimenti) e il sanguinamento che può avvenire attraverso il vomito (in questo caso si parla di ematemesi) oppure attraverso le feci (melena).

A tali manifestazioni cliniche, ovviamente, si associano quelle che caratterizzano la patologia che ha determinato l’ipertensione portale; per esempio, nel caso di cirrosi epatica si avranno anche ascite, ittero, splenomegalia, alterazioni cutanee, perdita muscolare, alterazione del gusto, riduzione dell’olfatto, ulcere peptiche ecc.

Si devono poi considerare i sintomi e segni correlati all’anemia determinata dai sanguinamenti.

Diagnosi

Molto spesso la presenza di varici esofagee viene scoperta nel corso di controlli medici effettuati per altri motivi (esami di imaging per l’individuazione o il monitoraggio di patologie epatiche, gastrointestinali ecc.).

Altre volte, invece, si arriva alla diagnosi in seguito all’esecuzione di una esofago-gastro-duodenoscopia, un esame che viene prescritto solitamente per cercare di capire la natura di emorragie inspiegabili del tratto superiore del tubo digerente. Questa metodica diagnostica consente di osservare nel dettaglio l’aspetto delle varici e quantificare il rischio di rottura.

A seconda dei casi potranno essere prescritti anche altri tipi di esami quali TAC, risonanza magnetica e radiografia con mezzo di contrasto (solfato di bario).

Trattamento

Il trattamento delle varici esofagee può essere farmacologico e chirurgico.

Fra i farmaci più utilizzati vanno ricordati i beta-bloccanti; i più indicati sono il propranololo e il nadololo; a questi si ricorre per ridurre la pressione sanguigna nei vasi e, conseguentemente, il rischio di una loro rottura.

Altri farmaci ai quali si ricorre sono quelli vasoattivi (per esempio l’octreotide) in quanto sono in grado di ridurre la quantità di sangue che entra nella vena porta riducendo di conseguenza la pressione portale e l’afflusso di sangue alle vene dell’esofago.

Altra opzione farmacologica è rappresentata dai nitrati (farmaci ad azione vasodilatatoria) ai quali si ricorre soprattutto per trattare e prevenire le recidive. Fra i nitrati più utilizzati ricordiamo l’isosorbide 5 mononitrato.

Vanno ricordati anche gli agenti sclerosanti, principi attivi che vengono somministrati endoscopicamente a livello delle varici; gli sclerosanti causano una vasocostrizione del vaso sanguigno e, conseguentemente, riducono il sanguinamento.

Altri farmaci ai quali si ricorre sono gli inibitori di pompa protonica che servono a ridurre l’acidità gastrica (una delle supposte cause di rottura delle varici).

Chirurgicamente, invece, si può intervenire con la legatura (bendaggio endoscopico delle varici esofagee); si tratta di una tecnica che prevede l’applicazione di una sorta di anello elastico alla base delle varici; ciò ne causerà la strozzatura; in seguito, tramite via endoscopica, si inietta nella varice un liquido coagulante che serve a causare l’occlusione della vena; con il passare del tempo la varice diminuirà progressivamente il proprio volume per poi scomparire del tutto.

Altra metodica chirurgica è rappresentata dalla decompressione del sistema portale tramite degli shunt porto-sistemici; il chirurgo inserisce dei ponti venosi artificiali che servono a drenare il sangue dalla vena porta a quella cava bypassando il fegato.

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