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Convulsioni

Ultimi aggiornamenti: 2018


Le convulsioni sono contrazioni violente e non volontarie che interessano alcuni muscoli scheletrici volontari.

Una pratica distinzione delle convulsioni è quella che le suddivide in:

  • toniche
  • cloniche
  • tonico-cloniche.

Si parla di convulsioni toniche nel caso che la contrazione muscolare sia prolungata; sono dette invece cloniche quando sono di breve durata e sono seguite da una fase di rilassamento; si parla di convulsioni tonico-cloniche quando c’è un susseguirsi di convulsioni toniche e cloniche.

Le convulsioni sono un sintomo tipico, ma non esclusivo, dell’epilessia, possono infatti essere provocate da altri tipi di patologie o da altre condizioni:

  • ascessi cerebrali
  • crisi di astinenza (astinenza da alcol, farmaci, sostanze stupefacenti)
  • eclampsia
  • encefalite
  • febbre
  • idrofobia
  • meningite
  • neoplasie cerebrali
  • problemi di tipo metabolico (ipoglicemia, iponatremia e ipossia)
  • tetano
  • uremia.

Le convulsioni si riscontrano molto più frequentemente nei bambini piccoli che nei soggetti adulti e sono in genere associate a febbre decisamente elevata (vedasi più avanti).

La tipologia di convulsione dipende dai cosiddetti foci epilettogeni, ovvero dalle fonti da cui derivano le convulsioni; in base a tali criteri si parla di convulsioni parziali (il focus epilettogeno è situato in una determinata area cerebrale) e di convulsioni generalizzate e continue (il focus epilettogeno è distribuito in diverse zone); il focus non è definito nelle convulsioni epilettiche (continue).

Le crisi convulsive

Esistono numerose classificazioni delle crisi convulsive; una delle più pratiche e ancora utilizzata da molti autori è quella che le suddivide in:

  • crisi convulsive parziali
  • crisi convulsive generalizzate
  • status epilettico.

Nelle crisi convulsive parziali si distingue fra convulsioni semplici (non vi è perdita di coscienza e si riscontra un movimento involontario di un arto) e complesse (vi è perdita di coscienza, ma non necessariamente uno svenimento vero e proprio; in alcuni casi il soggetto può trovarsi a ripetere inconsapevolmente determinati gesti o frasi, può avere offuscamento della vista, comportamenti insolitamente aggressivi ecc.).

Nelle crisi convulsive generalizzate vi è sempre una perdita di conoscenza. Vengono distinte a seconda degli effetti corporei; si parla di assenza (il soggetto è apatico e assume un’espressione assente per un breve periodo di tempo), di convulsioni miocloniche (brevi contrazioni muscolari associate a scatti muscolari), cloniche (contrazioni di breve durata seguite da una fase di rilassamento), tonico-cloniche (si susseguono convulsioni toniche e cloniche, possono verificarsi problemi quali incontinenza urinaria, apnea e morsicatura della lingua) e atoniche (vi è perdita di tono muscolare e conseguente caduta del soggetto).

Nello status epilettico si hanno convulsioni continue che possono durare anche per mezz’ora senza che vi sia mai ripresa di coscienza.

Lo status epilettico è una vera e propria emergenza di tipo medico perché è in grado di produrre un danno neurologico più o meno importante; è quindi necessario agire il più tempestivamente possibile.

Le convulsioni febbrili

Compaiono generalmente nei bambini di età compresa fra i sei mesi e i cinque anni, possono verificarsi, quale reazione del sistema nervoso, nel caso in cui la temperatura corporea salga al di sopra dei 38,5 °C. Il problema si registra più frequentemente in soggetti di sesso maschile e in quelli le cui madri abbiano continuato a bere alcolici o a fumare durante il periodo della gravidanza. Il picco di incidenza si registra nei bambini al di sotto dei due anni di età.

convulsioni

Le convulsioni febbrili sono caratterizzate da diverse manifestazioni; il bambino diventa pallido, aggrotta la fronte e le sopracciglia, gli arti sono rigidi, spesso flessi, il battito cardiaco è irregolare e più veloce del normale (tachicardico), si hanno scosse e sussulti, il pallore del viso può trasformarsi in rossore e la respirazione può essere a scatti. La durata degli attacchi è generalmente di 3-4 minuti, ma in alcuni casi può essere molto più lunga (anche venti minuti).

La comparsa di convulsioni febbrili può comportare un aumento del rischio di insorgenza di epilessia, ma è opportuno precisare che non comporta alterazioni né a livello comportamentale né a livello di capacità motorie e intellettive.

La prevenzione si attua cercando, nel bambino colpito da febbre, di ridurre la temperatura corporea riportandola a valori normali attraverso vari mezzi (somministrazione di paracetamolo, borsa del ghiaccio, spugnature ecc.).

Nel caso di un attacco è importante rimanere calmi; la situazione, infatti, può essere generalmente controllata in ambiente domestico seguendo le indicazioni del medico relativamente ai tempi e alle modalità di somministrazione dei farmaci anticonvulsivi. Ovviamente, se le misure intraprese non hanno un effetto rapido è opportuno recarsi alla più vicina struttura sanitaria.

Convulsioni neonatali

Si tratta di un problema che si riscontra piuttosto frequentemente e, in alcuni casi, è di notevole serietà; può verificarsi in associazione a un qualsivoglia disturbo che coinvolga in modo diretto o in modo indiretto il sistema nervoso centrale. Per approfondire si consulti l’articolo specifico che tratta l’argomento molto dettagliatamente.

 

Ecco come Wikipedia tratta l’argomento Convulsioni.



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