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Nevralgia del trigemino

La nevralgia del trigemino (anche, ma ormai sempre più raramente, tic doloroso) è una sindrome dolorosa di tipo cronico a carico del nervo trigemino.

La nevralgia del trigemino è l’affezione trigeminale che si verifica con più frequenza; l’incidenza di tale patologia nel nostro Paese è stimata in 4 nuovi casi per anno su 100.000 abitanti. Le donne risultano essere più colpite degli uomini. La fascia di età maggiormente interessata dal disturbo è quella degli over 50.

Prima di addentrarci nel dettaglio di tale sindrome può essere utile fornire qualche cenno di tipo anatomico relativo a questo nervo.

Con nervo trigemino ci si riferisce alla quinta delle dodici coppie di nervi cranici, ovvero quei nervi che hanno la loro origine alla base del cervello.

Dal punto di vista anatomico il nervo trigemino si divide in tre branche principali: branca oftalmica (anche branca superiore), branca mascellare (anche branca media) e branca mandibolare (anche branca inferiore); queste tre branche portano al cervello la sensibilità delle parti superiore, media e inferiore del volto e della cavità orale.

Gli attacchi dolorosi di nevralgia del trigemino possono interessare una o più delle tre branche; più frequentemente risultano coinvolte la branca mascellare e quella mandibolare, da sole oppure in combinazione. Soltanto una piccola parte dei soggetti colpiti da nevralgia del trigemino riferisce di dolori alla branca oftalmica.

La parte del volto che risulta colpita con più frequenza è la destra. Alcuni soggetti possono avvertire dolore sia a destra che a sinistra, ma è rarissimo che la sensazione dolorosa si manifesti contemporaneamente in entrambe le parti.

Cause e fattori di rischio

Sulle cause della patologia sono state fatte molte ipotesi, ma nessuna di esse viene accettata dalla totalità degli autori (tant’è che spesso si parla di nevralgia del trigemino idiopatica); molti di essi ritengono che il problema derivi essenzialmente dal deterioramento della guaina mielinica del nervo trigemino (la guaina mielinica è una struttura multilamellare con funzioni isolanti e protettive) consentendo quindi a un messaggio anomalo (nella fattispecie il messaggio doloroso) di percorrere il nervo. La nevralgia del trigemino sintomatica è invece la conseguenza di una condizione patologica di fondo come, per esempio, la sclerosi multipla.

I fattori che portano al deterioramento della guaina possono essere i più disparati (compressione di vasi sanguigni, tumori, sclerosi multipla, traumi, processi di invecchiamento ecc.); non i tutti i casi però si può dimostrare un danneggiamento della guaina.

In alcune circostanze dolori facciali che possono far pensare alla nevralgia del trigemino sono provocati da un herpes virus dopo la manifestazione del cosiddetto Fuoco di Sant’Antonio (Herpes zoster), ma in questo caso il problema deve essere inquadrato come nevralgia post-erpetica e non come nevralgia del trigemino; la sintomatologia è molto simile, ma le modalità di trattamento utilizzate sono diverse.

Tra i fattori di rischio della nevralgia del trigemino vi sono l’età (la sindrome, come già accennato, è più frequente negli ultracinquantenni, anche se può colpire soggetti di qualsiasi età), il sesso (le donne sono colpite con maggior frequenza) e l’ereditarietà (si ritiene che il soggetto possa aver ereditato una particolare configurazione dei vasi sanguigni).

Nevralgia del trigemino – Sintomi e segni

Come già accennato in precedenza, la sintomatologia è caratterizzata da attacchi dolorosi che possono essere di diverso tipo. Il dolore può essere lancinante, talvolta ricorda una scossa elettrica; generalmente l’attacco doloroso dura pochi secondi, ma può ripetersi in rapida successione; durante la giornata gli attacchi possono ripetersi più volte.

L’intensità del dolore nella nevralgia del trigemino può essere elevatissima, tant’è che in passato questa sindrome fu etichettata come la malattia del suicida; sembra infatti che si siano verificati molti casi di suicidio fra le persone nelle quali era impossibile controllare il dolore ricorrendo a terapie farmacologiche o chirurgiche.

In alcuni casi gli attacchi durano qualche giorno, in altri casi invece possono avere durata molto più lunga, anche molti mesi per poi scomparire per lunghi periodi e poi ripresentarsi. Alcuni soggetti, nei giorni precedenti l’attacco doloroso, riferiscono di sensazioni di intorpidimento e formicolio.

I fattori scatenanti possono essere i più disparati e, in sé, anche banali (una carezza sul volto, un bacio sulla guancia, il lavarsi i denti, la masticazione del cibo, la rasatura, il trucco, l’esposizione al vento ecc.). A seconda della tipologia di dolore viene operata la seguente classificazione:

  • tipo 1
  • tipo 2.

La nevralgia del trigemino di tipo 1 è caratterizzata da un dolore lancinante e intermittente, mentre nella nevralgia del trigemino di tipo 2 il dolore risulta essere acuto e costante.

Per quanto la nevralgia del trigemino non possa essere considerata una patologia fatale, essa può ridurre in modo drastico la qualità della vita del soggetto che in alcuni casi evita qualsiasi forma di attività temendo di evocare la comparsa dell’attacco doloroso.

Diagnosi

Non esistendo esami specifici in grado di diagnosticare con certezza la sindrome, la diagnosi deve basarsi sulla storia clinica del soggetto interessato e su un’accurata descrizione dei segni e dei sintomi che vengono avvertiti; sono necessari poi un esame clinico e una visita di tipo neurologico.

La diagnosi differenziale va posta con la già citata nevralgia post-erpetica o la cefalea a grappolo (una cefalea primaria neurovascolare la cui eziologia risulta tuttora sconosciuta). Una diagnosi corretta riveste un’importanza fondamentale perché gli approcci terapeutici possono essere totalmente diversi nei vari casi di dolore facciale.

Nel caso si sospetti la presenza di nevralgia del trigemino, molto spesso si ricorre alla risonanza magnetica sia per poter escludere la presenza di tumori o sclerosi multipla sia per evidenziare l’eventuale compressione del nervo da parte di un vaso sanguigno.

Altro esame utilizzato nella diagnostica della nevralgia del trigemino è l’angio-RM (angiografia con risonanza magnetica), questo tipo di esame può evidenziare con una certa chiarezza la presenza di eventuali problemi relativi ai vasi sanguigni e anche l’eventuale presenza di una compressione del nervo.

Nevralgia del trigemino

L’incidenza della nevralgia del trigemino nel nostro Paese è stimata in 4 nuovi casi per anno su 100.000 abitanti.

Nevralgia del trigemino – Terapia

L’approccio terapeutico alla nevralgia del trigemino è alquanto variegato; è possibile infatti ricorrere a trattamenti di tipo farmacologico e chirurgico nonché a combinazioni di terapie farmacologiche e terapie complementari.

Una categoria farmaceutica utilizzata per trattare la nevralgia del trigemino è quella dei farmaci anticonvulsivanti (carbamazepina, oxcarbazepina, fenitoina, clonazepam, acido valproico ecc.). Altre categorie farmaceutiche utilizzate sono gli antidepressivi triciclici e, ma più raramente, gli oppiacei e gli analgesici di tipo classico.

Se l’approccio farmaceutico si rivela inefficace è possibile ricorrere alla neurochirurgia. Le modalità interventistiche variano al variare dello stato generale di salute del soggetto, della sua età, da presenza di patologie sottostanti, dalla zona interessata dalla sindrome ecc.

L’intervento chirurgico per la nevralgia del trigemino può essere più o meno complesso tant’è che in alcuni casi si opta per il ricovero in day hospital, mentre in altri si deve ricorrere all’anestesia totale.

Gli interventi di tipo chirurgico più frequentemente utilizzati sono la rizotomia, la decompressione microvascolare e la neurectomia.

Con la rizotomia si interviene distruggendo determinate fibre nervose, la decompressione vascolare consiste nello spostamento dei vasi sanguigni che comprimono il nervo trigemino, mentre con la neurectomia si interviene recidendo parzialmente il nervo trigemino.

Alcuni soggetti scelgono di trattare la patologia ricorrendo a tecniche complementari quali l’agopuntura, il biofeedback, la somministrazione di integratori vitaminici, la stimolazione elettrica delle terminazioni nervose ecc.

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