Oki può essere utilizzato in gravidanza? Può far male alla gestante o al feto?
Oki è un farmaco a base di ketoprofene sale di lisina, un principio attivo caratterizzato da proprietà antinfiammatorie, antifebbrili, antidolorifiche e antiaggreganti; appartiene alla categoria dei FANS, i farmaci antinfiammatori non steroidei.
Nelle persone in età adulta, Oki è indicato per il trattamento dei sintomi degli stati infiammatori associati a dolore come, per esempio, artrite reumatoide, spondilite anchilosante, artrosi dolorosa, reumatismi extra-articolari, infiammazione post-traumatica, affezioni infiammatorie dolorose di vario tipo (odontoiatriche, otorinolaringoiatriche, urologiche e pneumologiche).
Come nel caso di tutti i farmaci, anche nel caso di OKI (che nel dosaggio da 80 mg può essere venduto solo dietro presentazione di ricetta medica), lo stato di gravidanza può far nascere dubbi sull’opportunità di una sua assunzione; l’utilizzo di medicinali in gravidanza, infatti, è questione delicata che richiede una valutazione ponderata da parte del medico di base o del ginecologo; si deve infatti verificare se esistono controindicazioni o effetti indesiderati che potrebbero recare danni alla salute o della donna in gravidanza o del feto; alcuni farmaci possono essere assunti con una certa tranquillità, altri che devono essere comunque assunti (in questo caso va valutata la scelta che comporta meno rischi) e altri ancora che non possono assolutamente essere assunti in quanto hanno effetti teratogeni, possono cioè causare anomalie nello sviluppo di un embrione, di un feto o di un neonato.
Oki in gravidanza – Primo e secondo trimestre
Il principio attivo di Oki, il ketoprofene sale di lisina, agisce, come altri FANS, bloccando la produzione di prostaglandine (sostanze ormonosimili che agiscono quali mediatori dell’infiammazione) attraverso l’inibizione dell’enzima ciclossigenasi (COX).
È noto che l’inibizione della sintesi di prostaglandine può interessare negativamente la gravidanza e/o lo sviluppo embrio-fetale.
Risultati di studi epidemiologici suggeriscono un aumentato rischio di aborto e di malformazione cardiaca e di gastroschisi dopo l’uso di un inibitore della sintesi delle prostaglandine nelle prime fasi della gravidanza. Il rischio assoluto di malformazioni cardiache aumentava da meno dell’1%, fino a circa l’1,5 %. È stato ritenuto che il rischio aumenti con la dose e la durata della terapia. Negli animali, la somministrazione di inibitori della sintesi di prostaglandine, e Oki fa parte di questa categoria, ha mostrato di causare un incremento della perdita di pre e post-impianto e di mortalità embrione-fetale.
Inoltre, un aumento di incidenza di varie malformazioni, inclusa quella cardiovascolare, è stato riportato in animali a cui erano stati somministrati inibitori di sintesi delle prostaglandine, durante il periodo organogenetico.
Durante il primo e il secondo trimestre di gravidanza, Oki non deve essere somministrato se non in casi strettamente necessari.
Se Oki è usato da una donna che desidera una gravidanza, o durante il primo e secondo trimestre di gravidanza, la dose e la durata del trattamento devono essere mantenute le più basse possibili.
I principali FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei) – L’assunzione di Oki (ketoprofene) in gravidanza deve assolutamente essere concordata con il proprio medico curante o con lo specialista ginecologo.
Oki in gravidanza – Terzo trimestre
Durante il terzo trimestre di gravidanza, tutti gli inibitori della sintesi di prostaglandine, fra cui Oki, possono esporre il feto a:
- tossicità cardiopolmonare (con chiusura prematura del dotto arterioso e ipertensione polmonare);
- disfunzione renale, che può progredire in insufficienza renale con oligo-idroamnios;
la madre e il neonato, alla fine della gravidanza, a:
- possibile prolungamento del tempo di sanguinamento, ed effetto antiaggregante che può occorrere anche a dosi molto basse;
- inibizione delle contrazioni uterine risultanti in ritardo o prolungamento del travaglio; di conseguenza, Oki è controindicato durante il terzo trimestre di gravidanza.
Ricordiamo quindi, ancora una volta, che l’assunzione di qualsiasi medicinale, Oki compreso, da parte di una donna in gravidanza deve essere concordata con il proprio medico curante o con lo specialista ginecologo.
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