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Farmaci e allattamento

L’uso di farmaci durante l’allattamento è uno dei motivi che più frequentemente ha determinato l’interruzione temporanea dell’allattamento al seno; se è vero che in alcuni casi tale interruzione è l’unica soluzione, in altri è solamente quella più facile; vale quindi la pena di affrontare la questione in modo più scientifico.

In molti casi, per esempio, la classica frase “Controindicato in caso di gravidanza e allattamento” incentiva un’eccessiva prudenza che spesso non è tanto basata su studi scientifici, ma è piuttosto legata al timore di conseguenze medico-legali per la casa farmaceutica.

Va detto che negli ultimi anni, visti anche gli innegabili vantaggi dell’allattamento al seno, la questione viene affrontata con maggiore razionalità, tant’è che, nel caso si renda necessaria l’assunzione di un farmaco, la posizione della gran parte degli autori è quella di sospendere l’allattamento soltanto se vi siano fondati motivi per ritenere che l’assunzione di un determinato farmaco rappresenti un pericolo per il bambino.

Ovviamente, la prima cosa che bisogna chiedersi è se l’assunzione di un determinato farmaco sia realmente necessaria… Talvolta infatti, si tratta di farmaci la cui mancata assunzione non determina un serio problema per la madre.

Quanto farmaco arriva nel latte materno?

Va precisato che la maggior parte dei medicinali assunti passa sì nel latte materno, ma nella gran parte dei casi, se essi sono aggiunti alle dosi terapeutiche consigliate, non hanno effetti deleteri sulla produzione del latte e nemmeno determinano problemi di salute al bambino.

In linea generale, infatti, fatto salvi alcuni rari casi, la concentrazione del principio attivo che passa nel latte e veramente molto bassa (raramente arriva a oltrepassare l’1% della dose assunta dalla madre).

La quantità di farmaco che passa nel latte dipende da numerosi fattori; in primi si segnalano:

  • la dose assunta
  • la via di somministrazione (un conto è la terapia locale, un conto è l’assunzione orale o tramite iniezione)
  • la lipofilia (o, più semplicemente, la capacità di penetrare nei lipidi; maggiore è la lipofilia di un farmaco, maggiore sarà la dose che può penetrare nel latte materno)
  • la capacità di legarsi alle proteine del sangue materno (i farmaci che si legano alle proteine si passano meno facilmente nel latte)
  • l’emivita del farmaco (ovvero la durata dell’attività del farmaco nel sangue della madre; minore è l’emivita, minore è la quantità di farmaco che può passare nel latte)
  • la biodisponibilità del farmaco (ovvero la capacità di assorbimento del principio attivo da parte dell’intestino della madre e di quello del lattante)
  • condizioni di salute ed età del lattante (i neonati, in particolar modo quelli nati prematuramente, hanno un maggiore rischio di presentare alti livelli ematici dei principi attivi assunti dalla madre a causa dell’immaturità di fegato e reni, organi deputati, fra le altre cose, al metabolismo dei farmaci)
  • giorno di lattazione (nei primi giorni di vita, le quantità di colostro che vengono assunte sono talmente basse che le quantità di farmaco che vi passano sono praticamente insignificanti).

Va poi precisato che esistono diversi farmaci che sono approvati per l’uso nella popolazione pediatrica; il loro utilizzo quindi non comporta particolari rischi per il lattante.

Quando l’allattamento va necessariamente sospeso

farmaci genericiIn alcuni casi, seppur non molto numerosi, l’allattamento va necessariamente sospeso; è il caso di:

  • farmaci anti-tiroidei (si tratta di principi attivi utilizzati per il trattamento dell’ipertiroidismo; fa eccezione il tiouracile)
  • farmaci antineoplastici (per esempio ciclofosfamide, ciclosporina, doxorubicina, metotrexate e molti altri)
  • sostanze radioattive utilizzate in radiodiagnostica (per esempio gallio, iodio e tecnezio; in questi casi la sospensione dell’allattamento è limitata al tempo di eliminazione dell’isotopo radioattivo che, a seconda dei casi va da 1 a 14 giorni)
  • ioduri in genere (c’è il rischio di ipotiroidismo nel lattante)
  • alcuni farmaci antibiotici [cloramfenicolo, ciprofloxacina, tetracicline, sulfamidici (in caso di lattante pretermine o con ittero o portatore di difetti enzimatici dei globuli rossi)]
  • alcuni farmaci antinfiammatori e antipiretici (indometacina, fenilbutazone e acido acetilsalicilico se ad alti dosaggi e per lunghi periodi)
  • ergotamina (è presente in molti medicinali contro il mal di testa)
  • fenindione (un farmaco anticoagulante).

Spetterà sempre e comunque al medico dare un parere al riguardo; egli, inoltre, fornirà le necessarie indicazioni su come mantenere la produzione lattea fino al momento in cui si potrà riprendere l’allattamento al seno.

Farmaci assumibili “con riserva”

Diversi farmaci vengono giudicati sufficientemente sicuri da poter essere assunti con una certa tranquillità dalla madre che allatta; molti di essi non hanno particolari effetti collaterali, altri possono dar luogo a letargia e difficoltà nella suzione; è per esempio caso di farmaci antidepressivi, farmaci ansiolitici, farmaci anticonvulsivanti, barbiturici, diazepam e antistaminici.

Alcuni farmaci, ritenuti compatibili con l’allattamento al seno possono avere effetti collaterali di una certa importanza e, se non è possibile ricorrere a un’alternativa più sicura, si dovrebbe valutare l’effettiva necessità del loro uso (è per esempio il caso di metimazolo, amiodarone, litio ecc.).

Alcuni farmaci possono poi essere assunti, ma possono dar luogo a una riduzione della produzione di latte; è per esempio il caso di farmaci I-MAO, antidiuretici, bromocriptina e della pillola estroprogestinica.

Per molti farmaci sfortunatamente non vi sono ancora studi a sufficienza per potersi esprimere con sicurezza e le posizioni sulla questione non sono tutte le stesse; diversi autori in questi casi optano per la cosiddetta “presunzione di innocenza”, ovvero consigliano di assumere il farmaco e di continuare l’allattamento; ovviamente la madre deve essere informata sulla possibilità che si presentino effetti collaterali nel bambino invitandola a darne comunicazione al proprio medico. Altri medici optano per una posizione più prudente e, se la terapia è assolutamente necessaria e non può essere interrotta, consigliano di sospendere l’allattamento.

Farmaci sicuri

Se assunti a dosaggi terapeutici, sono da considerarsi sicuri molti farmaci; fra gli antipiretici e gli analgesici disco verde per paracetamolo, acido acetilsalicilico e ibuprofene; sicuri anche gli antibiotici quali penicillina e derivati, eritromicina e cefalosporine.

Si possono assumere tranquillamente anche digossina, insulina, broncodilatatori e la gran parte dei farmaci antiipertensivi nonché tutti i principi attivi che sono autorizzati alla somministrazione ai bambini nei primi mesi di vita.

Non vi sono controindicazioni particolari nemmeno per quanto concerne gli integratori di ferro e vitamine.

Un consiglio generale che possiamo dare, a prescindere dal farmaco da assumere, è quello di prenderlo subito dopo la poppata o, ancora meglio, prima del riposo più lungo del lattante.

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