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Antitrombina III

L’antitrombina III (ATIII, AT3) è una glicoproteina che viene prodotta dal fegato e dall’endotelio dei vasi sanguigni; tale proteina è l’inibitore fisiologico più potente del processo di coagulazione del sangue; il suo effetto inibitorio si esercita sulle plasmatiche (trombina, fattori X, XII, XI e IX della coagulazione, callicreina, plasmina, acrosina, tripsina).

La sua azione è potenziata dalla presenza di eparina (l’ATIII è nota anche come cofattore eparinico), una sostanza di produzione endogena che può essere anche somministrata sotto forma di farmaco anticoagulante.

L’azione dell’antitrombina III è importantissima perché contribuisce a regolare la formazione dei coaguli sanguigni (ha blanda azione fluidificante).

Com’è noto, la coagulazione del sangue (anche emostasi o emocoagulazione), è un fenomeno fisiologico che, attraverso varie fasi (la cosiddetta cascata coagulativa), porta alla formazione di un coagulo allo scopo di interrompere o comunque limitare una perdita emorragica proteggendo l’organismo dalla riduzione del volume ematico.

In condizioni normali il meccanismo di coagulazione viene attivato soltanto a livello locale, ovvero dov’è avvenuto il danno vasale, e per il tempo necessario ad arrestare il flusso emorragico; nelle altre sedi dell’organismo il sangue mantiene la sua normale fluidità. Questo controllo spazio-temporale è necessario affinché non si verifichi una coagulazione eccessiva che potrebbe portare a fenomeni di trombosi venosa.

Il controllo della coagulazione è deputato a varie sostanze presenti nel flusso sanguigno: sostanze anticoagulanti (le principali sono la proteina C, la proteina S e, appunto, l’ATIII) e la plasmina.

Vale la pena ricordare che la normale fluidità sanguigna è il risultato del delicato equilibrio fra la tendenza del sangue alla coagulazione e l’attività dei meccanismi anticoagulanti e fibrinolitici che agiscono in controtendenza.

Nei soggetti affetti da disturbi della coagulazione causati dalla carenza ereditaria o acquisita di ATIII, si ha un aumentato rischio di sviluppo di coaguli di sangue, in particolar modo nelle vene più profonde (trombosi venosa profonda), in particolar modo in quelle degli arti inferiori; la carenza ereditaria di antitrombina III è un disturbo piuttosto raro; decisamente più frequente è la carenze di antitrombina III acquisita che può insorgere a qualsiasi età; in genere è associata patologie di vario tipo quali coagulazione intravascolare disseminata, sindromi emorragie, malattie del fegato, sindrome nefrosica ecc.

Le carenze di antitrombina sono di due tipi; nel tipo 1 il problema è quantitativo, nel tipo 2 è funzionale; in altri termini; nel primo caso l’antitrombina III funziona normalmente, ma la sua quantità è insufficiente, nel secondo caso, invece, la quantità della glicoproteina è sufficiente, ma la sua funzionalità è compromessa.

Sono due i test del sangue che vengono effettuati per differenziare e valutare il tipo di carenza:

  • attività dell’ATIII (serve a valutarne la funzionalità)
  • antigene dell’ATIII (serve a misurarne la quantità).

Il test dell’antitrombina III viene effettuato attraverso un prelievo di sangue dalla vena di un braccio. Prima di tale prelievo si consiglia di digiunare per 8 ore e di sospendere, previo consulto con il proprio medico curante, tutti i farmaci per 72 ore.

ANTITROMBINA iii

L’azione dell’antitrombina III è importantissima perché contribuisce a regolare la formazione dei coaguli sanguigni

A cosa servono i test

I test dell’antitrombina III vengono richiesti, in combinazione con altri esami, nel caso di soggetti in cui si verificano ricorrenti episodi di trombosi. In alcuni casi i test vengono prescritti nel caso di pazienti trattati con eparina in cui la risposta alla terapia non è quella attesa (i soggetti con carenza di antitrombina III sono resistenti alla terapia eparinica).

Il test funzionale è quello che viene eseguito per primo, in modo da valutare se l’attività della proteina è normale; se la funzionalità della proteina rientra nella norma, il secondo test, quello antigenico, non viene effettuato. In questo caso, infatti, dal momento che l’antitrombina III funziona in modo corretto, gli episodi di trombosi hanno molto probabilmente cause diverse dalla carenza e si dovrà pertanto indagare in altre direzioni.

Nel caso venga rilevata una carenza della glicoproteina, entrambi i test dell’antitrombina III devono essere ripetuti per conferma.

Nota importante – L’esecuzione del test richiede che un eventuale episodio trombotico sia stato del tutto risolto dal momento che sia la presenza del coagulo sia la terapia somministrata per risolverlo possono influenzare il risultato dell’esame.

Valori di riferimento

I valori normali di riferimento dell’antitrombina III sono espressi in % e vanno da 83 a 118. È però necessario ricordare che vi possono essere variazioni fra un laboratorio e l’altro ed è quindi sempre necessario fare riferimento a quanto è riportato nel referto consegnato dalla struttura sanitaria presso la quale si è effettuato l’esame. Tali variazioni dipendono essenzialmente dai reagenti usati e dai macchinari in uso.

Antitrombina III bassa – Cause

Sono diverse le patologie, sostanze o condizioni che determinano bassi valori di antitrombina III; fra quelle principali si ricordano:

  • coagulazione intravascolare disseminata
  • embolia polmonare
  • infarto miocardico
  • infezioni gravi
  • malattie del fegato
  • sindrome nefrosica
  • terapia con estrogeni
  • trombosi venosa profonda

Antitrombina III alta – Cause

Livelli aumentati di antitrombina III non sono considerati solitamente un serio problema; un aumento dei valori può essere osservato in alcune condizioni patologiche o nel caso di

  • anticoagulanti di tipo cumarinico (il più noto è il warfarin, nome commerciale Coumadin)
  • aumento di proteina C reattiva
  • colestasi
  • cortisonici
  • deficit di vitamina K
  • diabete mellito
  • processi infiammatori acuti.

Antitrombina III e rischio cardiovascolare

Bassi livelli di antitrombina III possono determinare difetti della coagulazione; ciò, ovviamente, incrementa il rischio di andare incontro a eventi cardiovascolari più o meno importanti quali trombosi venosa profonda, embolia polmonare, infarto del miocardio e ictus cerebrale.

Si ricorda poi che la carenza di antitrombina III influenza negativamente l’attività terapeutica dell’eparina.

In commercio sono disponibili concentrati di antitrombina III che possono essere somministrati in caso di carenza congenita o acquisita.

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