La conservazione delle cellule staminali è una pratica che si sta sempre più diffondendo nel mondo occidentale. L’importanza di tali cellule, che non si sono ancora differenziate e possono trasformarsi cambiando aspetto e funzione, è sempre più oggetto della ricerca scientifica perché la loro capacità, parziale o totale, di trasformarsi in cellule dei tessuti osseo, nervoso, sanguigno o cardiaco è alla base dell’identificazione di cure avanzate contro gravi malattie degenerative, come il morbo di Parkinson o il morbo di Alzheimer. Poiché nell’adulto la presenza delle cellule staminali è limitata solo a alcune sedi (come il midollo osseo, il cuore o la retina) è importante trovare una fonte di cellule staminali alternativa, come per esempio il cordone ombelicale al momento del parto.
Il cordone ombelicale è generalmente eliminato dopo il parto, ma sta prendendo sempre più piede la possibilità di conservarne le cellule staminali in esso contenute per un futuro utilizzo, nel caso in cui il bambino possa averne bisogno per un possibile trapianto, anche per persone della stessa famiglia, una volta accertata la compatibilità (generalmente attorno al 25-30%). In Italia questa pratica non è ancora così diffusa, visto che circa il 90% dei cordoni ombelicali è eliminato nei rifiuti ospedalieri. Inoltre, per motivi di bioetica, una legge del 2009 vieta la conservazione in Italia delle cellule staminali per sé (uso autologo), ma è consentita la donazione. Volendo quindi mantenere le cellule staminali per il nascituro o la sua famiglia è necessario rivolgersi a banche dati estere.
Il prelievo del sangue dal cordone ombelicale
A parto avvenuto, il sangue che si trova all’interno del cordone ombelicale viene raccolto in una sacca sterile che viene posta in appositi contenitori; il prelievo viene effettuato pungendo la vena del funicolo non appena questo è stato tagliato.
Successivamente si procede con il suo invio ai laboratori delle strutture deputate alla lavorazione del sangue cordonale; dopo le opportune analisi, viene effettuata la separazione del sangue nella sua frazione bianca, quella che contiene le cellule staminali; a tale frazione si addiziona il dimetilsolfossido (anche DMSO, un composto organico utilizzato per vari scopi in criobiologia) allo scopo di proteggere le cellule durante il periodo di congelamento.
Dopo un opportuno periodo di quarantena nel quale si attendono gli esiti dei vari esami, le cellule staminali emopoietiche vengono trasferite in un altro contenitore che sarà quello definitivo.
La conservazione
In genere la conservazione è fatta da centri specializzati privati che garantiscono le condizioni corrette (secondo protocolli ben definiti) e forniscono dati sull’efficacia dei trapianti realizzati. La conservazione delle cellule staminali può avvenire mediante due scelte possibili: conservare solo il sangue del cordone ombelicale o anche il suo tessuto (sangue + tessuto). Il sangue del cordone ombelicale è ricco solo di alcuni tipi di cellule staminali, tra cui quelle ematopoietiche (o HSC, dall’inglese Haematopoietic Stem Cells), utilizzabili per curare alcune malattie del sangue. Il tessuto del cordone ombelicale contiene anche cellule staminali mesenchimali (o MSC, dall’inglese Mesenchymal Stem Cells), perivascolari ed endoteliali, potenzialmente molto interessanti per curare malattie degenerative e attualmente oggetto di studio e ricerca. Attualmente sono coinvolte in queste ricerche più di ottanta malattie del sangue e patologie del sistema immunitario, come leucemie, linfomi, neuroblastomi e anemie.
Conservazione delle cellule staminali: i costi
Generalmente il servizio offerto ha costi molto variabili, perché si può scegliere di conservare le cellule staminali per un certo numero di anni (anche decenni, fino a un massimo di venticinque anni, ma alcune banche dati affermano di arrivare anche a cinquanta anni di conservazione). Generalmente i costi sono giornalieri, da pochi euro fino a preventivi personalizzati, che prendono in considerazioni variabili come il luogo in cui avviene il parto o se si tratti di gravidanza singola o gemellare. Altre banche di conservazione invece prevedono un costo fisso iniziale (generalmente dell’ordine di poche migliaia di euro) più una quota annuale. Inoltre, si può generalmente scegliere se conservare solo il sangue del cordone ombelicale o anche il tessuto. I costi aumentano nel caso in cui, accanto al servizio di crioconservazione, si aggiungano consulenze, assicurazione contro danneggiamenti delle cellule conservate, assistenze mediche o l’esecuzione di esami specialistici come la tipizzazione, per verificare compatibilità al trapianto, o esami del DNA, per identificare particolari patologie genetiche.