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Colesterolo basso (ipocolesterolemia)

Il colesterolo basso, più propriamente ipocolesterolemia, è un disordine metabolico caratterizzato da livelli ematici di colesterolo inferiori alla soglia di 130 mg/dl.

Nei cosiddetti Paesi industrializzati, l’ipocolesterolemia è un disturbo sicuramente meno frequente dell’ipercolesterolemia, termine con il quale si indica un’eccessiva concentrazione di colesterolo nel sangue relativamente ai valori che sono ritenuti come normali nella popolazione di riferimento. Più frequente invece il riscontro di livelli eccessivamente bassi di colesterolo nelle zone afflitte dal problema della denutrizione.

Colesterolo basso: l’ipocolesterolemia primitiva

Sono molte le condizioni che inducono una riduzione del colesterolo ematico al di sotto del range di normalità. Casi a parte sono le cosiddette ipercolesterolemie primitive, disturbi ereditari caratterizzati da livelli di colesterolo totale <128 mg/dl, colesterolo LDL <90 mg/dl  e apolipoproteina B <50 mg/dl in assenza di condizioni patologiche che possano determinare bassi livelli di colesterolo.

Esistono tre tipologie di ipercolesterolemia su base ereditaria, ovvero la malattia da ritenzione dei chilomicroni (anche CRD), la sindrome di Bassen-Konzweig (anche abetalipoproteinemia) e l’ipobetalipoproteinemia familiare (anche FHBL, Familial Hypobetalipoproteinemia).

La malattia da ritenzione dei chilomicroni (CRD, Chylomicron Retention Disease) è una ipocolesterolemia familiare molto rara (in letteratura sono stati descritti poco meno di 60 casi) caratterizzata da ritardo nella crescita, complicazioni a livello epatico, neurologico e oftalmologico, malnutrizione e deficit di vitamina E.

La diagnosi è basata sull’anamnesi positiva per la diarrea cronica associata a malassorbimento dei grassi e sulle peculiarità del profilo lipidico, che comprende generalmente una riduzione del 50% del colesterolo totale, del colesterolo LDL e del colesterolo HDL, in presenza di trigliceridi nella norma. La trasmissione è autosomica recessiva.

Frequente è la presenza di steatosi epatica; in circa il 20% dei casi si registra epatomegalia. L’endoscopia del tratto digestivo superiore e gli esami istologici evidenziano la presenza di enterociti carichi di grassi.

Il trattamento consiste nella supplementazione di vitamine liposolubili e in particolare di vitamina E in considerevoli quantità. La vitamina A, combinata con vitamina E, aiuta a prevenire le complicazioni oftalmologiche. Il trattamento precoce con vitamina D consente di prevenire l’osteopenia. Una dieta povera in lipidi a catena lunga migliora manifestazioni quali vomito, diarrea e distensione addominale. La consulenza nutrizionale è fondamentale per controllare l’assunzione di grassi, migliorare la sintomatologia e per mantenere un apporto calorico e di EFA adeguato. Il follow-up a lungo termine nei soggetti adulti è scarsamente documentato.

L’abetalipoproteinemia è una grave patologia autosomica recessiva caratterizzata dall’assenza virtuale di VLDL e LDL dal plasma. Si manifesta con notevole malassorbimento dei grassi e con accumulo dei trigliceridi negli enterociti e in parte nel fegato. È una patologia molto rara (1 caso ogni 1.000.000 di nati) spesso associata a ritardo nella crescita, epatomegalia, steatosi epatica, diarrea con steatorrea. In alcuni soggetti possono inoltre manifestarsi atassia spastica, retinite pigmentosa, ridotti livelli delle vitamine liposolubili, cirrosi ecc. La diagnosi è essenzialmente basata sull’analisi dei grassi, dopo 12 ore di digiuno, sul paziente e sui suoi familiari, per misurare i livelli sierici di LDL (<0,10 g/L), dei trigliceridi (<0,20 g/L) e delle apolipoproteine B (<0,10 g/L). Le diagnosi differenziali si pongono con le patologie metaboliche con sovraccarico epatico associate a steatosi e/o epatomegalia, le malattie atipiche del sistema nervoso centrale e periferico e le cause secondarie di ipocolesterolemia (iatrogene o sistemiche). La diagnosi prenatale è possibile quando le mutazioni patogenetiche sono note nei genitori.

Il trattamento consiste nella somministrazione di alte dosi di vitamina E; in alcuni casi vengono prescritti determinati integratori come, per esempio, l’acido linoleico. Importante il consulto con un nutrizionista; la presa in carico del paziente compete ai centri specializzati.

L’ipobetalipoproteinemia familiare è una patologia in cui si registrano costantemente bassi livelli di colesterolo LDL e apolipoproteina B. In Europa, questa patologia interessa circa 1 soggetto ogni 1.000 nati, per cui è relativamente rara. Può essere grave (se l’esordio è precoce) oppure benigna; nel primo caso la prognosi è severa, mentre nel secondo caso l’aspettativa di vita può essere normale. La diagnosi di ipobetalipoproteinemia familiare è essenzialmente basata sull’analisi dei grassi, dopo 12 ore di digiuno, sul paziente e sui suoi familiari, allo scopo di verificare i livelli sierici di LDL (<0,10 g/L nella forma grave; <0,80 g/L nella forma moderata), dei trigliceridi (<0,20 g/L nella forma grave; <0,50g/L nella forma moderata), e delle apolipoproteine B (<0,10g/L nella forma grave; <0,50g/L nella forma moderata). La diagnosi prenatale è possibile qualora le mutazioni patogenetiche siano note nei genitori. La presa in carico della forma moderata della patologia prevede una riduzione dell’apporto di lipidi nella dieta del soggetto e la somministrazione di vitamina E. La presa in carico della forma grave compete a centri specializzati. La prognosi è sfavorevole quando la malattia fa il suo esordio nella prima infanzia, mentre è buona per la forma moderata senza citolisi e steatosi. È stata osservata una certa longevità nelle persone affette dalle forme benigne (molti pazienti arrivano a superare gli 85 anni).

Colesterolo basso: patologie o condizioni sottostanti

In molti casi bassi livelli di colesterolo sono provocati da patologie o condizioni quali ipertiroidismo, sindromi da malassorbimento, morbo celiaco, malnutrizione, patologie epatiche (per esempio cirrosi epatica, epatiti e insufficienza epatica), leucemia, tumori cerebrali e sindrome di Smith-Lemli-Opitz.

Il colesterolo basso è pericoloso?

COLESTEROLO BASSO (IPOCOLESTEROLEMIA)Come è (o dovrebbe essere) noto il colesterolo è una sostanza fondamentale per il nostro organismo; esso infatti svolge importantissime funzioni (è per esempio il precursore della vitamina D, dei sali biliari, degli ormoni sessuali e di quelli steroidei, contribuisce a formare e a riparare le membrane cellulari ecc.).

Se sono abbastanza conosciuti i problemi che possono derivare da livelli eccessivamente alti di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo), meno note sono sicuramente le problematiche legate a livelli di colesterolo troppo bassi; questi infatti sono associati a un aumento della mortalità in relazione a determinate patologie (depressione e malattie dell’apparato respiratorio) e a una compromissione dello stato di salute generale, in particolar modo in soggetti anziani non sani; resta infatti da stabilire se l’ipocolesterolemia sia in parte responsabile di determinate patologie o ne rappresenti invece una conseguenza; in quest’ultimo caso i livelli di colesterolo basso rappresenterebbero semplicemente una sorta di “marker” di un cattivo stato di salute e non un fattore di rischio per lo sviluppo di una determinata malattia.

Detto questo, periodicamente si torna a parlare di un aumentato rischio di cancro in soggetti affetti da ipocolesterolemia; il motivo è legato ad alcuni studi effettuati anni fa che avevano evidenziato che ridotti livelli di colesterolo erano associati a una maggiore insorgenza di patologie neoplastiche. Tali studi però sono stati poi smentiti da altre ricerche più recenti; fra le più note una di Albanes et al. che aveva mostrato come i bassi livelli di colesterolo in pazienti affetti da cancro erano la conseguenza e non la causa della malattia; un’altra ricerca, condotta da Elizabeth Platz del Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health (Baltimore), aveva invece mostrato l’esistenza di un’associazione tra ridotti livelli di colesterolo totale e riduzione del rischio di tumore alla prostata.

La questione comunque non è del tutto chiara; alcuni autori sostengono che avere il colesterolo basso può diminuire le difese immunitarie e quindi può aumentare la probabilità di tumori (visto che alcune forme tumorali sono messe in relazione a difese immunitarie scarse). Quindi il colesterolo basso non aumenterebbe direttamente la probabilità di tumori.

Bassi livelli di colesterolo in tarda età sono stati associati anche all’insorgenza di demenza senile e di morbo di Alzheimer; uno studio quarantennale iniziato nel 1965 ha evidenziato che nei soggetti seguiti che sono stati colpiti da demenza senile, i livelli di colesterolo avevano iniziato a ridursi circa 15 anni prima della diagnosi e che, durante questo periodo, erano rimasti costantemente più bassi rispetto a quelli rilevati in coloro che non si erano ammalati. Un altro studio pubblicato nel 2005 [Neurology. 2005 May 24;64(10):1689-95] e condotto da Mielke et al. concludeva “… più alti livelli di colesterolo in età avanzata sono stati associati a una riduzione del rischio di demenza“.

A conclusioni simili erano giunti anche i coordinatori di uno studio del iniziato nel 1968 (e durato 32 anni) che aveva coinvolto 1.462 donne svedesi di età compresa tra i 38 e i 60 anni.

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