L’aumentare la produzione di latte al seno è ritenuto un fatto decisamente importante da molte neomamme; vi è infatti, da parte di molte di loro, il timore, talvolta non giustificato, che il latte da loro prodotto sia insufficiente per assicurare un corretto nutrimento al loro bambino.
La produzione di latte maturo inizia qualche giorno dopo il parto; ricordiamo infatti che il liquido che viene assunto dal neonato nei primissimi giorni che seguono la sua nascita non è latte vero e proprio, bensì colostro (per approfondimenti su tali argomenti rimandiamo ai nostri articoli Allattamento, Latte materno e Colostro).
Uno degli stimoli più importanti per la produzione del latte è rappresentato dalla suzione, ovvero dal gesto che il bambino compie quando succhia il latte dal seno materno; la suzione è uno stimolo importante per l’allattamento in quanto contribuisce all’incremento di prolattina, un ormone fra le cui funzioni vi sono quella di indurre la secrezione lattea dopo il parto e quella di inibire il ciclo ovarico durante il puerperio); è per questo motivo che, quando ci si trova di fronte a casi di ipogalattia (insufficiente produzione lattea) di tipo non patologico, viene spesso consigliato alla neomamma di attaccare frequentemente il bambino il seno; tra l’altro il fatto che il neonato avverta una carenza di latte fa sì che egli succhi il seno più vigorosamente, contribuendo in tal modo a stimolare adeguatamente la produzione di latte materno rendendola quantitativamente più consistente. Per inciso, ricordiamo che l’ipogalattia (scarsa produzione di latte materno) e l’agalattia (assenza totale di latte materno) di tipo patologico sono condizioni che si verificano molto raramente.
Dieta e allattamento
Molti autori attribuiscono alla dieta della neomamma una notevole importanza relativamente alla produzione di latte materno. Per approfondimenti di carattere generale sul tema del regime alimentare durante il periodo dell’allattamento rimandiamo al nostro specifico articolo: Dieta e allattamento.
Poco latte: perché?
L’ipogalattia può essere legata a diversi fattori molto diversi fra loro. Vediamo brevemente i più importanti.
Uno dei fattori che molti inseriscono al primo posto della lista è relativo allo stress legato alla recente gravidanza e all’impegno del parto o ad altri motivi che influiscono negativamente sullo stato emotivo della nutrice. In realtà, non sembra provato che lo stress possa portare a una riduzione della produzione di latte quanto, piuttosto a una riduzione dei livelli di ossitocina, un ormone che fra le sue funzioni ha quella di favorire la contrazione della muscolatura liscia che circonda le ghiandole mammarie; pertanto il problema non è tanto la quantità di latte prodotto, quanto la difficoltà nella sua fuoriuscita.
Talvolta la scarsa produzione di latte può essere dovuta a problemi tiroidei; in alcuni casi, durante il periodo della gravidanza, oppure immediatamente dopo il parto, fanno la loro comparsa alcuni disturbi legati all’organo tiroideo; tali disturbi possono avere effetti negativi sulla produzione di latte materno.
Posizione corretta dell’allattamento al seno.
Un altro problema nella produzione di latte materno è rappresentato dalla scarsa introduzione di liquidi; è quindi importante bere a sufficienza affinché la produzione di latte sia sostenuta a dovere; bisogna però fare attenzione a non esagerare in senso opposto, in quanto un’eccessiva introduzione di liquidi può provocare gli stessi effetti di una scarsa idratazione.
Anche l’assunzione di sostanze anti-galattogoghe può influire in modo negativo sulla produzione di latte; vi sono infatti alimenti o altri tipi di sostanze (come per esempio alcuni farmaci) che possono agire in tal senso.
Un introito calorico insufficiente può creare problemi a livello di produzione lattea; l’alimentazione di una donna che allatta deve essere equilibrata; la nutrice infatti non deve né iperalimentarsi né iponutrirsi. Ricordiamo ancora una volta di consultare il nostro articolo Dieta e allattamento per reperire informazioni dettagliate sull’alimentazione durante questo particolare periodo della donna.
Un riposo inadeguato può avere effetti deleteri sulla produzione di latte. Un corretto tempo di riposo (almeno 8 ore) è molto importante nella fase di allattamento. Sfortunatamente questo obiettivo non è sempre raggiungibile durante i primi mesi di vita del bambino.
Produzione di latte: è possibile aumentarla?
Il primo consiglio che è possibile fornire per rispondere alla domanda presente nel titolo di questo paragrafo è quello di cercare di evitare, per quanto possibile, tutti quei problemi ricordati nel paragrafo precedente.
I consigli su come aumentare la produzione di latte abbondano, in particolare in Internet. Sono numerosissimi infatti i forum esclusivamente dedicati ai periodi di gravidanza, parto e allattamento; fra i suggerimenti più gettonati si registra l’assunzione di erbe o comunque di altri prodotti fitoterapici in grado di stimolare la produzione di latte materno, i cosiddetti galattagoghi. Innanzitutto vogliamo ricordare che l’assunzione fai da te di prodotti fitoterapici (per esempio le tisane galattogoghe, sulla cui efficacia, peraltro, non vi sono prove scientifiche) non mai è una buona strategia, tantomeno lo è durante fasi delicate della vita della donna come quelle della gravidanza e dell’allattamento.
Giova anche ricordare che vi sono diversi prodotti fitoterapici che sono assolutamente sconsigliati durante tali periodi; ricordiamo per esempio l’aloe, il boldo, la cascara, la senna, la frangula, il rabarbaro, l’artiglio del diavolo, l’aglio, il carciofo, l’iperico, la salvia, il salice, l’olmaria, il ginkgo biloba, l’arancio amaro, il ginseng, il fucus, il finocchio, la liquirizia, il partenio, l’uncaria ecc.
I motivi per i quali questi prodotti erboristici sono controindicati in gravidanza o durante l’allattamento sono i più svariati e non è opportuno trattarli in questa sede; qui ci limitiamo a ricordare che l’eventuale assunzione di prodotti erboristici durante la fase dell’allattamento deve essere fatta previa autorizzazione del proprio medico curante; è però vero, accademicamente parlando, che alcune erbe o piante hanno proprietà galattogene; fra queste ricordiamo il fieno greco, la borragine, il tarassaco, la verbena, il luppolo ecc.
Vi sono poi diversi alimenti che sembrano stimolare la produzione di latte; fra questi citiamo gli asparagi, le albicocche, la farina d’avena, le barbabietole, le patate dolci, le carote, i piselli ecc.
Vi sono infine sostanze, prodotti fitoterapici o alimenti che hanno azione anti-galattogena; fra questi ricordiamo la salvia, il cavolo, la menta, i farmaci antistaminici, i farmaci ad azione diuretica, i contraccettivi ormonali, i prodotti contenenti efedrina o i suoi derivati, la caffeina ecc.
Relativamente all’ultima delle sostanze citate, la caffeina, ricordiamo che essa, oltre a ridurre la produzione lattea, induce una stimolazione nervosa eccessiva nel bambino; quindi, le mamme abituate a consumare quotidianamente un certo numero di caffè dovrebbero cercare di ridurre in modo drastico l’assunzione di tale bevanda. Riduzione però non significa abolizione. Una tazzina di caffè al giorno non crea problemi di alcun tipo, né alla madre né al bambino che viene allattato.
Ricapitolando…
Di seguito alcuni consigli di carattere generale per aumentare (o comunque mantenere in modo adeguato) la produzione di latte.
Il bambino dovrebbe iniziare a succhiare dal seno materno subito dopo il parto e dovrebbe farlo con una certa frequenza (secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il neonato dovrebbe poppare dalle 8 alle 12 volte al giorno).
Una raccomandazione importante è quella di evitare che il seno si riempia eccessivamente di latte; quando ciò accade infatti viene indotta la produzione di PIF (Prolactin Inhibiting Factor), un fattore che ha effetti negativi sulla produzione di latte materno. Il seno della mamma deve quindi essere svuotato con regolare frequenza; ciò sostiene e talvolta aumenta la produzione lattea e tra l’altro previene l’insorgenza di ingorghi mammari.
Un altro consiglio è quello di idratarsi adeguatamente e seguire un regime alimentare corretto ed equilibrato.
L’assunzione di sostanze o prodotti ad azione galattogena dovrebbe avvenire soltanto previa autorizzazione del proprio medico curante.
Vanno evitati per quanto possibile i traumatismi del capezzolo; è buona norma, a tale scopo, imparare a posizionare correttamente il neonato durante la fase della poppata.
La neomamma dovrebbe sempre verificare peso, urine e feci del neonato; un’emissione ridotta di urine, l’emissione di feci dure, asciutte e in scarsa quantità e un’insufficiente crescita ponderale del bambino sono tutti segnali che egli non sta assumendo un’adeguata quantità di latte.
Si evitino infine situazioni particolarmente stressanti; sebbene sopravvalutata, la presenza di stress gioca comunque un certo ruolo negativo nella fuoriuscita del latte materno.
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