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Acido lattico e cellulite

Il problema “cellulite” affligge milioni di persone, soprattutto quelle di sesso femminile. È ovvio che un problema di tale portata susciti non poco interesse. Non è fra gli scopi di questo articolo trattare gli aspetti squisitamente medici relativi alla sopracitata patologia, ciò che verrà invece illustrato di seguito trae spunto da una mail ricevuta da una nostra lettrice, mail di cui riportiamo la parte più significativa:

“… navigando tra vari siti, mi è capitato di leggere molti articoli che indicano una correlazione tra acido lattico e cellulite. Secondo questi articoli, bisognerebbe evitare i pesi e la corsa dovrebbe essere lenta. Io vado in palestra almeno 3 volte a settimana, ogni volta corro (ho una media di 8 km l’ora, ma sto cercando di migliorare), e alterno i pesi tra parte inferiore e superiore.

Dovrei abbandonare i pesi per non aggravare la mia situazione o quegli articoli non dicono nulla di sensato?…“.

Uno dei più grossi problemi comuni alla maggioranza degli articoli cui fa riferimento la mail sopracitata è la loro tendenza a trattare gli argomenti in modo squisitamente qualitativo ignorando sistematicamente i dati quantitativi. Sfortunatamente, un tale approccio risulta spesso disastroso e fuorviante e, in fin dei conti, praticamente inutile. Tanti bei paroloni, ma alla fin fine si tratta solo della solita aria fritta. Se diciamo di aver scoperto “un farmaco che allunga la vita ai malati di cancro” sembra una gran bella notizia, ma se il farmaco in realtà allunga la sopravvivenza del soggetto malato soltanto per pochi giorni, che scoperta è? Questo è uno dei motivi per cui il nostro sito da sempre invita a diffidare di coloro che danno pareri prettamente qualitativi senza prendersi la briga di fornire uno straccio di numero.

Ma scendiamo più nel dettaglio; il problema che affligge la nostra lettrice è quello della correlazione tra acido lattico e cellulite; in quest’ottica, alcuni consigli cui fa riferimento la lettrice recitano testualmente:

“Regolare lo sforzo fisico tra il 60-70% della propria massima frequenza cardiaca (numero di pulsazioni al minuto). Utilizzando questa frequenza si dà anche modo all’organismo di utilizzare a scopo energetico una miscela di zuccheri e grassi, mentre a velocità superiori la fonte energetica è data quasi esclusivamente dagli zuccheri.

L’intensità di lavoro che non va comunque oltrepassata è quella che permette di dialogare con un partner senza affanno, ovvero non va superata la soglia di piacevole affaticamento che prelude alla stanchezza…

Omissis…

L’utilizzo del carico naturale o dei sovraccarichi (pesi liberi, macchine, elastici ecc.) può essere mirato ad esaltare diverse capacità neuromuscolari. Se si vuole attuare un’azione preventiva all’instaurarsi della cellulite è necessario un programma che migliori il tono muscolare (muscoli “sodi”) e nel contempo permetta un ricambio ottimale a livello cellulare.

Pertanto va scelto un carico e [vanno] attuati dei recuperi che non contrastino il continuo afflusso sanguigno ai muscoli ed evitino il formarsi di tossine e acido lattico…

Omissis…

Ogni esercitazione, indipendentemente dall’attività prescelta, dovrà svolgersi per un tempo prestabilito (mediamente 30-40 minuti) con alternanza tra ritmo molto blando e intensità prevista (es.: se si è scelta la corsa a piedi o il tapis roulant, alternare momenti di passo a momenti di corsa)“.

cellulite

La cellulite è un’alterazione del tessuto sottocutaneo che colpisce il 90% delle donne italiane

 

Sinteticamente: blanda intensità di lavoro –> nessun accumulo di acido lattico –> niente cellulite.

Tutto ciò è molto intrigante, viene però da chiedersi perché le atlete professioniste che fanno mezzofondo (gare fra gli 800 e i 10000 m), abituate a produrre acido lattico in grandi quantità in gara e in allenamento, non abbiano corpi orribili distrutti dalla cellulite, anzi mettano generalmente in mostra corpi stupendi e definiti. La stessa cosa accade in chi fa body building seriamente e lavora tantissimo con i pesi. Quindi:

quello che conta non è l’acido lattico o le tossine che si producono, ma il bilancio globale che dipende anche da quante tossine il corpo riesce a smaltire.

Un esempio numerico può risultare illuminante: un sedentario produce 100 unità di tossine e ne elimina 80, le 20 che restano fanno gravi danni; un mezzofondista o un pesista ne producono 200, ma ne eliminano 195, ne restano solo 5.

Tra le soluzioni proposte dall’articolo, oltre alla già citata blanda attività, troviamo modalità quali la ionoforesi, la mesoterapia, l’ultrasuonoterapia, la laserterapia, l’ozonoterapia, la lipoaspirazione, l’elettrolipolisi, la pressoterapia, il massaggio e l’idromassaggio, i fanghi termali, l’elettrostimolazione…

Da un articolo del genere si può trarre quindi una sola morale:

chi diffonde queste notizie non fa altro che avvicinare la popolazione al low-intensity training e non risolve certo i problemi.

A chi fosse interessato a un approccio meno soft e più diretto consigliamo di leggere il nostro articolo dedicato alla cellulite e, in particolar modo, il paragrafo Come intervenire.

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