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Teoria della scelta razionale

La teoria della scelta razionale è la terza arma della raziologia, necessaria perché le prime due (la logica e la statistica) non bastano. In raziologia essa è un adattamento di analoghi concetti usati in sociologia o in economia, semplificandosi nell’affermazione che

in uno scenario incerto una scelta è razionale se, e solo se, è coerente.

Quindi, in uno scenario incerto, gli strumenti classici (logica, statistica, informazione ecc.) non servono che a mostrare la coerenza della posizione, della scelta. In uno scenario incerto occorre chiedersi cosa si intenda per “coerente”.

La coerenza è l’assenza di azioni contraddittorie dal punto di vista logico o statistico con i dati che abbiamo a disposizione, provenienti dalla nostra esperienza o da fonti esterne.

Questa definizione permette di armonizzare la locuzione “teoria della scelta razionale” con le analoghe definizioni usate in sociologia perché in sociologia è l’insieme di principi secondo i quali l’individuo pondera le proprie scelte in base a un computo autonomo tra costi e profitti delle conseguenze di tale scelta; in altri termini, ritenendo che c’è un prezzo per ogni cosa, l’azione umana sarebbe determinata dal perseguimento di interessi personali. Poiché, per la raziologia un’etica è razionale se è coerente, l’interesse etico soggettivo può essere raggiunto solo in presenza di coerenza. Ecco quindi che negli scenari incerti “conviene” usare la coerenza per decidere “eticamente”.

Si potrebbe obiettare la profonda differenza con la definizione classica: per interesse personale, Tizio potrebbe anche essere in contraddizione con scelte precedenti e nel caso in questione operare senza coerenza. Questa critica si basa però su un’irrealistica etica assoluta secondo cui valutare le azioni di Tizio. In realtà l’etica di Tizio evidentemente si basa sull’assioma “è bene tutto ciò che aumenta la mia ricchezza” e quindi in un caso potrebbe comportarsi compassionevolmente (la sua ricchezza non aumenta granché), mentre in un altro da perfetto egoista.

Dalla logica e dalla statistica alla teoria della scelta razionale

Chi ha una struttura logico-matematica nettamente predominante, di fatto, si limita solo alla prima componente (la logica), quasi pretendendo che tutto possa diventare certo e che ciò che certo non è abbia una connotazione negativa.

Il logico (intendendo con tale termine chi affida il suo potere razionale alla sola logica) ritiene la logica una condizione necessaria, ma anche sufficiente (è questo il suo errore) allo sviluppo delle facoltà razionali. Ciò che sfugge all’oggettività della logica viene declassato, visto come qualcosa di impuro e sostanzialmente imperfetto.

Per capire i limiti del logico pensiamo alle previsioni del tempo. Al giorno d’oggi nessuno può dire con certezza come sarà il tempo domani. La pretesa del logico di avere la certezza che domani non pioverà è piuttosto risibile. Altrettanto risibile è il tentativo di costruire un sistema formale (cioè un alfabeto, una grammatica, un insieme di assiomi e regole -dette regole di inferenza– che permettono di ottenere conseguenze da premesse date) che sia oggettivo e che riesca a dare certezze in ogni azione che facciamo. Tant’è che questi tentativi appaiono alla popolazione come meramente accademici e astratti.

Alcuni logici comprendono che nella realtà viviamo in condizioni non riconducibili a una visione oggettiva perché dominate dalle probabilità degli eventi. Se lancio una moneta ho il 50% di probabilità che esca testa, non posso dedurre logicamente cosa accadrà.

La statistica è la disciplina che ci permette di gestire le probabilità con cui noi conviviamo ogni giorno. Purtroppo la gran parte delle persone non ha cognizioni sufficienti di statistica per non commettere grossolani errori. Ciò è in gran parte dovuto al fatto che nelle scuole dell’obbligo si continuano a insegnare discipline logiche, dimenticando quelle probabilistiche; anche nelle scuole superiori e all’università la statistica è quasi un optional con il risultato che molti affermati professionisti sono, in questo senso, dei perfetti ignoranti. Ricordo ancora con orrore una discussione fra neolaureati al mio primo corso di informatica: tre ingegneri napoletani affermavano con convinzione che conviene comprare i biglietti della lotteria al Sud perché al Sud si vince di più!

Cos’è la teoria della scelta razionale

Gli scienziati usano la logica e la statistica integrandole con i dati sperimentali per fare progressi nella conoscenza delle loro discipline. Tutto ciò è molto stimolante, ma cozza con la realtà quotidiana in cui spessissimo non siamo neppure in grado di definire le probabilità associate agli eventi in gioco. Uno scenario in cui non è possibile definire le probabilità degli eventi coinvolti è detto incerto. Inutile negarlo, viviamo in scenari incerti.

Come è possibile essere razionali in tali scenari? La teoria della scelta razionale afferma che

è razionale chi ha una consapevole coerenza di comportamenti, di preferenze.

Tutto qui? Molti esperimenti hanno a sorpresa dimostrato che è difficilissimo essere coerenti. Partiamo da due scenari di rischio. Provate a rispondere senza leggere il seguito.

Scenario A

1) Hai il 30% di probabilità di vincere 1.000 euro.

2) Hai il 40% di probabilità di vincere 200 euro.

Cosa scegli?

Scenario B

1) Hai il 50% di vincere 1.100 euro.

2) Hai la certezza di vincere 500 euro.

Cosa scegli?

Se si vuole massimizzare il proprio utile è ovvio che si debba moltiplicare la probabilità (per esempio 0,30) per la vincita possibile (1.000). Più alta è l’utilità attesa più valida l’opzione di scelta.

In base a questa strategia, perfettamente razionale, la maggior parte delle persone sceglie 1 nello scenario A; molti di loro però a sorpresa scelgono 2 nello scenario B, anche se 2 ha un’utilità attesa (500 euro) inferiore a 1 (550 euro).

Coloro che hanno scelto 1 nel primo caso e 2 nel secondo si sono mostrati irrazionali. Si potrebbe obiettare che l’esempio è fuorviante perché l’utilità attesa in A è molto diversa fra le due opzioni (300 euro contro 80), mentre in B la differenza è solo di 50 euro. L’obiezione non ha pregio perché per accorgersene occorre conoscere e applicare il concetto di utilità attesa (intuirlo a spanne e sbagliare perché le due opzioni in B sono vicine non è certo razionale), dopodiché la scelta coerente sarebbe comunque scontata, a prescindere dalle cifre in gioco.

I vari manuali di economia comportamentale su cui trovate questo esempio si fermano qui. In realtà, per spiegare l’irrazionalità del comportamento in base alla teoria della scelta razionale (cioè per dimostrare un’incoerenza nelle preferenze) occorre fare ancora un passo.

Infatti, se ci si ferma, l’irrazionalità è tale solo per chi abbia supposto che si debba massimizzare l’utile. Ciò appare “logico”, ma può non essere così per tutti. Infatti per molti conta di più la gratificazione di vincere qualcosa che non la somma vinta. Ecco che nel secondo caso si sceglie 2. Applicando la strategia della gratificazione, nel primo caso questi soggetti avrebbero però dovuto scegliere sempre 2 (40% contro 30%). In sostanza sono incoerenti perché nello scenario A usano un criterio di massimizzazione dell’utilità attesa, nel secondo un criterio psicologico basato sulla gratificazione della vincita.

teoria della scelta razionalePer capire come sia complesso valutare la realtà, occorre anche evidenziare che anche il nostro ragionamento “allargato” vale solo nell’ipotesi che le somme vinte dal soggetto siano piccole rispetto al suo patrimonio, altrimenti per dimostrare la supposta incoerenza delle sue decisioni sarebbe necessario considerare anche la variabile “importanza della somma vinta” (se la soglia che fa scattare il cambio di strategia è 400 euro può essere comunque razionale che si scelga 1 nello scenario A e 2 in quello B).

Lo spirito dell’articolo – Nonostante tutti questi distinguo, è ovvio che moltissime persone rispondono 1 ad A e 2 a B senza neppure aver preso in esame le ragioni con cui decidono. In altri termini, l’utilità attesa non è certo l’unica possibilità di strategia coerente (se ne possono descrivere decine, fissando opportunamente le condizioni al contorno), ma in genere chi risponde 1 ad A e 2 a B non ha una strategia a priori (si noti il termine consapevole nella definizione di soggetto razionale), ma, quando viene sottolineata la sua incoerenza, tenta di trovare una “giustificazione” a posteriori.

Per esempio, si potrebbe proporre che, se si deve scegliere tra un rischio e un altro rischio si sceglie il rischio più conveniente, ma se si deve scegliere tra il rischio e la certezza si sceglie la certezza; ma allora di fronte a questa scelta:

1) Hai il 99% di vincere un milione di euro

2) Hai la certezza di vincere 1 euro

si dovrebbe scegliere 2, coerentemente con la strategia 2???? Io dubito fortemente che qualcuno lo faccia!

Incertezza dominante?

Negli scenari incerti cosa ce ne facciamo della logica e della statistica? Servono per verificare la coerenza della soluzione proposta, coerenza che in base alla teoria della scelta razionale è il fattore più importante. Supponiamo che si ipotizzi l’esistenza dei fantasmi (e che si ammetta l’esistenza dell’anima). Un sostenitore formula questo scenario: “se l’anima muore allora diventa un fantasma”. Il primo passo è già un capitombolo perché la deduzione (elemento tipicamente logico) non è provata. Come se io dicessi: “Mario è un brav’uomo quindi mi stima”. Questo semplice esempio dimostra che la coerenza richiesta dalla teoria della scelta razionale è tutt’altro che facile da ottenere e non è semplice costruire teorie fantasiose e poco sensate che “reggano” l’urto della razionalità.

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