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Resilienza

La resilienza è un concetto comune a molte discipline, anche se oggi è più diffusa la sua accezione nel campo della psicologia. Il termine è mutuato dall’ingegneria: la resilienza è, infatti, la capacità meccanica di un materiale di assorbire energia durante una deformazione elastica. In seguito a tale deformazione il materiale ha più o meno capacità di resistere: misurando l’energia necessaria per portare un campione del materiale alla rottura si ottiene una stima della sua resilienza, che è quasi sempre funzione della temperatura.

Lo stesso concetto è riportato similmente in campo economico: un sistema sarà tanto più resiliente quanto più in grado di reggere l’urto di una serie di eventi negativi, per esempio una crisi finanziaria.

Esiste anche una definizione di resilienza sociale, cioè la capacità di gruppi d’individui o comunità di far fronte a cambiamenti sociali, politici e ambientali.

I concetti di resilienza economica e sociale sono stati messi in relazione in un famoso saggio di N. Adger (“Social and ecological resilience: are they related?“) pubblicato nel 2000 su Progress in Human Geography. L’autore è uno studioso di geografia sociale; nell’articolo si cita anche la definizione di resilienza ecologica, una caratteristica degli ecosistemi di tornare e mantenersi in equilibrio a fronte di un disturbo, una minaccia o un cambiamento.

Il riferimento al concetto di cambiamento, in questo caso visto come perturbazione e fonte di stress, è del resto stato attribuito allo stesso Darwin, nell’affermazione secondo la quale “non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento” (anche se in realtà la frase non è presente in nessuno dei suoi scritti e oggi si tende a non attribuirla più al celebre biologo britannico).

Come si vede, il concetto di resilienza è presente in molte discipline, ma è in campo psicologico che oggi viene più spesso utilizzato, ponendo al centro della definizione la persona.

Resilienza: significato in psicologia

I primi studi in campo psicologico sulla resilienza risalgono al 1992, quando all’università di Davis (California), iniziò una ricerca, sotto la supervisione di Emma Werner, su quasi 700 neonati dell’isola Kauai, nell’arcipelago delle Hawaii. Lo studio aveva lo scopo di fare previsioni sullo sviluppo di problemi psicologici a fronte di fattori di rischio identificati dagli studiosi: nascita in povertà, malattie mentali, famiglie con storie di dipendenza o violenza domestica.

Lo studio aveva previsto che, dei 700 soggetti analizzati, circa il 28% avrebbero sviluppato difficoltà di apprendimento e adattamento sociale. Le previsioni furono confermate solo in parte, perché circa il 10% dei neonati considerati a rischio era cresciuto senza difficoltà psicologiche personali e di relazione.

Gli studiosi cominciarono quindi a chiedersi cosa rende più forti le persone di fronte ad eventi negativi e quali caratteristiche devono avere per resistere meglio a condizioni iniziali penalizzanti. Nacquero così le prime ricerche psicologiche sul concetto di resilienza. La resilienza è la capacità di un individuo ad adattarsi bene agli eventi negativi della vita: un trauma psicofisico, un lutto, una grave malattia o la perdita del lavoro.

Spesso capita di vedere persone che affrontano lo stesso evento (per esempio, la perdita di lavoro) in modo completamente diverso: l’evento è il medesimo, ma cambia la reazione dell’individuo. Chi possiede una buona resilienza riesce ad affrontare esperienze difficili e a superarle. Ciò non significa non soffrire o non provare dolore e tristezza: nonostante le avversità e il disagio emotivo e psicologico derivante, una persona resiliente riesce a superare il trauma. Un’altra espressione usata spesso è capacità di superare una crisi, ove il termine crisi indica una rottura, un cambiamento (ovviamente traumatico).

Studi di psicologia hanno evidenziato che una persona che mostra una dose significativa di resilienza possiede alcune caratteristiche distintive, tra le quali:

  • saper costruire relazioni durature all’esterno della famiglia basate su reciproca fiducia.
  • Essere in grado di realizzare piani realistici e di adottare misure per metterli in pratica.
  • Possedere buona autostima.
  • Possedere una buona capacità di comunicazione.
  • Essere in grado di controllare sentimenti e impulsi (ved. Ragione e sentimento).

Come aumentarla?

Esattamente come l’intelligenza, anche la resilienza può essere sviluppata e migliorata, con pensieri e comportamenti in grado di aumentare la resistenza alle avversità.

Come riuscire a sviluppare queste capacità? Innanzitutto occorre evitare di isolarsi, ma continuare a coltivare le buone relazioni con familiari stretti o cari amici, anzi, se possibile intensificare i rapporti con le persone importanti della nostra vita. Non ci si deve vergognare nell’accettare aiuto e sostegno perché ciò rafforza la capacità di recupero dopo il trauma.

resilienza - significato - come aumentarla

La resilienza è la capacità di un individuo ad adattarsi bene agli eventi negativi della vita (credit: stock.adobe.com)

Il secondo punto importante è accettare la crisi, in altre parole capire che possono accadere eventi spiacevoli, senza però considerarli necessariamente come un problema insormontabile. Occorre accettare il fatto che i cambiamenti sono una parte della vita, e alcuni di questi non possono essere controllati o modificati; concentrarsi invece sugli aspetti e circostanze che si possono modificare, può essere una valida strategia.

Per aumentare la resilienza è quindi fondamentale, a fronte di un evento negativo, spostare l’attenzione verso obiettivi realistici, da perseguire poco per volta, accontentandosi anche di piccoli miglioramenti. L’errore da non fare è quello di ignorare o negare le difficoltà o la realtà, o di minimizzarne gli aspetti negativi. Al contrario, una persona resiliente riesce a trovare la forza per andare avanti, pur essendo consapevole della sofferenza vissuta; la fonte di stress è quindi un’opportunità per rafforzarsi e migliorare la fiducia in sé stessi.

In questo processo di miglioramento della propria resilienza è importante avere un’alta tolleranza alla frustrazione, intesa come la capacità di saper aspettare per godere di una gratificazione, che può essere dilazionata (spostata nel tempo) nello sforzo di perseguire i propri obiettivi. Questi ultimi non devono essere vaghi, ma specifici, graduali e realistici, e al tempo stesso sfidanti.

La capacità di tollerare la frustrazione permette anche di “assorbire meglio il colpo” a fronte di disagi, sconfitte e fatiche.

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