Vasco Rossi è un cantatutore italiano. È nato a Zocca (MO) il 7 febbraio 1952. Quando ancora era un bambino viene iscritto a una scuola di canto e lì inizia ad appassionarsi alla musica. Dopo aver ottenuto la licenza media, i suoi genitori lo iscrivono a un collegio diretto da salesiani, ma l’esperienza è piuttosto traumatica e il padre lo iscrive a un istituto tecnico commerciale del capoluogo emiliano. Nel 1972 si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio dell’università di Bologna; due anni dopo cambia però facoltà scegliendo quella di Pedagogia.
I suoi primi veri passi nella musica risalgono al 1975; inizia una carriera da dee-jay che gli dà una certa notorietà. Due anni più tardi incide il suo primo disco (un 45 giri) e nel 1978 esce il suo primo album che però ha scarso riscontro commerciale. L’anno dopo pubblica il suo secondo album che va meglio del primo, ma le vendite non sono niente di eclatante. Nel 1980 esce il suo terzo album (Colpa d’Alfredo), un po’ penalizzato dalla censura di diverse radio, ma il nome di Vasco comincia a varcare i confini regionali. Molto più successo degli altri ha il suo quarto album, Siamo solo noi, del 1981. Vasco è ormai noto a livello nazionale, non solo per la sua musica, ma anche per i suoi eccessi (alcol e droghe).
Una notevole svolta alla sua carriera la dà la partecipazione al festival di Sanremo del 1983; è in quell’occasione che Vasco presenta la sua canzone forse più nota Vita spericolata, ormai un classico della musica leggera italiana.
Il successo di Vasco Rossi, aldilà del suo discutibile stile di vita, è innegabile e tuttora è una delle rockstar italiane più apprezzate, tant’è che è uno dei pochi musicisti italiani che può permettersi di organizzare concerti negli stadi con la certezza di fare il tutto esaurito.
La sua vita sentimentale è stata piuttosto movimentata (ha tre figli avuti da madri diverse), ma è dal 1988 che ha una relazione stabile con Laura Schmidt.
Nel periodo 2011-2013, oltre che per la sua musica, Vasco Rossi ha riempito le cronache per i suoi problemi di salute che avevano preoccupato non poco i suoi tantissimi fan. Attualmente Vasco sembra aver recuperato completamente lo stato di forma.
Nel 2017 pubblica il libro XL 40 anni di canzoni (con i miei commenti) mentre del 2019 Nonstop è l’instant book scritto in collaborazione con il giornalista Monina:
La discografia del musicista modenese è piuttosto nutrita; ecco l’elenco dei suoi album in studio aggiornata al maggio 2020:
- 1978 – … Ma cosa vuoi che sia una canzone…
- 1979 – Non siamo mica gli americani
- 1980 – Colpa d’Alfredo
- 1981 – Siamo solo noi
- 1982 – Vado al massimo
- 1983 – Bollicine
- 1984 – Va bene va bene così
- 1985 – Cosa succede in città
- 1987 – C’è chi dice no
- 1989 – Liberi liberi
- 1993 – Gli spari sopra
- 1996 – Nessun pericolo… per te
- 1998 – Canzoni per me
- 2001 – Stupido hotel
- 2004 – Buoni o cattivi
- 2008 – Il mondo che vorrei
- 2011 – Vivere o niente
- 2014 – Sono innocente
- 2016 – Vascononstop
Il giudizio del Neocinismo
Vasco Rossi è la stella della musica leggera italiana sicuramente più amata. Questa considerazione porta con sé un giudizio poco lusinghiero sulla nazione Italia. Non è un segreto, basta andare su Facebook e verificare i fan del Vasco nazionale per capire che almeno un 30% degli italiani né dà una valutazione positiva come personaggio e come uomo. Giornalisti gossipari come il mitico Signorini lo hanno dipinto come anima dei sentimenti degli italiani e ammiratori “senza se e senza ma” hanno coniato slogan epici (il più allucinante: “Dio in cielo, Vasco in terra“).
Personalmente ritengo Vasco Rossi un indicatore esistenziale: chi ne è fan, è molto probabilmente irrecuperabile. Il perché è chiaro a chi conosce il Neocinismo: nelle canzoni di Vasco c’è l’esaltazione delle proprie scelte esistenziali, senza la minima propensione all’autocritica; tutto accade per colpa altrui, del destino o di chissà chi, il senso della vita non c’è e quando finisce la gioventù (una fortissima condizione facilitante) ci si ritrova sperduti (Liberi liberi).
A differenza di altre rockstar “maledette”, Vasco si ritiene un essere normale (e ha ragione), ma si assolve in toto, senza il minimo sforzo di capire che i “valori” che lo facevano andare al massimo, passata la giovinezza lo fanno solo deragliare.
A differenza di altre rockstar (come Ligabue) nelle prime canzoni di Vasco, quelle che ne hanno creato il mito, non c’era la minima sensazione di essere dei “fuori dal mondo”, anzi c’era la pietosa illusione di poter andare a gonfie vele. Poi gli anni sono passati, la sua generazione è invecchiata con lui e con lui si sta spegnendo.
Per capire come Vasco sia l’anti-Well-being per eccellenza, basta riferirsi alla sua canzone Vivere che tocca i massimi livelli dell’abbrutimento psicologico: vivere è un po’ come perder tempo… Oggi non ho tempo… oggi voglio stare spento. Che bella vita!
Svogliati, dissoluti, romantici delusi (per chi non mi segue, i termini sono relativi a personalità del Neocinismo) hanno avuto come faro un modello di vita che a Vasco può aver dato successo, fama e denaro, ma agli altri sicuramente non ha dato nulla; anzi, ora si accorgono che la felicità su quella strada era una chimera irraggiungibile anche per il loro guru.
No, Vasco! No: gli antidepressivi non sono la soluzione, una grande rockstar scriverebbe la sua ultima canzone dal titolo Ho sbagliato troppo e ho gettato la mia vita. Solo così potrebbe avere la dignità di rivolgersi ai suoi fan, illusi per una generazione di essere sulla strada giusta.