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Natura

Una definizione ristretta di natura (che esclude l’uomo e l’opera dell’uomo) è che

la natura è l’insieme di tutto ciò che esiste sul pianeta Terra, a prescindere dall’uomo e dalle sue azioni.

Così non possiamo considerare natura né una grande città né un pozzo per l’estrazione del petrolio.

Circa il concetto di azione umana si potrebbe discutere sulle azioni agricole. Tali azioni originariamente (diciamo fino al XIX sec.) erano abbastanza ininfluenti sull’ambiente; attualmente purtroppo non è più così e l’azione agricola dell’uomo in molti Paesi ha modificato pesantemente l’ambiente, di fatto introducendo una natura artificiale. Si pensi per esempio all’Italia di duecento anni fa e la si confronti con quella attuale, scoprendo quante zone paludose sono state bonificate o quante foreste sono andate distrutte; ancora oggi in molte zone prosegue l’opera di deforestazione con i boschi (comunque agricoli) di pioppi sostituiti da coltivazioni economicamente più vantaggiose.

La difesa della natura

L’ecologia e i movimenti ambientalisti stanno difendendo la natura dagli attacchi dell’uomo; una visione moderna dell’ecologia è descritta nella sezione Ambiente. In particolare, si sostiene che senza una limitazione dell’antropentropia la natura, questione di decenni, sarà spacciata.

Ma perché la natura è così importante? In fondo ci sono persone che vivono benissimo nelle grandi città dalle quali escono solo nei periodi di vacanza, fra l’altro magari andando in altre località turistiche superaffollate. La tesi che questo sito sostiene è che

la natura è importante perché è una grande condizione facilitante la semplicità della persona

e la semplicità è uno dei tre valori (semplicità, onestà e bontà) che caratterizzano la top person.

Chi ha uno spirito verde è meno incline a cedere a condizionamenti coma l’accumulo di denaro, la fama, il successo, la carriera, partendo da valori tipici di un ambiente dove tali pseudovalori (tipicamente umani!) non ci sono. In altri termini, è molto più immune dalla personalità critica dell’apparente, è più semplice spontaneo e per l’appunto… naturale!

Ma cosa vuol dire apprezzare la natura e l’ambiente?

Innanzitutto conoscerla. non a caso uno dei requisiti degli oggetti d’amore è la conoscenza. Non ci si può definire ambientalisti solo perché si apprezza (e si vuol salvaguardare) un bel paesaggio senza conoscerne i dettagli. “È bellissimo vedere il cielo al tramonto solcato dal volo di un gabbiano”. Se in realtà il gabbiano in questione (per lo più bianco) è un cormorano (nero), beh si capisce che l’apprezzamento è solo estetico e probabilmente se nel cielo volava un uccello finto, motorizzato, il nostro presunto ambientalista non se ne sarebbe accorto.

naturaL’amore estetico della natura è per sua natura fragile, paragonabile a chi resta estasiato di fronte a un quadro famoso di un museo, ma non sa nulla di storia dell’arte e non saprebbe distinguere quell’originale da una pessima imitazione.

L’amore estetico è talmente fragile che usualmente chi lo predica deroga facilmente dalla difesa ambientale per interessi personali, per cui approva una nuova comoda strada, si costruisce la villa in campagna distruggendo un pezzo di verde, è favorevole a nuovi grandi insediamenti commerciali o industriali solo perché migliorano l’economia ecc. Insomma, applicando il suo presunto amore per la natura nel giro di decenni la situazione sarebbe decisamente compromessa.

Quindi amore per la natura significa conoscerla e difenderla stabilmente. In questa difesa gli ambientalisti hanno commesso alcuni gravi errori e continuano a commetterne.

L’errore principale è aver santificato la natura sempre e comunque, un atteggiamento che a molte persone risulta indigesto e inaccettabile. Il punto è trattato nel prossimo paragrafo, I limiti della natura.

Il secondo consiste in una località dell’azione senza avere un’azione globale che dia credibilità all’azione ambientalista. Per esempio se si deve lottare contro una discarica spesso sono gli abitanti del posto (molti ambientalisti dell’ultima ora) che fanno manifestazioni o proteste; ogni volta sembra che ci siano degli interessi personali in gioco e che quindi ci si muova in una logica di comodo. Manca un manifesto su cosa NON si deve fare perché la natura sia difesa e conservata. Ogni volta si deve discutere e in questa discussione mancano ragioni ideologiche di base. Personalmente sono contro il consumo di suolo, ciò significa che a Bolzano come a Enna, se si vuole costruire si deve farlo sul costruito recuperando arre dismesse. Stop.

Il terzo errore è non avere una vera priorità nell’azione, confondendo spesso simboli con situazioni concrete; per capirci si lotta perché una quercia secolare non venga abbattuta quando poi a pochi chilometri di distanza viene costruita una superstrada.

L’ultimo è la deviazione verso azioni che con la difesa della natura nulla c’entrano. Per esempio l’attenzione all’inquinamento delle città. Paradossalmente per la natura, rispetto alla situazione attuale, sarebbe meglio una grande città di 60 milioni di abitanti che coprisse tutta la provincia di Milano inquinata come Pechino con il resto dell’Italia in contaminata. La città sarebbe invivibile, ma questo è un problema degli uomini e risolvere il problema (che va risolto!) non aiuta più di tanto la natura. Un secondo esempio è dato dall’azione animalista contro la caccia. Se difendere specie che vivono e nascono libere fa parte della difesa dell’ambiente, non lo è vietare la caccia anche ad animali allevati (certo anche in questo caso un animalista ha diritto alle sue posizioni, ma con la difesa dell’ambiente nulla c’entra il divieto a cacciare un fagiano allevato e liberato dal cacciatore stesso).

I limiti della natura (appello alla natura)

Come sempre, la persona dotata di spirito critico deve evidenziare anche i limiti di ciò che ama o apprezza. In altri termini, innamorarsi in modo irrazionale di qualcosa non è amore, è una dipendenza.

In particolare, si deve evitare di incorrere nella fallacia naturalistica (appello alla natura):

tutto ciò che è naturale è buono.

La natura suscita una grande influenza su molte persone e su molti ambientalisti, tanto che si è diffusa la credenza che tutto ciò che è naturale sia buono. In realtà solo chi non ha una mentalità moderna e scientifica può credere a questa semplicistica affermazione.

Se è vero che il grosso merito dell’ecologia è aver dimostrato che la natura è un bene a cui l’uomo può rinunciare solo perdendo una parte di sé stesso, tuttavia l’entusiasmo di chi vuole tornare alla natura per trovare la felicità sarebbe giustificato solo se la natura fosse completamente buona, un dio a cui l’uomo deve amore e rispetto, ottenendo in cambio un’esistenza felice.

Moltissime sono le sostanze naturali che sono tossiche o fanno male; anche il caffè ha per l’uomo una dose letale (corrispondente a circa 120 caffè) e in molti individui ha spiacevoli effetti collaterali; un’eccessiva esposizione al sole aumenta la probabilità di cancro alla pelle. Si potrebbe continuare all’infinito per smontare l’uguaglianza naturale=buono.

Dopo gli anni dell’euforia iniziale, ora anche il mondo del naturale a oltranza incomincia a mostrare qualche crepa, a dimostrazione che fra naturale e tecnologico il male non è da una parte sola. Infatti è piuttosto facile dimostrare che molti effetti negativi dovuti al progresso incontrollato si possono ottenere anche dal naturale: se si brucia plastica si ottiene diossina, ma la si ottiene anche se si brucia un albero!

Purtroppo la natura e le sue leggi non sono interessate al singolo individuo, ma alla specie. Alla natura non interessa il deforme Giacomo Leopardi con la sua sensibilità e le sue tragiche sofferenze, alla natura interessa l’uomo come specie animale. Chi crede per esempio che con rimedi naturali si possa curare tutto non ha capito che la natura non vuole salvare il singolo individuo, anzi la morte fa parte del disegno per la salvaguardia della specie, e che quindi non può certo mettere a disposizione dei rimedi con cui il singolo possa prolungare oltre il lecito la sua esistenza. È quindi compito dell’uomo andare al di là della natura e salvaguardare l’individuo. In Italia la vita media agli inizi del 1900 era di 43 anni. Dopo un secolo gran parte dei sostenitori della vita naturale come la migliore possibile (alcuni sarebbero già morti) ha di fronte a sé almeno mezzo secolo di vita proprio grazie a quella scienza che rinnegano.

Sperando che il naturale li salvi, molti scelgono stili di vita che alla maggior parte delle persone appaiono incomprensibili; per esempio sul piano salutistico abbandonano la medicina tradizionale per affidarsi a quella alternativa. Per capire come tale tentativo sia molto superficiale, leggete Le medicine alternative o Due test per il terapeuta alternativo.

Se ancora non siete convinti che l’equivalenza naturale=buono sia sbagliata, riflettete:

come può la natura essere completamente buona, visto che ci fa invecchiare e morire?

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