La strategia del traguardo è una delle tre scelte lavorative che il Well-being promuove, sicuramente quella più affascinante. Le altre due (quella dell’artista e quella libertà) possono essere valide alternative, ma le tre strade devono essere facilmente comprese. Rimandando all’articolo sul lavoro per la loro definizione, in questa sede ci concentreremo sulla strategia del traguardo.
Diciamo prima cosa non è. Non vuol dire “pretendere” di arrivare a 30-40 anni e vivere di rendita! Questo è un errore molto comune fra i giovani che avvertono la pesantezza del lavoro e si angosciano per il fatto che per loro il traguardo non arriverà mai o arriverà troppo tardi.
“Strategia del traguardo” vuol dire fare scelte di vita (sia lavorative sia no) che consentano di andare in pensione decisamente prima dell’età pensionabile. Decisamente prima vuol dire andarci a 30 anni (si devono avere enormi condizioni facilitanti), a 40, a 50 o a 55. L’obiettivo è quello di godersi poi la vita: ora che la vita media si è allungata è molto diverso andare per esempio in pensione a 65 anni o a 55. Se la vita media è 80 anni, vuol dire godersi la vita solo per 15 anni o per 25, oltre un 60% in più. Figuriamoci poi se si va a 50 o a 40…
Come si attua la strategia del traguardo?
“Strategia del traguardo” vuol dire fare scelte di vita che consentano di andare in pensione decisamente prima dell’età pensionabile (credit: stock.adobe.com)
Il meccanismo è abbastanza facile: il traguardo è rappresentato dalla disponibilità economica che, sommata alla pensione (e all’eventuale liquidazione), consente di avere un tenore di vita accettabile fino alla fine dei propri giorni. Senza un dato numerico, il discorso resta abbastanza fumoso. I conti ognuno può farseli da sé (nel caso dei lavoratori dipendenti si devono conteggiare nel patrimonio le eventuali liquidazioni), ma, per dare una traccia, è ovvio che, se possiede un patrimonio di 400.000 euro una coppia, può tranquillamente andare in pensione a 50 anni (per un single ne bastano 250.000), vedasi l’articolo Andare in pensione prima. Euro più euro meno, chi contesta questa affermazione probabilmente non ha una vita abbastanza semplice.
Quali sono i requisiti per avere tale patrimonio?
- Avere una propensione alla semplicità di vita.
- Avere propensione al risparmio.
- Avere un’attività lavorativa sufficientemente redditizia; il titolo di studio aiuta perché è evidente che un professionista ha maggiori possibilità di un semplice operaio. Nel caso di lavoro dipendente il titolo di studio aiuta maggiormente (è una condizione facilitante); nel caso di lavoro autonomo il titolo di studio aiuta sempre, ma è meno facilitante perché anche chi non ne ha uno eccelso può guadagnare bene se, nel suo lavoro, diventa molto bravo (pensiamo a un artigiano, a un cuoco o a un commerciante con un grande senso degli affari). Si deve notare che il concetto di “redditizia” può implicare una crescita professionale che può durare anche una decina d’anni.
- Mettere da parte, diciamo, 20.000 euro all’anno; tale somma può essere inferiore nella fase di “gavetta” e superiore quando l’attività va a gonfie vele.
- Fare scelte di vita che consentano il punto 4. Ovvio che se noi o il coniuge pretendiamo un alto tenore di vita, se si fanno 3-4 figli ecc. il punto 4 diventa molto difficile da realizzare (portare un figlio alla laurea costa 250.000 euro circa; fra l’altro, avere figli in tarda età e quindi ancora non autosufficienti quando c’è in vista il traguardo di fatto differisce la meta).
Il punto 3 è fondamentale: chi pensa di vivacchiare al lavoro e arrivare al traguardo, o di fatto è già molto facoltoso o non ha possibilità. Il massimo impegno è quello che massimizza gli utili e quindi gli accantonamenti.
Da un’analisi della ricchezza individuale, circa il 25% della popolazione, rispettando i punti 1-4 potrebbe scegliere la strategia del traguardo a 50 anni o meno; in realtà solo il 2-3% lo fa.
Il motivo è che la stragrande maggioranza della popolazione sceglie la strategia del carcerato.