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Inibiti

Il sesso o i genitori (ricordate Psyco?) sono i padroni più comuni degli inibiti, ma lo possono diventare qualunque persona o idea dominante: gli inibiti ne sono schiavi in modo patologico senza alcuna capacità di ribellione.

L’inibito è colui che non vive una parte della sua personalità perché totalmente schiavo di una persona o di un’idea.

Le tipologie di inibiti

Ovviamente, a seconda dell’idea o della persona che li schiavizza, possiamo avere diverse forme di inibizione. Di gran lunga, le più comuni tipologie sono quella sessuale e quella familiare.

Ogni inibito può poi vivere la sua inibizione attivamente o passivamente.

Gli inibiti passivi di solito sono consci della loro schiavitù (per esempio l’incapacità di vivere liberamente la loro sessualità), mentre quelli attivi si ritengono perfettamente normali e non si accorgono che la loro dipendenza (per esempio tutti coloro che non hanno effettuato il distacco dai genitori) penalizza la qualità della loro vita.

La diagnosi differenziale

Occorre comprendere la profonda differenza fra l’inibito e il debole nel quale comunque esiste un minimo di forza con cui si oppone a chi, o cosa, cerca di dominarlo (anche la fuga, classica nel debole, richiede una certa forza). Nell’inibito la forza è nulla.

Il concetto di “idea dominante” è presente anche nel romantico, ma in quest’ultimo l’idea dominante dà forza e slancio, mentre nell’inibito non modifica di una virgola la sua energia vitale.

La qualità della vita

Un termine alternativo di uso comune è “succube”. La forza nulla può tradursi in un’autostima che in certi contesti (per esempio familiare o sessuale) è veramente bassa.

Ciò si tramuta in forti sensi di colpa ogni volta che l’inibito sbaglia, viene accusato, fallisce. L’esempio classico è quello del ragazzo che si uccide per aver danneggiato la macchina del padre, caso limite di tutti quei figli che non riescono a guardare il mondo con i loro occhi, ma passano sempre attraverso gli occhi e i giudizi dei genitori.

La personalità dell’inibito è molto più comune di quanto si pensi perché sesso e famiglia sono tradizionalmente legati al concetto di limitazione della libertà. Quando il soggetto non riesce a elaborare (per ragioni etiche, religiose, sociali ecc.) una giusta comprensione di questa limitazione e l’accetta invece come totale e come stato naturale delle cose, ecco che diventa un inibito. La sua vita diventa quindi regolata dalla strategia del “non posso…”. A poco servono le condizioni facilitanti che annegano nella mancanza di libertà.

inibiti

Gli inibiti si autocensurano su un argomento o su una critica a persone

È una personalità dalla quale non è facile uscire. Si possono adottare due strategie, entrambe molto pericolose. La prima consiste in una riprogrammazione dell’individuo. Poiché in genere l’inibito è abbastanza incline a subire lavaggi del cervello, esiste la possibilità teorica di riprogrammarlo, ma in genere i successi sono temporanei, distrutti da nuovi lavaggi negativi.

La seconda strategia è quella di guidare la sua ribellione a ciò che lo domina, creando un minimo di forza con la quale per lo meno si possa tentare di cambiare la personalità da inibita a debole.

Si deve mettere in discussione con forza, ma con calma, il “padrone” dell’inibito, usando strategie dirompenti: “perché il sesso è peccato?”, “sono maggiorenne, perché devo obbedire ancora ai miei genitori?”, “perché mia madre deve rovinare il mio matrimonio?”, “perché devo accettare le idee di mia suocera?” ecc. Ovvio che si deve essere in grado di controllare la reazione, trasformandola in una presa di coscienza piuttosto che in una guerra contro i vecchi padroni.

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