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Impegno sociale

Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione (Edmund Burke)

L’impegno sociale può essere compatibile con la crescita individuale che propone il Neocinìsmo? Sicuramente sì, anzi, deve esserlo! Infatti alla domanda: “La dimensione sociale del Neocinismo non rischia di dare troppo rilievo a chi fa parte del nostro mondo neutro?” si deve rispondere: “L’azione sociale non c’entra nulla con l’amore; non si tratta di riproporre il vecchio adagio di amare tutti (e quindi anche il mondo neutro), ma di organizzare la società in cui si vive per viverci ancora meglio“.

Il Neocinismo è reso possibile da condizioni sociali avanzate; limitarsi a servirsene è sicuramente un atto individualistico che pone un freno alla propria crescita e ciò per il Neocinismo è un limite della persona. Ovviamente

(1) l’impegno sociale non deve penalizzare la qualità della propria vita e quindi deve armonizzarsi con la propria esistenza.

Trovare questa armonia non è sicuramente facile, ma è tipico della persona intelligente. Vediamo alcune situazioni non ottimali.

L’arrivato (felice) – Non fa nessuna attività di promozione, tanto lui è felice. È una persona miope e lo è quanto più è giovane. In una generazione il salto sociale è enorme. Se ha 80 anni la sua posizione è ragionevole, ma se ne ha 25, pensi a come era la società nel 1960 e capirà che in 50 anni sono cambiate tantissime cose che hanno permesso un significativo cambiamento.

L’arrabbiato (insofferente) – Non gli va bene nulla, la società è uno schifo, vorrebbe cambiare tutto (alcuni arrabbiati sono “rivoluzionari”). Non si accorge che la maggioranza della popolazione non la pensa come lui (a differenza di quanto accade per le grandi rivoluzioni) e quindi la sua azione è destinata a non ottenere alcunché di significativo. Per di più, la qualità della sua vita è scadente, visto che non sa adattarsi al mondo in cui vive, ma pretende che questo si adatti al suo ideale di mondo.

Il martire sociale – Il martire sociale può essere definito semplicemente come colui che antepone il bene della comunità o della società in cui vive alla propria qualità della vita. Spesso sono i condizionamenti ricevuti che indirizzano la personalità verso il “martirio”: la necessità di avere una società giusta, di fare del bene, di eliminare la povertà, di promuovere il processo culturale ecc. sono valori che il martire sociale amplifica, ottenendo in cambio un’autostima forte basta su valori che per lui sono eccelsi.

impegno sociale

L’impegno sociale: il giusto equilibrio fra società e qualità della vita del singolo cittadino.

Valgo perché mi basta promuovere il progresso sociale per sentirmi buono. Questa idea irrazionale è tipica del patosensibile idealista, ma può anche essere di derivazione romantica o semplicistica. L’irrazionalità dell’idea consiste nel fatto che il martire sociale non verifica minimamente se il progresso che lui auspica è fattibile in tempi brevi, se è libero da penalizzazioni gravi alla sua vita e se soprattutto non diventa una condizione necessaria alla sua felicità.

Probabilmente questo è il punto più critico perché il martire tende a diventare un utopista (quando continua ad agire differendo a un tempo imprecisato la riscossione del frutto delle sue azioni) oppure un insoddisfatto quando si rende conto che la società, nonostante i suoi sforzi, non è come vorrebbe. Solo se non è dotato di molto spirito critico si saprà accontenterà di successi modesti.

Poiché in genere non è un insofferente, raramente il martire sociale diventa un arrabbiato sociale.

Il “buon” politico

L’impegno sociale non può prescindere dalla comprensione di chi sia il politico.

I politici sono lo specchio della società; sostanzialmente si possono identificare principalmente diverse motivazioni che portano una persona a fare politica:

  1. Il desiderio di arricchirsi a spese della società
  2. Il senso di potere
  3. L’ambizione personale
  4. La comunanza di idee con un insieme di persone
  5. La promozione dei propri ideali.

Tali motivazioni possono essere prevalenti, ma nel singolo politico convivono con un indice percentuale che modula l’azione del politico; ovviamente alcune componenti possono essere nulle o trascurabili, ma è bene evitare di pensare che un politico sia monodimensionale.

Dal punto di vista etico, l’elenco è in ordine inverso. Se il punto 1 è sempre e comunque da condannare, gli altri vanno attentamente valutati.

Il punto 2 è quello tipico di una personalità dittatoriale; in linea di principio non è detto che faccia danni alla società, esistono anche esempi di dittature illuminate (almeno per periodi più o meno lunghi), dittatori amati dal popolo ecc. In ogni caso il punto 2 è poco compatibile con una visione democratica della società.

Il punto 3 è analogo al 2 con la sola grande differenza che il soggetto rispetta le regole democratiche, magari forzandole dove può nell’ambito della legalità.

Il punto 4 ha diverse valenze; semplificando, ha una valenza parzialmente negativa quando il politico esprime la volontà di una lobby (se vogliamo sindacalisti, associazioni di industriali ecc. fanno una politica di tipo 4), ha una valenza più popolare (o populista che dir si voglia) quando l’insieme di persone è trasversale nella società.

Il punto 5 è tipico del politico idealista. In genere, è un precorritore dei tempi e come tale, destinato al fallimento perché

(2) In politica vince chi ha i numeri.

Sostanzialmente, il politico 5 è destinato ad avere una voce minore nel panorama istituzionale, anche se a volte può spostare equilibri importanti.

Non bisogna confondere il politico idealista con la gran massa di politici che segue a spanne un’ideologia (di destra o di sinistra) perché gli ideali sono ben precisi, sono minimamente inclini ai compromessi, con lo scopo di orientare la società verso punti fermi che per altri politici sono al più punti interessanti.

Impegno sociale: chi votare?

Lasciando a chi vuol far politica il compito di caratterizzarsi a seconda di uno o più dei cinque punti sopraccitati, il singolo cittadino come può impegnarsi socialmente? Quale deve essere il suo impegno politico?

Diciamo subito che in base alla (2) il politico non può che adeguarsi alla media della popolazione e quindi deve essere o adattarsi a essere mediocre (nel senso letterale del termine) se vuol essere trasversale oppure può sposare gli interessi di una parte della popolazione quando questa è abbastanza forte (come numero o come risorse) nella società.

In entrambi i casi, il quadro non è allegro ed è utopistico che un politico riesca ad avere un grande successo facendo fare un veloce e stabile salto nel futuro alla società che controlla, gli esempi storici in questo senso ci sono, ma sono molto rari.

Il singolo cittadino come si interfaccerà dunque con una classe politica che comunque non vede cristallina? Due sono i modi più efficienti:

  1. Si asterrà dal prendere posizione (in altri termini, non voterà).
  2. Sceglierà quel candidato che, in presenza di un problema sociale che ha carattere di emergenza (economia, ordine pubblico, corruzione, diritti civili ecc.), che è cioè diventato una problematica “quotidiana” nella società, ha una posizione vicina alla propria.

Il punto b) deve essere chiaro: emergenza non significa continuare a votare per un politico che rappresenta soluzioni troppo particolari o talmente generiche che di fatto suonano vuote: dobbiamo diminuire la disoccupazione, dobbiamo assicurare la parità fra uomo e donna, dobbiamo garantire la sicurezza dei cittadini ecc. Tutte queste frasi possono essere tranquillamente condivise da tutte le forze politiche e votare un candidato semplicemente perché ci convince di più senza che esso abbia spiegato come fare concretamente per risolvere definitivamente il problema è solo “condizionamento politico”.

Impegno sociale: che fare?

Non ci sono che due strade razionalmente accettabili:

  • si scende in politica;
  • ci si astiene dalla politica e si cerca di cambiare le persone vicine a sé su quei punti che si ritengono validi per migliorare decisamente la società.

Il secondo punto è quello critico per la maggioranza delle persone: parlano di politica spesso rivendendo le idee dei “propri” politici, senza avere cognizione di causa, senza conoscere i numeri coinvolti nei loro ragionamenti, in sostanza facendo solo chiacchiere da bar: la politica diventa come il tifo per la propria squadra di calcio.

Il secondo punto richiederebbe invece che il cittadino diventasse un esperto di ciò che vuole promuovere presso chi gli sta intorno, parlasse con cognizione di causa e si astenesse da una politica a 360 gradi (non è un politico). Il suo scopo è di migliorare i cittadini per alzare il valore medio della popolazione.

Il cittadino impegnato

Con la nascita del mio sito Internet ho scelto di essere un cittadino impegnato. L’attività che svolgo per promuovere idee che io ritengo moderne non penalizza la mia vita [quindi rispetto la (1)] e mi consente di capire meglio la società nella quale vivo con ovvie e positive ricadute sulla qualità della mia vita.

Le caratteristiche del cittadino impegnato dovrebbero essere le seguenti:

  • la preparazione. Non serve una laurea in scienze politiche, in economia ecc. (anzi, con una battuta, a volte è controproducente perché rende l’azione troppo intellettuale o, con un termine neocinico, contemplativa).
  • La coerenza. Sta alla base di ogni credibilità.
  • La forza calma. Fermi e determinati nella propria idea, ma non violenti.
  • Il distacco. Innamorarsi della propria idea è il miglior modo di essere sfruttati, come accade ai volontari; occorre avere la consapevolezza che un’idea cambia veramente la società se entra a far parte di essa, se cioè è pubblica.

Questi primi quattro punti ottengono la massima attenzione sulle persone che ci circondano o con le quali veniamo a contatto.

La luce del progresso. Quest’ultimo punto è forse il più importante perché consente di fare reale proselitismo. In genere cosa si fa? Si vende la nostra idea agli altri che ci sono vicini; di solito gli arrabbiati sociali fanno così, la vendono fino alla nausea, urlando. I risultati sono modesti perché, di fatto, attirano solo quelli che già la pensano come loro.

Mostrare la luce del progresso significa invece mostrare agli altri cosa perdono con la loro posizione (la perdita deve essere misurata con il loro, non con il nostro metro di giudizio!) e perché la nostra risolve i loro problemi.

Occorre partire dai problemi degli altri, non, in modo molto miope, dai nostri!

Facciamo un esempio. I Verdi in Italia non hanno mai ottenuto significativi consensi, a differenza di quanto accaduto in altri Paesi. In Italia i Verdi mi parlano del salvataggio dall’estinzione dell’airone dagli occhi a mandorla o della riduzione dell’inquinamento nelle città: temi lodevoli, ma il primo è troppo particolare e il secondo è talmente generico che ogni forza politica può parlare come loro. Mancano soluzioni e proposte di legge veramente decisive (per esempio, per il consumo di suolo l’adozione dell’antropentropia come parametro per frenare l’espansione edilizia).

In altri termini, mai partire dalla propria idea (soprattutto se è molto innovativa), ma partire sempre dai problemi di quella altrui. Del resto, se io voglio convincere una persona che il sovrappeso fa male, non partirò raccontandogli la mia giornata di sport, ma incomincerò dai suoi problemi, dal suo sentirsi pesante nel salire le scale ecc.


La Carta dei Valori

Il futuro oggi

Il Neocinismo è una strategia esistenziale che vuole portare le persone alla felicità.

Essere felici è possibile

essere felici è possibileNei Paesi più avanzati una piccola percentuale di persone vive una vita pienamente soddisfacente e veramente senza problemi; studiando questo insieme di persone si scopre che non sono la ricchezza, la carriera, il successo o altri miti pseudo-moderni che le rendono felici, bensì scelte esistenziali corrette. Il Neocinismo ti insegna a fare le scelte corrette, eliminando, o per lo meno smorzando, i problemi della tua vita. In questo tuo compito però anche la società nella quale vivi deve fare qualcosa perché gran parte delle scelte sbagliate che avvelenano la vita delle persone sono frutto di pesanti condizionamenti sociali, culturali, familiari.

In altri termini, il nostro Paese potrebbe essere molto più moderno con un ulteriore beneficio per tutti.

Non si può cambiare la società se non si cambiano i singoli individui,

ma i singoli possono cambiare più velocemente in una società più moderna.

Ti proponiamo di riflettere su alcuni concetti che sono tipici del Neocinismo e che sono stati riassunti in una Carta dei Valori. Nella pagina sulla coscienza morale potrai trovare un approfondimento a ognuna delle Regole d’oro.

  1. Sii tollerante della fede altrui: se credi, non parlare in nome di Dio.
  2. Sii dignitoso: se non credi, non fingerti credente.
  3. Migliora la tua intelligenza, allenandola con lo studio e l’esperienza.
  4. La ragione guidi il sentimento su sentieri senza pericolo.
  5. Ama il tuo corpo: non drogarti, non fumare, non ubriacarti, evita il sovrappeso.
  6. Non essere schiavo del sesso.
  7. Il genitore onori i suoi figli.
  8. Sii coraggioso, ma non essere temerario.
  9. Sii autosufficiente: impara a portare da solo il tuo zaino.
  10. Non cercare di possedere la vita di un’altra persona.
  11. Onora la legge: non farti mai giustizia da solo.
  12. Sii onesto: non mentire e non ingannare.
  13. La tua forza sia calma, ricordati che l’ira è la forza degli stupidi.
  14. Ama chi migliora la tua vita e non odiare nessuno; sii grato a chi te l’ha migliorata.

  15. Sii realistico nei tuoi obiettivi, non credere nei sogni.
  16. Non preferire apparire anziché essere.
  17. Sii semplice: né il successo né la ricchezza siano i tuoi padroni.
  18. Difendi la natura dall’egoismo dell’uomo.

Molti di questi concetti ti stupiranno, ma sono semplicemente il futuro.

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