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Caccia: mail e commenti

Articolo generale

Un apprezzamento da un non cacciatore

Salve Roberto, sottoscrivo nella maniera più totale l’articolo da te scritto in risposta alla questione  caccia, sarei contento se pubblicassi la mia e-mail. Cordialmente

Federico Cristiano, guardiacaccia e non cacciatore (provincia di Ancona).

Macellazione dolce

Tu dici: “se si è intelligenti e non si è vegetariani si può essere contro certe forme di caccia, ma non contro la caccia. Credo che ti sbagli, perché dipende dalla motivazione per cui uno è contrario. Se la motivazione è “io non voglio far soffrire gli animali, in senso assoluto”, allora hai ragione tu. Io invece ho questa motivazione: “la sofferenza degli animali andrebbe ridotta al minimo compatibile con la salute dell’uomo”. Quindi sono favorevole a macelli che usino tecniche di uccisione che riducano al minimo il dolore psicologico e fisico (per esempio un ingegnere descritto in un libro di Oliver Sacks aveva proposto una speciale piattaforma, in cui gli animali non si accorgevano se non all’ultimo istante di ciò a cui andavano incontro), solo se e finché riteniamo che un piccolo consumo di carne e pesce sia positivo per l’uomo (es. una persona che per varie ragioni mediche non può assumere altre fonti proteiche, chi desidera proteggere le proprie arterie con i grassi buoni del pesce ecc…).

Penso che tu veda il mondo attraverso la lente della patosensibilità e che la tua vita sia troppo condizionata dal concetto di sofferenza che non è certo il parametro più importante nella visione etica globale.

1) Per la salute umana non è necessario cibarsi di animali, quindi non capisco perché non sei vegetariano. Questo non lo dice solo uno pseudoesperto di alimentazione come Albanesi, ma anche scienziati come il compianto Veronesi che ho sempre stimato. Io non sono vegetariano perché ritengo che ci sia un gap etico fra uomini e animali in genere (vedi l’articolo corrispondente) e che azzerare tale gap sarebbe sensato solo se ciò non comportasse una penalizzazione nella mia vita. Oggi (2016) essere vegetariani è, checché se ne dica, penalizzante perché di fatto i vegetariani non sono ancora riusciti a rendere facilmente attuabile a tutti un modello alimentare vegetariano (anche a causa delle loro divisioni interne, vedasi i vegani che vorrebbero eliminare dall’alimentazione anche latte, formaggi, uova ecc.).

2) Inserire nel proprio modello etico termini come “minimo” rende tutto un arrampicarsi sugli specchi.  Anche le tecniche di macellazione che descrivi sono irrealistiche. Per esempio la persona che per varie ragioni non può assumere altre fonti proteiche può usare latte o formaggi, senza ricorrere alla macellazione; chi vuole proteggere le arterie usando gli omega 3 del pesce dubito che macelli i tonni uno a uno in mare aperto con le tecniche descritte.

3) La sofferenza (e secondo me è il punto più importante) è ininfluente quando l’azione finale è 1.000 volte peggiore. Tu preferiresti essere torturato per 1 minuto e rimanere vivo o non soffrire nulla ed essere ucciso? Se la sofferenza è il parametro di giudizio allora ecco che sarebbe anche lecito la condanna a morte di uomini, basterebbe non farli soffrire ecc.

Scusami, ma ammettere la macellazione (comunque organizzata) e non la caccia è un chiaro esempio di logica di comodo. Razionalmente il tuo ragionamento è analogo a questo: poiché non posso escludere che ci siano casi in cui uccidere sia necessario (per esempio per legittima difesa contro un rapinatore che mi spara), io sono autorizzato a uccidere anche quando questo non è necessario, ma solo per il mio piacere personale (di mangiare non vegetariano).

Ipocrisie anticaccia

La caccia è stato argomento di conversazione in una piacevole cena tra amici, nessun cacciatore presente, tutti avversi alle barbarie venatorie, ma tutti con il piatto ben colmo di gustoso ragù di cinghiale. Le donne, le più oltranziste, calzavano eleganti stivali in pelle e le loro borsette erano di un sinuoso e morbido pellame. Quanta ipocrisia.

Vorrei riportarti un significativo esempio di cacciatore e amante della natura, che ha contribuito con la passione per la caccia molto più di parecchi benpensanti “green” che con le parole salvano il mondo ma raramente applicano coerenza tra azione e pensiero. Questa la sua storia.

ECCO COME LA CACCIA HA SALVATO LA NATURA ………E CONTINUA A FARLO!

Siamo nel lontano 1919 e il giovane franco Pisani Dossi, figlio del mio bisnonno Carlo Alberto, il “Dossi” della letteratura italiana dell’ottocento, appena congedato, a guerra finita, con i gradi di caporal maggiore, si apprestava a rendere reale il sogno, già iniziato nel 1913 con la palinatura dei terreni avuti in donazione dalla madre, di creare la riserva di caccia, presente ancora oggi nei comuni di Albairate, Corbetta e Cisliano in provincia di Milano.

“La proprietà era povera di boschi – come racconta lo stesso Franco nel suo libro Libero tra boschi e prati – e quando un limitrofo terreno boschivo veniva messo in vendita, facevo ogni sacrificio per acquistarlo. Per lo più si trattava di appezzamenti completamente spogli delle piante che un tempo vi prosperavano, capitati in mano a speculatori che, dopo averne sfruttato l’alberatura, li cedevano al miglior offerente. Mi assicurai così, a poco a poco, una vasta estensione che, se non fosse capitata nelle mie mani, sarebbe stata dissodata e ridotta a coltura agricola,come purtroppo avvenne per circa una metà di quei boschi già secolari chiamati, sulle vecchie mappe, di Riazzolo. Dopo la prima guerra mondiale, nessuno, tranne chi scrive, avrebbe a quel tempo conservato un terreno completamente spoglio per attendere che nuove piante vi fossero nate e cresciute”.

E così, grazie alla passione per la caccia e per l’allevamento della selvaggina, quelle terre si arricchivano sempre più di ambienti naturali unici, prima che le leggi dello stato, a scempio ormai compiuto, si occupassero della salvaguardia della natura.

Lanche, boschi e fontanili fanno, oggi, parte del paesaggio di una delle zone più interessanti dell’odierno parco agricolo sud Milano che, in cambio di un esiguo prelievo di selvaggina, per la maggior parte allevata, ha permesso il proliferare di una flora e fauna insospettabile, a non più di 15 minuti dal capolinea della linea 1 della metropolitana milanese, costantemente protetta dalla presenza, in loco, della sorveglianza dell’azienda faunistico venatoria e dei proprietari terrieri, alcuni diretti discendenti del fondatore.

Aironi, rapaci diurni e notturni, picchi, rigogoli , upupe e martin pescatori sono solo alcune delle specie, rigorosamente protette, che hanno potuto proliferare grazie alla presenza di questi ambienti naturali voluti dalla lungimiranza del nobile Franco Pisani Dossi.

Chiudo dicendoti che non sono cacciatore, ma non ho trovato alcuna motivazione plausibile sull’abolizione della caccia. Anzi tra i detrattori ho trovato solo pregiudizi culturali e approcci irrazionali. L’unico neo è l’utilizzo di armi da fuoco, sarebbe interessante un ragionamento sulla crescente commercializzazione per uso civile e sportivo ma questo è un altro argomento quindi ti saluto e chiudo.

Inquinamento da pallini di piombo

Ma come la mettiamo con le 18.000 tonnellate di piombo che sotto forma di pallini da caccia vengono disseminate sul terreno in Europa? Non è inquinamento questo?.

Prima di tutto verificare il dato che vi viene venduto. Se si sovra(stima) una media di 100 cartucce da 35 g sparate per cacciatore in Italia, si ottengono 2.500 tonnellate. Quindi il dato 18.000 tonnellate europee è di ordine di grandezza corretto.

Errore 1 – Raziologico – Quando si vuole vendere qualcosa è meglio farlo con un dato in assoluto grande perché molti interlocutori percepiscono solo la grandezza! “Meglio” dire che il fattore X nel 2016 ha provocato in Europa 100 morti che 1 solo in Lombardia! La superficie europea è di 10,4 milioni di kmq, quindi l’affermazione che stiamo trattando è equivalente allo “spargere 1,73 kg per kmq”.

Errore 2 – Raziologico – Se scegliete un’unità di misura, sceglietela favorevole! Nel caso in oggetto meglio parlare di kg che usare unità di misura più piccole: per esempio, visto che il piombo è pesante, 1,73 kg equivalgono a 0,15 decimetri cubi, cioè un soldatino di piombo di medie dimensioni.

Errore 3 – Raziologico – Usate trucchi come il raggruppamento di categorie o di insiemi. Il dato si riferisce ai pallini da caccia che non sono fatti di solo piombo!

Errore 4 – Chimico – Non si sa che il piombo viene usualmente usato per moltissimi scopi, dalle batterie per auto ai vetri. Lo schermo del computer (e della televisione) che state usando contiene piombo per schermare le radiazioni. Inoltre è contenuto nel peltro, una lega per oggetti che tutti conoscono. Quindi perché non vietare tutte queste cose, visto che il loro smaltimento nell’ambiente è di gran lunga superiore al dato per kmq di cui al punto 2?

Errore 5 – Fisiologico – La risposta al punto 4 è che non è necessario “vietare il piombo” poiché esso produce danni solo se è assorbito dall’organismo e ciò avviene se è in forma  di fumi respirabili o di sali assorbibili per ingestione e biodisponibili. Le leghe dei pallini da caccia non sono volatilizzabili, ma resta il problema dell’ingestione. Se fate una tac all’addome e avete mangiato piccola selvaggina nei 15 gg. precedenti, probabilmente verrà rilevata la presenza di pallini non ancora espulsi nell’intestino. Nessuno è però stato intossicato dai pallini da caccia, perché vengono naturalmente espulsi senza che il piombo sia assorbito.

Errore 6 – Raziologico – Condannare la caccia sulla base dell’inquinamento da pallini equivale a condannare l’uso dell’automobile. Se non si condanna l’auto e si condanna la caccia è solo per logica di comodo.

Errore 7 – D’informazione – Non si sa che i pallini da caccia possono essere costituiti anche da altre sostanze e che esistono e sono ormai usualmente usate cartucce con pallini in acciaio. Infatti per comporre il contenzioso con gli ambientalisti, la cosa più semplice da fare è non usare il piombo. La legge 6 febbraio 2006, n. 66, immediatamente entrata in vigore, ha recepito una direttiva europea. Con decreto 17 ottobre 2007 il Mistero dell’Ambiente ha stabilito che il divieto si applicherà nelle zone speciali di conservazione (ZSC) e nelle zone di protezione speciale (ZPS) e quindi sarà vietato cacciare con pallini  di piombo in tali zone umide (zone di caccia marittime, paludi e acquitrini non bonificati, fiumi, canali, laghi, stagni, specchi d’acqua, risaie, ecc.). Quest’ultimo punto evidenzia come l’affermazione iniziale nulla c’entra con l’essere a favore o meno della caccia.

La caccia come oggetto d’amore

Clara mi chiede “come posso considerare la caccia un oggetto d’amore”.

A mio avviso la caccia può essere un oggetto d’amore semplicemente perché sono un cacciatore.

Fatta questa premessa, ti dirò che esiste una profonda differenza fra cacciatori e caccia. Non stimo particolarmente la categoria dei cacciatori perché una purtroppo alta percentuale non sa amare i propri cani e non sa rispettare la natura.

Molto spesso i cani sono visti come semplici ausiliari che se ne stanno nel loro bel recinto, magari ben nutriti, ma senza molte attenzioni finché non arriva la stagione venatoria. Sono, penso, uno dei pochi cacciatori che ha sempre portato i propri cani in macchina sui sedili, come comuni passeggeri (ricordo che far star buoni 3 segugi in una 126 era una piccola impresa). Che tristezza vedere le gabbie, bellissime e confortevoli sul retro delle auto, che ospitano il proprio fedele amico! Quanti cacciatori (e qui più che a Clara mi rivolgo ai cacciatori) vivono con il loro cane in casa, lo portano con sé in ferie ecc.? Con una di quelle mie affermazioni statistiche che infastidiscono spesso chi le subisce, posso dire che i cacciatori in genere non amano i loro cani.

La maggior parte dei cacciatori non rispetta la natura perché non la conosce e non gli importa nulla di conoscerla (del resto anche molti anticaccia patosensibili non distinguono il frumento dall’orzo o una starna da una quaglia), spesso sparano a tutto ciò che è cacciabile (una delle prime raccomandazioni di mio padre fu: “noi cacciamo con il cane, per cui solo lepri e fagiani, chiaro?”).

Per la caccia è diverso. Il rapporto che ognuno di noi ha con la morte è soggettivo. Personalmente la caccia mi ha insegnato proprio a non temerla, a credere in un disegno superiore che non si ferma con il cessare della vita. Del resto se tutto termina con la morte, che senso avrebbe porsi questioni morali sulla liceità di questo o quello: ognuno se ne fregherebbe e cercherebbe di vivere questo viaggio il meglio possibile!

La caccia mi ha insegnato ad amare veramente gli animali (i cani) e tutto ciò che mi è attorno nei campi, anche le creature che caccio che io continuo a vedere come un regalo che la terra mi fa. Se non ci fosse stata la caccia, moltissime mie conoscenze non ci sarebbero e probabilmente sarei diverso perché non avrei recepito quella semplicità che deriva dal mondo contadino e che non trovo mai in chi è “nevroticamente” cittadino. Una delle decisioni più importanti della mia vita (non frequentare la Normale di Pisa) l’ho presa pensando proprio a cosa avrei rinunciato (i primi mesi dell’autunno nei miei campi). Sono infiniti gli aneddoti che potrei raccontare per mostrare cosa ho imparato dalla caccia.

Anche oggi sto per uscire con Dolly, il mio springer. Batteremo la campagna, fino a quando l’aria ci dirà che potremo trovare un fagiano. Da laggiù, sai come sembrano inutili e futili i bilanci, i congressi, le riunioni degli umani!

Clara, credimi, è meglio amare la caccia che non amare nulla…

Madonna: da cacciatrice di uomini a cacciatrice di… fagiani

Pensiamo alle liste dei vegetariani VIP diffuse dalle associazioni animaliste, vegane ecc. Ne abbiamo già parlato nella pagina riguardante il modello alimentare vegano; come aggiornamento all’argomento, posso solo dire che in tutte quelle liste figura ancora con grande enfasi Madonna; un tempo vegetariana, da molto non lo è più, anzi è diventata cacciatrice (“rispetto molto di più gli animali da quando ho iniziato a ucciderli“).

Brutte notizie per i fagiani, fino a ora potevano starsene relativamente tranquilli, ma, sfortunatamente per loro adesso è scesa in campo nientepopodimeno che Madonna, la cantante pop statunitense dalle origini italo-francesi…

Da anni, a settembre, prima dell’apertura della stagione venatoria, Madonna fa lanciare 1.000 fagiani nella sua tenuta di Ashcombe House (che in Inghilterra inizia il primo ottobre); chissà se la notizia verrà data nei siti che ospitano i famosi elenchi…

Gli “occhioni dolci” del capriolo

caprioloOrmai da qualche anni diverse regioni hanno piani di abbattimento (se non ricordo male la prima fu l’allora giunta di sinistra, in teoria più vicina a Verdi e animalisti, della Regione Piemonte che stabilì addirittura l’abbattimento di 5.000 caprioli perché specie in esubero (circa 100 incidenti stradali all’anno, alcuni mortali) e danni all’agricoltura.

Questi piani di abbattimento confermano quanto detto nella nostra pagina sulla difesa dell’ambiente. Se leggete la parte finale, scoprite che è uno degli esempi in cui è abbastanza evidente che l’espansione dell’uomo è incompatibile con la difesa della natura “senza se e senza ma” come vorrebbero gli animalisti. Tutti si dicono pronti a salvare le balene, ma se uno squalo divora un bagnante, ci si mette subito in caccia, i delfini sono esteticamente piacevoli vicino alle coste, ma le meduse urticanti sono “un grave problema” (basterebbe non andare nelle acque che frequentano…), anni fa i cinghiali che invasero la spiaggetta di Portofino furono “eliminati” per evitare che disturbassero i bagnanti, le nutrie vengono contenute usando bocconi avvelenati. Sembra proprio che le specie che infastidiscono l’uomo siano costrette a soccombere.

Contro questa tesi insorgono gli animalisti, a dire il vero dalle riprese televisive, in maggioranza un gruppo di vecchie signore che evidentemente non hanno di meglio da fare nella vita. Perché questo commento così duro? Non da cacciatore (non ho mai cacciato, né lo farò, un capriolo), ma da persona coerente che capisce che finché continuerà l’espansione umana si ridurrà drasticamente l’ambiente dedicato alla fauna selvatica: ogni piccolo o grande centro italiano si espande con nuove strade, nuove case, nuove infrastrutture; probabilmente fra cent’anni lo spazio verde veramente libero si sarà ridotto alla metà. Gli animalisti dovrebbero quindi contestare i piani urbanistici, le seconde case al mare o in montagna, le nuove strade, i nuovi insediamenti industriali. Sarebbero credibili solo se contrastassero l’aumento dell’antropentropia.

Oggi non lo sono per due motivi:

1) sono fuorilegge (e non si può dare credibilità a chi infrange la legge); a parte la violenza di certi loro gesti, anche il semplice andare per le campagne con trombette e altri aggeggi per disturbare i cacciatori è illegale perché in Italia, senza il permesso del proprietario, si può entrare in un fondo agricolo altrui solo per scopo di caccia (art. 842 del Codice Civile). Se non si approva una legge, si fa di tutto per cambiarla, non la si infrange. Chi lo fa è solo un violento che vuole farsi giustizia da sé.

2) Sono incoerenti. Pensiamo alle zanzare; in moltissimi comuni italiani si prevedono piani di contenimento (chimici o biologici) con grave danno anche all’avifauna, cioè a tutti gli uccelli insettivori. Questo perché la gente s’infastidisce per una puntura, puntura che, piccola digressione, spesso è un test di forza di volontà anevrotica: nei boschi padani la frequenza è di un morso al secondo; per difendersi si può scappare urlando istericamente come mi è capitato di vedere da parte di un “cittadino” che aveva voluto accompagnarmi in un’uscita in campagna oppure si può rinforzare la propria pelle: basta farsi pungere un migliaio di volte e poi si diventa insensibili. Ma la gente continua a infastidirsi e chiede che le zanzare siano “eliminate”. Perché le signore che difendevano i caprioli non si mobilitano anche per le zanzare? Che differenza c’è, visto che in un modo o nell’altro creano problemi? Certo i caprioli alle signore di problemi non ne danno, ma allora è egoismo e logica di comodo. Certo i caprioli hanno due occhioni dolci, ma allora è patosensibilità.

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