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Kaki – Coltivazione

È possibile coltivare il kaki con soddisfazione? La risposta è: sicuramente sì.

Il kaki (Diospyros kaki), noto anche come cachi, diospiro o diospero, è una pianta arborea appartenente alla famiglia delle Ebenacee; talvolta viene anche detto, seppur impropriamente, loto del Giappone; in realtà, questa denominazione fa riferimento a una pianta diversa, seppure appartenente alla stesso genere, il Diospyros lotus.

Il kaki è originario della Cina; è un albero di grandezza media che possono avere altezza superiore ai 10 metri di altezza; alle piante coltivate però non si fanno mai superare i 5 metri circa.

Ha foglie caduche, piuttosto ampie, di colore verde lucido che diventano rossastre prima della caduta. Il frutto, detto cachi (o popolarmente caco, anche se tale denominazione non è corretta), è una grossa bacca che inizialmente è di colore verde, ma che acquisisce a maturazione un colore giallo o arancione.

Il frutto ha un sapore e un profumo molto particolari e una polpa che, quando il frutto è giunto a maturazione, è molto soffice e gelatinosa; queste caratteristiche non lo rendono gradito al palato di tutti. Prima della sua maturazione, peraltro, il frutto del kaki è praticamente immangiabile (a causa della notevole presenza di tannini non ancora degradati). È un frutto zuccherino che contiene discreti quantitativi di potassio e vitamina A. Solitamente i kaki vengono consumati crudi, ma vi sono anche ricette che prevedono la loro cottura; si trovano inoltre sotto forma di purea o marmellata.

Coltivazione del kaki

Il kaki è una pianta originaria di Paesi caratterizzati da inverni piuttosto miti ed estati abbastanza calde; in origine nel nostro Paese la pianta veniva coltivata solo nelle regioni meridionali, ma con il passare del tempo sono state create delle cultivar e dei portainnesti resistenti a temperature anche molto fredde (la pianta non sopporta però le gelate tardive) e ora il kaki può essere coltivato in qualsiasi regione italiana, anche in quelle dove le temperature minime invernali arrivano a toccare i -15 °C; a livello economico, comunque, la coltivazione dei kaki riveste una certa importanza soltanto in Emilia Romagna, in Campania e, seppure in misura minore, in Sicilia, Veneto e Marche.

Il kaki ha una buona adattabilità ai vari tipi di terreni, anche se argillosi; l’importante è che siano profondi, dotati di un buon drenaggio e con uno scarso contenuto di boro e di sodio. Necessita di una buona esposizione alla luce diretta del sole; è inoltre molto importante proteggerlo dal vento che è mal tollerato da questa pianta.

Per quanto riguarda i sistemi di propagazione della pianta, la propagazione per seme serve a creare pianticelle da usare come portainnesti, mentre per la coltivazione vera e propria si ricorre all’innesto per marza. Generalmente non si ricorre alla talea a causa della scarsa attività rizogena. I portainnesti sono di tre tipi: Diospyros lotus, Diospyros virginiana e Diospyros kaki.

coltivazione del kaki

La preparazione del terreno segue le regole valide per tutti gli alberi da frutto; si lavora con cura il terreno, si effettua una buona concimazione con dello stallatico maturo e, se è il caso, si aggiunge della pietra pomice allo scopo di migliorare il drenaggio del terreno; il kaki, infatti, come la stragrande maggioranza delle piante, poco tollera i ristagni idrici.

La messa a dimora viene effettuata nel periodo autunno-inverno tramite astoni innestati.

La prima produzione di frutti arriverà dopo tre o quattro anni dalla messa a dimora; le rese comunque sono in genere molto generose e ripagano del lungo tempo di attesa necessario alla prima produzione. A differenza di quanto accade con altre piante da frutto, il kaki non è una pianta coltivabile in vaso; i risultati infatti sarebbero molto deludenti perché è una pianta che necessita di un notevole apparato radicale, cosa non realizzabile nella coltivazione in questione.

Per quanto concerne gli interventi di irrigazione, è opportuno assistere il kaki con una certa regolarità durante i periodi più caldi; ciò eviterà un’eccessiva caduta di frutti o la loro spaccatura. Il sistema di irrigazione più indicato per le piante di kiwi è quello “sotto chioma”; ciò eviterà di bagnare le foglie così da ridurre il rischio di patologie fungine le quali, com’è noto, si sviluppano più facilmente sulla vegetazione bagnata.

La concimazione non è strettamente necessaria nel caso di coltivazioni a carattere familiare, ma una distribuzione di concime organico in autunno oppure in primavera sarà sicuramente gradita dalla pianta. Per i kaki più vecchi o più deboli sono consigliabili concimazioni ad alto titolo di azoto.

Anche per quanto riguarda la potatura, il kaki non ha particolari esigenze. Nelle piante sane che hanno una chioma normale si interverrà solamente per rimuovere i rami in cattive condizioni; nel caso in cui vi siano problemi a livello estetico (chioma troppo folta o di forma irregolare) o relativi alla produzione (caduta dei frutti a causa di un peso eccessivo per la forza del ramo) è però necessario intervenire sfoltendo i rami in eccesso. Si tenga presente, quando si procede allo sfoltimento dei rami, che i kaki fruttifica sui rami di un anno e, conseguentemente, questi vanno asportati solo se strettamente necessario. In linea generale comunque la potatura del kaki, che va effettuata alla fine della stagione invernale, non deve mai essere particolarmente drastica.

La raccolta viene effettuata quando i frutti sono ancora da maturare completamente; quando cioè sono ancora di colore verde e hanno una certa consistenza; ciò permette di poterli trasportare piuttosto agevolmente. In seguito vengono fatti maturare fino a quando la loro polpa diventa molto morbida, quasi gelatinosa, e assume un colore arancione piuttosto carico. A questo punto i tannini contenuti nel frutto sono ormai totalmente degradati e i cachi possono essere consumati tranquillamente. Esistono anche cultivar prive di tannini (kaki vaniglia e kaki melo per esempio) che possono quindi essere consumate quando la polpa è più consistente e il colore è ancora piuttosto chiaro.

Si tenga presente che i frutti maturi si conservano soltanto per pochi giorni, ma possono venire congelati interi. Con i kaki si possono realizzare ottimi sorbetti o confetture.

Un ultimo cenno va alle avversità; il kaki è una pianta piuttosto rustica ed è in grado di resistere a molti attacchi; possono però creargli problemi gli attacchi della cocciniglia e può soffrire di patologie fungine quali la muffa grigia e l’oidio.

Si ricorda infine che la pianta in questione è particolarmente sensibile alla presenza di nematodi nel terreno di coltivazione.

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