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Coltivazione del pesco

Il pesco è un albero da frutto originario della Cina e appartenente al genere Prunus, lo stesso del quale fanno parte anche l’albicocco, il ciliegio, il mandorlo e il susino. Dalla Cina, il pesco si è poi diffuso nell’Asia Centrale (in Siria e Persia; da quest’ultimo Paese, l’attuale Iran, deriva il suo nome, Prunus persica, il pesco comune, noto anche come Persica vulgaris); dall’Asia centrale ha poi raggiunto Grecia e Italia.

Il frutto del pesco è la pesca, una drupa carnosa, succosa e zuccherina con una buccia giallo-rossastra le cui caratteristiche dipendono dalle varietà (può essere vellutata o liscia); la polpa può essere gialla o bianca con alcune venature rossastre che si fanno più evidenti in prossimità del nocciolo.

Gli alberi di pesco possono raggiungere i 5-6 metri di altezza; hanno un apparato radicale non troppo profondo, una corteccia dal colore grigio-brunastro e rami rosso-brunastri ricoperti da foglie verdi con i margini seghettati. I fiori del pesco, particolarmente belli, sono di un colore rosa più o meno intenso e compaiono sui rami prima delle foglie.

Oltre alla specie più nota, la Prunus persica, altre importanti specie di pesco sono la Persica laevis (che produce le nettarine, ovvero le cosiddette pesche noci), la Persica davidiana (pianta nota anche come pesco cinese), la Persica platycarpa (una cultivar diffusa in diversi continenti e il cui frutto è noto come pesca tabacchiera, pesca saturnina o nettarina piatta) e la Persica vulgaris sinensis (una specie ornamentale).

Fra i maggiori produttori di pesche vi sono gli USA, la Cina, la Spagna, la Grecia e anche l’Italia. Fra le regioni italiane più importanti nel settore della produzione delle pesche vi sono l’Emilia Romagna, la Campania, il Veneto e il Piemonte.

La coltivazione del pesco: i lavori

coltivazione del pescoIl pesco è un albero piuttosto rustico che riesce ad adattarsi a climi molto diversi fra loro, anche se preferisce quelli più caldi; per quanto riguarda il terreno di coltivazione, il pesco non ha particolari esigenze, anche se non ama i terreni eccessivamente umidi e impermeabili; i peschi coltivati nei climi meno favorevoli dovrebbero essere sistemati in posizioni protette.

Il pesco può essere piantato tramite semina o per innesto, anche se nel caso di orti familiari è forse preferibile acquistare alberelli già innestati, di circa un anno, reperibili in moltissimi vivai. Ovviamente chi ha una notevole esperienza nella gestione dell’orto può operare anche su piante già mature.

La fruttificazione dei peschi avviene dopo che sono trascorsi circa due anni dalla messa a dimora.

I peschi acquistati a radice nuda possono essere piantati a partire dal mese di ottobre fino ad arrivare alla fine di aprile. Si deve scavare una buca profonda un po’ più di mezzo metro e larga circa 80-100 cm. In fondo alla buca è consigliabile porre circa due etti di cornunghia da mescolare con la terra; la buca va poi riempita fino a metà con della terra mista a terriccio da piantagione e, eventualmente, a un po’ di letame.

Prima di porre la pianta nella buca, è consigliabile rinfrescare le radici immergendole in una poltiglia fangosa, dopodiché si può piantarla facendo in modo che il colletto rimanga a livello del suolo; a questo punto si può riempire la buca e poi, dopo aver assestato la terra, si può procedere con un’abbondante innaffiatura (15-20 litri d’acqua circa).

Nell’annata successiva alla messa a dimora della pianta, il pesco andrà fatto crescere in modo naturale lasciando ramificare i rami principali, poi si potranno effettuare regolari potature per il rinnovo dei rami fruttiferi.

Praticamente, fin da quando il pesco è ancora giovane, per i primi tre o quattro anni di vita della pianta, saranno necessarie due potature annuali, una di formazione, da effettuarsi nel corso della stagione estiva, l’altra di produzione, da praticarsi quando la pianta si trova nella fase di riposo vegetativo (a partire da febbraio fino ai primi giorni di marzo, con alcune variazioni legate alla zona climatica). Passati i cinque anni di vita, ci si può limitare a un’unica potatura annuale che servirà oltre che a rafforzare la pianta, a eliminare i rami in sovrannumero, quelli secchi o quelli rovinati.

Per quel che concerne l’irrigazione, il pesco richiede annaffiature abbondanti e regolari; ovviamente vanno evitati i sempre dannosi ristagni idrici.

La concimazione del pesco va effettuata perlomeno con cadenza annuale; circa un mese prima della ripresa vegetativa si proceda somministrando buone dosi di concime a base azotata.

Il periodo di maturazione delle pesche varia a seconda delle cultivar; si va dalla seconda metà di maggio fino alla fine del mese di settembre.

Le pesche possono essere consumate fresche oppure essere messe sciroppo, ma possono essere utilizzate anche per preparare torte o marmellate.

Le avversità che possono colpire il pesco sono numerose; si ricordano patologie fungine (quali oidio, bolla, corineo ecc.), insetti (afidi del pesco, tripide del pesco, tignola del pesco, mosca della frutta e cocciniglia bianca del pesco) e virosi (vaiolatura).

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