La coltivazione del cocomero può dare molta soddisfazione a chi pratica l’orticoltura.
Il cocomero è una pianta che cresce al meglio in zone dal clima temperato-caldo e non eccessivamente piovose; è infatti molto importante, affinché la produzione si sviluppi al meglio, che durante il periodo di maturazione le precipitazioni piovose siano limitate.
I terreni ideali per la coltivazione del cocomero sono quelli a medio impasto, con pH compreso tra 5,5 e 6,5, soffici, ben drenanti e ricchi di sostanza organica tant’è che prima di procedere alla coltivazione è opportuno concimare il terreno destinato ad accogliere le angurie con concime a lento rilascio e ricco soprattutto di potassio e fosforo; in alternativa si può arricchire il terreno con dello stallatico.
Il quantitativo di concime necessario è di circa 2,5 kg per metro quadrato di terreno. La zona destinata alla coltivazione deve essere preparata verso la fine del periodo estivo vangando fino a una profondità di circa 35-40 cm.
Coltivazione del cocomero: la semina
La lavorazione pre-semina in questo periodo sfrutta sia l’umidità tipica della stagione autunnale sia l’effetto “strutturante” derivante dall’alternanza fra gelo e disgelo. Nel mese di febbraio si procederà con la rimozione delle eventuali erbe infestanti presenti.
Il periodo migliore per seminare i cocomeri è quello che va dalla fine della stagione invernale all’inizio di quella primaverile; nelle zone in cui il clima è particolarmente mite, la semina può essere ritardata fino agli inizi del mese di maggio. La semina si fa in postarelle di 8-12 cm e profonde 5 cm. In ogni postarella vanno messi 5 o 6 semi. La distanza fra una postarella e l’altra sulla fila deve essere di circa un metro, mentre la distanza fra le file deve essere del doppio.
I semi di cocomero possono essere presi direttamente dalle angurie dopo il consumo oppure si possono acquistare delle bustine nei negozi specializzati o nei vivai. I semi presi direttamente dal frutto vanno conservati in un sacchettino di tela che va tenuto in un luogo fresco e buio.
Coltivazione del cocomero: i lavori
Per quanto concerne le cure colturali, una notevole importanza ce l’ha la pacciamatura che consente di controllare efficacemente la crescita delle erbe infestanti, di mantenere calore e umidità del suolo e infine di proteggere i frutti dal contatto diretto con il terreno.
Durante il periodo di maturazione è opportuno effettuare due diradamenti; il primo diradamento va eseguito al momento della formazione delle prime due foglie vere; in questa occasione si lasceranno tre piantine per ogni postarella. Il secondo diradamento va fatto quando le piante avranno 4-5 foglie vere e dovrà essere eseguito recidendo la pianta al di sotto delle foglie embrionali (cotiledoni). In occasione dei diradamenti si potranno eliminare le erbe infestanti eventualmente presenti.
Per quanto riguarda l’annaffiatura, i cocomeri necessitano di discrete quantità di acqua, ma, come nel caso della maggior parte delle piante, temono molto i ristagni idrici ed è quindi necessario regolare le irrigazioni in base alle condizioni climatiche.
Per quanto concerne le avversità, quelle più insidiose per i cocomeri sono la muffa grigia, il nerume, l’oidio e la cladosporiosi. Fra i parassiti, quelli che più frequentemente attaccano le angurie troviamo afidi, grillotalpa, maggiolino, nottue, nematodi e peronospora.
La raccolta dei cocomeri inizia verso la metà del mese di luglio e si protrae fino alla fine del mese successivo. Nel caso la semina sia stata effettuata agli inizi di maggio (semina ritardata), la raccolta si potrà fare fin verso la fine del mese di settembre. Se la semina è stata effettuata in coltura protetta, la raccolta è antecedente di circa 15 giorni rispetto a quella delle piante coltivate in pieno campo.
In linea generale, si possono raccogliere dai 4 ai 6 quintali di cocomeri ogni 100 metri quadrati di terreno coltivato. Non è facilissimo capire quanto il cocomero è maturo al punto giusto; un metodo spesso utilizzato è quello di percuotere il frutto con le dita; se il suono prodotto è un suono sordo, significa che con tutta probabilità il frutto è maturo; altri sistemi sono quello di verificare se il viticcio del peduncolo è disseccato oppure quello di constatare se la polpa scricchiola in seguito a compressione.
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