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La pappa pronta

Un articolo che spiega chiaramente l’espressione “volere la pappa pronta“.

Secondo te ha senso stare qui, prendersi tante rogne, chiedersi a metà mattinata se ha senso tutto ciò, non avere più la voglia di trovare cose per cui lottare? Tutto per 1500€/mese? Aspettare l’amico di turno che ti chieda di uscire per fare le 3 nei we. Come si fa ad amare la vita in queste condizioni?

La mail di un giovane; di mail come questa ne arrivano tante, probabilmente troppe. So di dare un dispiacere a chi le scrive, ma non so essere solidale.

Analizziamo attentamente queste righe per trovare i mali che affliggono la gioventù italiana.

Mi ricordo che una delle prime lampadine che mi si accesero in testa nel mio percorso di approfondimento della psicologia fu la semplice regola che non si deve pretendere che il mondo si adatti a noi, ma occorre imparare ad adattarsi al mondo.

Cose per cui lottare – Molti giovani non hanno reali interessi, hanno una bassa capacità d’amare e vorrebbero che fosse il mondo a creare in loro una grande energia vitale. Consiglio: prima di lamentarsi, datevi da fare per trovare oggetti d’amore. Gli oggetti d’amore sono cose semplici che ci possono coinvolgere anche in un Paese in declino come l’Italia.

Rogne – Molti giovani sono insofferenti a qualunque difficoltà non gradita. I nostri nonni si spaccavano la schiena lavorando nei campi 12 ore al giorno e comunque nei pochi momenti di riposo avevano la forza di sorridere perché sapevano trasformare quelle “rogne” in qualcosa di utile per sé e per chi amavano. Molti giovani fraintendono la mia analisi sul lavoro come condanna sociale: il lavoro non deve essere visto come un peso, ma come un costo per comprare ciò che amiamo (veramente) fare. Quindi, tanto vale farlo al meglio, guadagnare il massimo che consentono le nostre capacità e poi divertirsi con ciò che più amiamo. Un atteggiamento insofferente al lavoro, non fa che farcelo pesare di più, non fa che portarci a svolgerlo male e quindi a non ottenere granché perché perdiamo in competitività.

1.500 euro al mese – Beh, ci sono giovani che il lavoro neppure ce l’hanno. A loro, ma anche a quelli che sono insoddisfatti di quello che hanno, vorrei chiedere se ritengono di poter eccellere in qualcosa. Che so? Grandi pizzaioli, ottimi conoscitori della finanza, maghi del giardinaggio ecc. Nel 90% dei casi la risposta sarebbe vaga e farebbe capire che “non sono competitivi sul mercato”. Nell’altro 9% dei casi siamo di fronte a persone che si ipervalutano e pensano di poter cantare alla Scala (della vita) quando in realtà stonano anche quando sono sotto alla doccia (sono quelli che sul lavoro vorrebbero perseguire la strategia dell’artista, ma non ne hanno le capacità e finiscono per arrivare alla strategia del barbone). Il lavoro è un problema o lo sono loro? La strategia del traguardo per loro è inattuabile perché mai riuscirebbero a guadagnare in pochi anni così tanto da potersi poi godere la vita. Quando parlo loro del mio percorso mi dicono che “i tempi sono cambiati”. Bene, qualche settimana fa ho conosciuto Alberto Zilli, un “runner per salute” che segue il sito e che mi ha contattato per motivi legati alla pubblicità. Alberto è entrato nel mondo dell’informatica da ragazzino e oggi a 30 anni può permettersi una vita simile alla mia, facendo ciò che ama fare, sia sul lavoro sia fuori. Nel costruirsi il suo futuro non ha avuto nemmeno il tempo di finire di laurearsi per cui non ci sono nemmeno scuse per chi non ha un titolo di studio altisonante: se ti impegni a fondo e hai capacità, comunque sfondi.

Anche la strategia della libertà non funziona perché ha senso solo se si hanno oggetti d’amore che riempiono alla grande il tempo libero; se viene perseguita solo per avere più tempo per dormire è un boomerang esistenziale che porta alla noia.

Ha senso stare qui? – Ovvero: il mito dell’emigrazione che può diventare un pericoloso sogno. L’ho detto tante volte: in altri Paesi le possibilità sono migliori, ma non è affatto automatico che emigrando si arrivi al top. In un Paese dove per esempio ci fosse il 10% di disoccupazione giovanile, contro il 37% dell’Italia, probabilmente 27 giovani su cento, oggi disoccupati, troverebbero un lavoro (che qui non hanno) che li farebbe sopravvivere, ma dubito che avrebbero una vita al top.

La pappa prontaAspettare l’amico di turno che ti chieda di uscire per fare le 3 nei we – Ho sempre avuto un pessimo rapporto con i sabati sera vissuti per “evadere dalla routine” (vedasi il mio articolo sulla discoteca). Se si hanno solo amici il cui divertimento non sia altro che fare tardi la notte, forse sarebbe il caso di approfondire e scoprire che ci sono gruppi di persone che, avendo una vita attiva e amando questo o quello, non hanno bisogno di “tirare tardi”. Ritorniamo al punto di partenza:

se non hai oggetti d’amore, non puoi chiedere granché alla vita.

Se i tuoi genitori non ti hanno insegnato ad amare cose coinvolgenti (ma magari solo la scuola o il lavoro, necessari, ma non sufficienti), impara ora e vedrai che troverai altre persone che non hanno bisogno di far tardi perché le loro energie le riservano per ciò che amano. Conosco giovani che si sono avvicinati al sito per la corsa, magari hanno anche iniziato ad amarla, ma, stranamente, non frequentano nessun gruppo e quindi restano nella loro solitudine, dalla quale escono solo con amici che sono solo compagni di un viaggio annoiato.

Insomma, alzate la vostra frequenza di clock, siate energici in ciò che fate, trovate oggetti d’amore, confrontatevi con quelli che sorridono sempre e cercate di strappare loro segreti. Una cosa è certa: per migliorare la propria vita si deve cambiare, diventare veramente autosufficienti nel crearsi il proprio futuro e la propria felicità, senza aspettare che qualcuno ci imbocchi vita natural durante.

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