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Immagini di bambini

In genere, in tv le immagini di bambini ripresi casualmente vengono oscurati. Nel gruppo Facebook ho dei nostri più affezionati amici (278 membri) ho proposto un sondaggio: è giusto pubblicare immagini di minori sui social (pubblicazione fatta da altri, non dal minore stesso)? Le opzioni erano (fra parentesi la percentuale ottenuta):

  1. No, mai (48%)
  2. Sì, con il consenso di entrambi i genitori (24%)
  3. Sì, con il consenso di ameno un genitore (6,5%)
  4. Sì, ma ci vuole anche il consenso del minore (13%)
  5. Sì, anche senza consenso esplicito (8,5%)

Sono sicuro che le percentuali sarebbero state diverse se il sondaggio si fosse svolto nella mia pagina Facebook (oltre 10.000 fan), ma mi attengo ai dati soprariportati. Li commento in ordine inverso di mio apprezzamento. Prima però preciso che in questo articolo non si tratta di condotte criminali susseguenti alla pubblicazione delle foto perché è abbastanza ovvio che questi problemi riguardano sia i bambini sia gli adulti (un’immagine ritoccata di un bambino può finire in una rete pedopornografica, ma anche quella di un adulto può finire, ritoccata, su un canale porno): infatti i magistrati di solito “sconsigliano” la pubblicazione di minori. Siamo cioè in un terreno in cui alla legge deve sommarsi anche il buon senso e la scelta esistenziale corretta di evitare problemi presenti o futuri.

Non capisco proprio il numero 5. La legge impedisce la diffusione di immagini altrui senza consenso (anche di un adulto!), a meno che la diffusione derivi dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto, da necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici e culturali, ovvero dal collegamento a fatti, avvenimenti o cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico ecc. Come molte norme ovviamente c’è spazio alla discussione fra avvocati, ma che senso ha cercarsi grane? Vi faccio un esempio che giustifica la norma. Per documentare lo stato di degrado delle strade del mio comune pubblico la foto di Tizio che sta riparando una gomma dopo aver forato per aver preso una buca. Peccato che la moglie di Tizio riconosce che l’auto è quella dell’amante (che Tizio giurava di aver lasciato) e chiede il divorzio. Tizio cerca di rivalersi sul sottoscritto.

Il numero 3 è altrettanto incomprensibile. Non riesco a comprendere se si dà per scontato che il figlio sia una propria ed esclusiva proprietà, ma se due genitori non sono entrambi d’accordo non si può procedere (fatto salvo che due persone che sono spesso in disaccordo sull’educazione del figlio probabilmente non sono granché compatibili e non dovevano mettersi insieme e, men che meno, fare un figlio). A sostegno della mia tesi c’è una storica sentenza del Tribunale di Mantova (20 settembre 2017) che ha rivisto gli accordi di separazione in punto di affido dei minori con contestuale domanda inibitoria alla pubblicazione sui social network delle foto dei minori stessi e conseguente rimozione delle foto già postate da uno dei due genitori; contestualmente la sentenza ribadiva il concetto secondo il quale la mera pubblicazione delle foto dei minori sui social è un atto di per sé pregiudizievole. In parole povere, la 3 è assurda anche in caso di armonia (che peraltro può sempre rompersi) fra i genitori perché ogni atto riguardante il minore dovrebbe comunque essere approvato insieme.

Il numero 2 sarebbe ragionevole (il minore in teoria potrebbe essere emancipato – avere almeno 16 anni e con matrimonio approvato dal tribunale, art. 390 c.c.; con l’emancipazione viene meno la patria potestà e quindi il minore può dare un consenso giuridicamente valido), ma nulla toglie che il minore possa rivalersi sui genitori una volta diventato adulto. Basta citare un famoso caso austriaco che vede protagonista una giovane ragazza diciottenne la quale ha deciso di denunciare i genitori a seguito della pubblicazione su Facebook di centinaia di foto che la ritraevano bambina in momenti intimi e privati.

A questo punto il 4 sembrerebbe in una botte di ferro, consenso dei genitori e del minore, ma chi ha attentamente letto capisce che il consenso del minore non è valido se non è emancipato (cosa che accade per pochissimi). Inoltre, occorre anche rilevare il danno altrui che scatta proprio perché altri minori non hanno il discernimento che ha (e deve averlo!) un adulto (questo concetto è fondamentale!). Si supponga che Tizio e Caia orgogliosi della loro figlia Sempronia che ha appena vinto un’importante gara di nuoto per giovanissimi postino la sua foto sul podio ecc. Sfigatissima che non ha grande autostima vede il post dell’amica, la sua foto sorridente e felice e si confronta con lei in sovrappeso, senza ragazzo ecc. La pubblicazione della foto di Sempronia è una forma di bullismo involontario. Se tutti facessero come i genitori di Sempronia, la povera Sfigatissima sarebbe vittima di innumerevoli piccole umiliazioni, fra l’altro tese solo a soddisfare due genitori che vogliono far sapere al mondo quanto la loro figlia sia brava.

Resta il punto 1 che è quello che, nell’ottica di non avere problemi (non solo di rispettare la legge) segue una persona che ha esaminato attentamente il problema.

Immagini di bambini: la solidarietà “criminale”

Che siate d’accordo o meno con la mia scelta (la 1), almeno la metà delle persone la pensa così (e anche il 46% dei giovani ritiene i social potenzialmente pericolosi). Non ci sarebbe nulla di “nuovo” nella mia posizione, ma siccome mi piace andare controcorrente, vorrei spiegarvi il vero motivo del sondaggio.

Domanda: posto che per moltissime persone pubblicare le immagini di bambini sui social è scorretto, che in tv i volti sono oscurati che c’è una stringente normativa sulla pubblicità di prodotti commerciali ecc., perché negli spot “umanitari” i bambini vengono mostrati in condizioni tragiche? Immagini di bambini denutriti, di altri affetti da patologie terribili: inutile lamentarsi di scene violente o di sesso quando poi i minori vedono immagini crude e potenzialmente scioccanti (per un minore). Un genitore può spiegare a un figlio che si tratta di un film, ma quando è realtà cosa può dire? Chi può sapere come reagirà il minore?

Mi si risponderà che gli spot sono fatti a fin di bene. Ma:

  • non è assolutamente necessario mostrare i bambini, si possono mostrare grafici con dati, i genitori possono raccontare la loro storia ecc.
  • il minore non dà mai il consenso e probabilmente non riuscirà mai a darlo (tranne quello di John, piccolo sudanese che sbarcato sulle nostre coste come migrante, una volta diventato adulto denuncia l’organizzazione umanitaria che l’ha sì salvato, ma ha svelato al mondo la sua immagine e la sua provenienza).

In ogni caso è a tutti evidente che quelle immagini sono messe nello spot solo per provocare un senso di colpa e raccattare denaro, una specie di “il fine giustifica i mezzi”.

Faccio notare che qualche anno fa Google ci intimò di togliere dalla nostra pagina sull’anoressia la foto di una ragazza anoressica maggiorenne comparsa fra l’altro su giornali internazionali che l’avevano ripresa dal suo blog. Secondo me giustamente. Perché l’immagine della ragazza anoressica va censurata e l’immagine del bambino denutrito che muore di fame deve passare?

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