Avete presenti i polli in batteria? Allevati in spazi ristrettissimi per ottenere il massimo profitto? Molti s’indignano quando vedono lo spettacolo, salvo poi il fatto di diventare “polli in batteria” con l’aggravante che pure pagano per esserlo!
Ogni volta che vedo le immagini di molte spiagge italiane non posso che rifarmi al paragone di quegli allevamenti: milioni di turisti stipati come polli in batteria sulle italiche spiagge, con ombrelloni e lettini che distano al massimo qualche metro l’uno dall’altro. Il bello è che questi turisti polli pagano; a sentire i servizi che sono passati durante le vacanze, circa 30 euro al giorno, cioè almeno la metà di quanto molti di loro guadagnano in una giornata di lavoro.
Ecco perché dire “posso permettermi di andare al mare” è una forzatura quando ti costa paragonabilmente al tuo lavoro. Permettersi veramente qualcosa vuol dire averlo senza grossi sforzi!
Ma cosa c’è dietro la psicologia del turista pollo?
Può esserci la sopravvivenza alla Fantozzi; tutti fanno così, lo faccio anch’io. Del resto che rispondo agli amici quando mi chiedono “dove sei stato in ferie?”. Non posso mica tapparmi in casa con le finestre chiuse e millantare una vacanza che non c’è stata, scopiazzando da alcuni film degli anni ’60! No, meglio eseguire il compito, quasi fosse un lavoro e passare almeno quindici giorni, prigioniero in quei pochi metri quadrati. Peccato che la prigione sia gratis, qui devo anche pagare.
Il sopravvivente non sa nemmeno lontanamente cosa sia una vita da leggenda e scambia per oro della bigiotteria di scarsa qualità. 30 euro al giorno? Ma vieni qui a Pavia sul Ticino. Hai a disposizione una spiaggia di 400 metri dove nel week-end al massimo ci sono dieci persone e durante la settimana nessuno. L’acqua è pulitissima, mezzo metro se non vuoi nuotare oppure, per i più bravi, anche l’altra sponda dove non tocchi. C’è silenzio e, se vuoi, puoi fare jogging su un percorso tutto ombreggiato fino al campo da golf; puoi goderti la natura con anatre, cormorani, gabbiani, fagiani, minilepri ecc. Sul fiume c’è brezza e l’afa non si sente. Come dici? È gratis e non paghi nulla? Se non si paga che gusto c’è e poi come faccio a dire agli amici che sono andato a Pavia quando quelli mi sparano un Mar Rosso?
Già, perché la seconda ragione è sempre l’apparenza della gente. Se non puoi dimostrare di poterti permettere questo o quello sei un pezzente, anche se questo o quello, diciamolo francamente, non è granché.
Anni fa del mio gruppo sportivo faceva parte anche Belcastro, pugile, europeo dei pesi gallo e dei supergallo. Un nostro runner si presentava regolarmente alle corse con un occhio nero e tagli vari, vantandosi di aver fatto qualche ripresa con Belcastro, senza accorgersi degli sguardi di compatimento che gli lanciavamo. Ecco, il turista pollo mi ricorda quel runner: si sottopone al rito del pollo in batteria pur di raccontare qualcosa al ritorno dalle ferie. Pagando, ovviamente.
Se quest’anno sei stato un turista pollo, hai un anno per riflettere e trovare un modo un po’ più creativo di vivere le tue vacanze, la vita può essere leggenda, smetti di essere un Fantozzi qualunque.