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Giuro che non avrò più fame

Il titolo della nota riprende quello dell’ultimo libro di Aldo Cazzullo (Giuro che non avrò più fame) di cui ho sentito la recensione dallo stesso autore. Secondo Cazzullo, nell’Italia del dopoguerra la gente era più felice perché da un lato sapeva accontentarsi di ciò che aveva e dall’altro aveva una gran voglia di ricostruire il Paese e la propria vita. Ovviamente non sono d’accordo con Cazzullo perché c’è una grande differenza fra serenità e felicità e dubito che vivere in case senza riscaldamento centrale e con il bagno in cortile (come era la mia) sia una grande opportunità per essere felici; probabilmente Cazzullo (52 anni) non ha vissuto in prima persona quegli anni e ha ereditato i racconti dei vecchi, per i quali (a differenza degli anziani) il colore degli anni della gioventù è sempre il migliore.

Una cosa apprezzo del pensiero di Cazzullo e cioè l’importanza della semplicità (rileggetevi l’articolo, se pensate di essere persone semplici; io ne conosco veramente poche) che non è (come pensa erroneamente l’autore) una condizione sufficiente alla felicità, ma è sicuramente necessaria.

Come sottolinea Cazzullo, nel dopoguerra, un italiano su 50 aveva l’auto; il vero problema è che “non poteva permettersela“. Con il boom economico molta di quella semplicità che era “di necessità” si è volatilizzata ed è diventato di moda il consumismo.

Giuro che non avrò più fameOggi chi può rinunciare allo smartphone tecnologicamente avanzato (io, ma, come sapete, non sono normale)?

E l’auto? Ormai le concessionarie guadagnano di più con i finanziamenti ai clienti che con la vendita secca dell’auto, sono diventate banche che vendono prodotti. A causa della politica pseudoecologista dei governi, ogni tot anni ti costringono di fatto a cambiare l’auto. Ma chi è così semplice da comprare un’auto (vedasi Scelta dell’auto) da un lato senza fare debiti e dall’altro senza buttare soldi? Ho appena cambiato la mia acquistando un’auto usata (2 anni, 30.000 km) e risparmiando 15.000 euro.

E la casa? Poiché mi sto costruendo una casa nuova, sono entrato nel mercato immobiliare, scoprendo che per comprare casa la stragrande maggioranza di persone fa mutui immotivati. Non tanto perché non si dovrebbe fare il mutuo (che in molti casi conviene) quanto perché il mutuo serve a finanziare quella parte della casa che supera le proprie possibilità. Sentita da una giovane: “il mio fidanzato vorrebbe che andassimo a vivere insieme, ma la sua casa è troppo piccola!”. Forse andranno a convivere solo qualche anno prima di andare all’ospizio. Farsi un mutuo ventennale per una casa più prestigiosa significa semplicemente vivere per 20 anni con meno disponibilità economica in liquidità e quindi, di fatto, vivere peggio per la soddisfazione di raccontare di avere una bella casa (che in realtà è della banca, vedi Se la banca è il tuo padrone).

Oggi siamo meno semplici, questo è indubbio, ma chi lo è vive molto meglio degli italiani degli anni ’50.

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