La rivolta francese dei gilet gialli non è solo uno schiaffo a Macron, ma anche all’Unione Europea. I gilet gialli:
- non sono né di destra né di sinistra (anche se sono corteggiati dalla destra e dalla sinistra anti-Macron);
- rappresentano soprattutto il ceto medio;
- dalle interviste risulta chiaramente che lottano perché vogliono “vivere anziché sopravvivere”.
In Germania la Merkel ha preso una sonora batosta, in Francia i gilet gialli stanno massacrando la popolarità dell’europeista convinto Emmanuel Macron.
Eppure, in Italia, ancora un terzo della popolazione dà ragione all’Unione Europea nella sua disputa con il governo italiano. Certo, c’è chi lo fa per convenienza personale (“io sto bene, perché devo rischiare che crolli tutto?”), c’è chi lo fa per paura (“e se poi crolla tutto?”), ma sono convinto che molti lo fanno con trasporto e con automotivazioni efficaci. C’è l’intellettuale che non vede che ciò che ha imparato a scuola, nei corsi di Scienze Politiche o di Economia; c’è l’amante della politica tradizionale dove destra e sinistra sono come la squadra del cuore che non si cambia finché si campa; c’è chi deve sempre seguire l’autorevolezza (il comportamento del gregge) e chi è più autorevole della grande Unione Europea?
I gilet gialli stanno insegnando che non si può mungere la popolazione in nome di leggi economiche e/o politiche che non fanno che favorire i potenti che detengono gran parte delle ricchezze. Diciamolo senza mezzi termini:
- una visione dell’economia che non concepisca la ridistribuzione (e quindi nel lungo periodo smussare le differenze di ricchezza) è fallimentare
- e, nonostante gli sforzi, presunti o reali, negli ultimi 20 anni la politica tradizionale in Italia, in Francia o in Germania non c’è riuscita.
Come ulteriore dimostrazione, si chieda a un economista di rispondere alla seguente domanda: meglio prendere uno stipendio di 1.800 euro al mese e lavorare 4 ore oppure uno di 4.000 e lavorare 8 ore? L’economista non avrebbe dubbi e, motivandolo con criteri classici, sosterrebbe la seconda ipotesi (4.000 euro di stipendio). Eppure, ci sarebbe chi, motivando la scelta con questioni che l’economia classica non considera, sceglierebbe la prima opzione. In sostanza, chi fa questa scelta sottolinea che la ricchezza non è “infinitamente positiva”, ma che possiede un punto Z dopo il quale la sua curva inverte pendenza (vedasi l’articolo per i dettagli). Un’economia moderna non è più basata sulla ricchezza, ma sul benessere.
Da ultimo, non posso non rilevare come l’economia classica sia presa come alibi dalla vecchia politica per denigrare l’azione dell’avversario. Prendiamo lo spread; senza entrare nei dettagli economici, mi ha fatto sorridere la posizione de la Repubblica. Quando lo spread aumenta ecco il titolone: “sale lo spread, l’Italia verso il baratro!”; quando non scende, immagino la redazione che non sa cosa scrivere, finché c’è il genio che estrae dal cappello il titolo che ho letto qualche giorno fa: “lo spread non scende!”. Insomma, per denigrare gli altri, un “non” ci sta sempre bene.
Penso che chi ancora si ostina a difendere l’Unione Europea non ha capito il fallimento che la politica tradizionale ha portato con sé. Non si tratta di abbattere l’Europa, ma di fondare un’Europa su principi diversi da quelli finora adottati.
La storia dei gilet gialli
Il movimento dei gilet gialli è nato grazie ai social; a fine maggio 2018, Priscilla Ludosky, una venditrice di cosmetici di Savigny-le-Temple (Seine-et-Marne) lanciò una petizione su change.org chiedendo l’abbassamento del prezzo della benzina; la petizione raccolse 800.000 firme. Qualche mese dopo, il 18 ottobre, Jacline Mouraud postò su Facebook un video che evidenziava la sua insofferenza per l’accanimento del governo contro gli automobilisti. I milioni di visualizzazioni hanno reso consapevole il popolo francese che sarebbe stata possibile una grande manifestazione di piazza. In ottobre le prime avvisaglie dei raduni, sfociati il 17 e il 18 novembre 2018 nella protesta di circa 300.000 persone che in tutta la Francia hanno bloccato strade, superstrade e autostrade, indossando i giubbotti retro-riflettenti che, come in Italia, vanno messi da chi scende dal proprio veicolo lungo le strade.
Il rincaro della benzina (motivato sì da considerazioni ambientaliste, ma mai Macron ha avuto il coraggio di dire che è inutile diminuire le emissioni del 20% se la popolazione mondiale aumenta del 50%) è stata solo la prima istanza di un movimento popolare stanco della pressione fiscale, che privilegia un’economia che è a favore di pochi.
Sostanzialmente, i gilet gialli vogliono vivere anziché sopravvivere.