“Eh… avrei potuto essere un campione!”. Quante volte ho sentito questa frase. In sintesi: “mi porto dietro un senso di insoddisfazione della mia carriera agonistica perché avevo il talento, ma gli eventi della vita non mi hanno permesso di raggiungere la massima forma e i risultati meritati”.
Di solito approfondisco, anche per aiutare la persona a eliminare un fardello pesantissimo per la sua personalità, e scopro che, a un esame oggettivo, il nostro atleta mai sarebbe diventato una star.
Facciamo un esempio. Prendiamo un amatore che corre a 40-42 anni i 10000 m in 32’30”, oggettivamente un tempo notevole in campo amatoriale (dove, rispetto ai professionisti la concorrenza è comunque molto più limitata). Vince praticamente tutte le gare della sua zona negli over 40. Ai regionali arriva addirittura nei primi 3 ecc. Mi dice che “se non avesse avuto intoppi (famiglia, infortuni, lavoro o altro) a 25 anni avrebbe potuto dire la sua”. Sinceramente, senza polemica, gli faccio presente che a 25 anni avrebbe potuto correre al top i 10000 m in 29’30”, sarebbe potuto andare ai campionati italiani, ma non si sarebbe piazzato nemmeno nei primi tre e le Olimpiadi sarebbero rimaste comunque un sogno. Morale: molte persone avrebbero potuto ottenere di più. ma quel di più non sarebbe servito a cambiare significativamente la loro vita, sia sportiva sia “civile”.
Insomma, i campioni sono pochi e illudersi che nelle migliori condizioni il miglioramento rispetto a quanto ottenuto li avrebbe mandati in paradiso è nel 99% dei casi ottimistico; fra l’altro, se tutti fossero stati “nelle migliori condizioni” la concorrenza sarebbe molto più agguerrita.
Dietro purtroppo c’è sempre un’autostima da risultato che avvelena la propria vita quando i risultati non sono stati pari alle aspettative.
Se poi, come accade nelle categorie amatoriali locali, l’atleta raggiunge dei risultati di relativo prestigio è fatta perché in lui si scatena l’equivalenza “gara parrocchiale di Travacò Siccomario” = “finale olimpica”. Se vinco a Travacò, vuoi che a 25 anni non sarei riuscito a salire sul podio olimpico? Bazzecole, bastava che tutto fosse andato bene.
In effetti, non ha tutti i torti; se tutto fosse andato bene sarebbe stato il decimo degli italiani. Se i primi nove fossero stati squalificati per doping e per un errore di trascrizione sui documenti ufficiali FIDAL il limite olimpico di 28′ fosse diventato 38′ (con il suo 29’30” era a cavallo) sarebbe potuto andare alle Olimpiadi. Se poi nelle batterie e nella finale tutti i partecipanti, tranne lui (per forza, da subito era già staccatissimo) fossero stati colpiti da un fulmine scagliato da Zeus per dare a Cesare (cioè al nostro eroe) quel che è di Cesare, ecco che avrebbe potuto tagliare il traguardo a braccia alzate: CAMPIONE OLIMPICO.
NOTA – Se vuoi commentare l’articolo sulla nostra pagina Facebook, prima leggi qui.