“A me non capiterà mai…“: chiunque pronunci questa fase cammina su un sentiero razionalmente molto pericoloso. Quel “mai” dovrebbe essere più prudentemente sostituito con un “è praticamente impossibile che…” o qualcosa del genere per evidenziare che le probabilità che l’evento X succeda è veramente irrisoria. In questa sede vogliamo però analizzare il comportamento di coloro per i quali il titolo è espresso in modo inconscio su qualcosa di potenzialmente molto pericoloso.
Per esempio, ogni inverno, fra alpinisti e chi scia fuori pista, sono decine le persone che perdono la vita, eppure sono ancora moltissimi i praticanti. La giustificazione che “capita solo ai più impreparati, ai meno allenati ecc.” è clamorosamente smentita dal fatto che anche soggetti molto bravi ed esperti perdono la vita. Dietro alla pratica di uno sport molto pericoloso esiste o uno scarso senso statistico oppure l’irrazionale convinzione di essere immortali, appunto “a me non capiterà mai…”.
Il primo punto è trattato in dettaglio nell’articolo sul senso statistico; qui mi limito a ricordare che spesso il soggetto non sa o non cerca nemmeno di calcolare una risposta alla domanda: che probabilità ho di avere un grave incidente? Non solo, spesso non si chiede nemmeno come minimizzare questa probabilità. Infatti, all’interno di una certa attività possono esistere comportamenti virtuosi che riducono di un fattore 100 o 1.000 il rischio: basti pensare che c’è un’enorme differenza fra andare a 70 km/h di notte su una strada usando una moto o un’auto perché nel primo caso per provocare una tragedia basta un piccolo animale che attraversa all’ultimo momento. Il mezzo diventa in questo caso la discriminante, per cui un qualunque genitore responsabile dovrebbe far capire al figlio che poi andare in moto non è certo il massimo della vita… soprattutto se il ragazzo sogna di diventare il nuovo Valentino Rossi.
Più critico il fatto quando l’irrazionalità si manifesta con l’inconscia presunta immortalità, un comportamento comune anche in situazioni non tragiche dove comunque l’evento negativo (per esempio un semplice infortunio, una certa malattia conseguente un certo comportamento ecc.) viene esorcizzato con la convinzione di esserne “immuni per definizione”.
Quindi non sottintendete “a me non capiterà mai…” perché è il miglior modo per dimostrare che non diventerete mai persone molto intelligenti.