Recentemente un circo tedesco, il Circus Roncalli, ha introdotto un’innovazione negli spettacoli circensi. La presenza di animali, soprattutto quelli selvatici, suscita da molti anni la contrarietà di animalisti e di quanti giudicano per questo il circo una forma d’arte che mal si concilia con una visione moderna dei diritti degli animali. Al circo Roncalli gli animali non sono più usati per gli spettacoli, o meglio, non in… carne e ossa. Usando la moderna tecnologia degli ologrammi, lo spettatore ha l’illusione, molto realistica, di vedere un animale presente sulla scena, ma si tratta, per l’appunto un’illusione.
Un ologramma è, infatti, una specie di fotografia tridimensionale che è proiettata nello spazio, arricchendo l’esperienza visiva con oggetti (in questo caso gli animali) che in realtà non esistono fisicamente sulla scena. Tecnicamente può essere considerata una forma di realtà aumentata, dove l’informazione visuale (l’immagine dell’elefante, del cavallo o della tigre) compare nello spazio proiettata da apparati che oggi hanno raggiunto livelli di precisione molto elevata. Da notare che, a differenza della realtà virtuale, questo tipo di fruizione delle immagini non richiede visori, quindi gli spettatori al circo assistono come a una normale rappresentazione. L’olografia non è però una cosa nuova: fu inventata nel 1971 dall’ingegnere ungherese Dennis Gabor che, per questo, ottenne il premio Nobel.
Tornando al circo, la novità introdotta dal Circo Roncalli e sperimentata per la prima volta in Austria, non solo ha lo scopo di tutelare gli animali, ma apre la strada a nuove opportunità nello spettacolo: gli animali possono avvicinarsi o addirittura sfiorare gli spettatori, e la rappresentazione può avvenire anche in luoghi cui prima non si poteva accedere per la presenza proprio degli animali, come le piazze, aprendo la possibilità di uscire dal tendone del circo.