Ogni anno l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI) diffonde i risultati delle prove nazionali dei test effettuati nelle scuole primarie e secondarie. Anche quest’anno i dati hanno identificato situazioni di profonda criticità e ciò interessa non solo genitori e insegnanti, ma anche chi ha a cuore il futuro della conoscenza nel nostro Paese. Uno dei dati più impressionanti è il 35% degli studenti di quattordici anni che ha difficoltà a comprendere l’italiano scritto, con una capacità espressa a livello 1 o 2 (su una scala da 1 a 5, con 1 ovviamente il livello di comprensione più basso). La situazione è ulteriormente aggravata se si analizzano aree diverse dell’Italia: ancora una volta il divario Nord-Sud è a sfavore decisamente delle regioni meridionali. L’insufficiente comprensione dell’italiano scritto in alcune zone regioni meridionali, come la Calabria, sfiora addirittura il 50%.
Non va molto bene se si considerano altre classi: le difficoltà maggiori si hanno, infatti, in seconda e quinta elementare, in terza media, in seconda e quinta superiore. Un bambino su cinque in seconda elementare ha difficoltà di comprensione dell’italiano ma questo dato aggregato non rende bene l’idea delle profonde differenze tra le diverse regioni italiane: la stessa percentuale è stata valutata al 10% in Umbria, per arrivare al 24% in Calabria.
Le criticità e le lacune della preparazione degli studenti sono ancor più evidenti nelle conoscenze di matematica, dove gli insufficienti sono il 38% della popolazione studentesca, con picchi in Sardegna, Campania (circa il 50%) e Sicilia e Calabria (attorno al 60%).
Ancora più incredibile, in un mondo globalizzato, è la (non) conoscenza della lingua inglese, per la quale il 65% degli studenti della quinta superiore si assesta sotto il livello B1 previsto dai programmi, con un’imbarazzante percentuale del 50% di ragazzi e ragazze che non è in grado di leggere un testo in inglese. Ciò pone parecchi dubbi sull’efficacia della scelta didattica di quanti, nelle università italiane, sostengono con forza la necessità di erogare corsi esclusivamente in lingua inglese.
Rimane confermato inoltre lo storico divario della conoscenza tra maschi e femmine: la preparazione delle studentesse è mediamente di tre punti sopra quella dei colleghi maschi nelle discipline linguistiche, mentre è di tre punti inferiori nella matematica.
Nonostante i commenti sui risultati del test di quest’anno mettano in luce anche un leggero miglioramento rispetto al 2018, c’è poco da stare allegri: questi dati sono comunque del tutto insoddisfacenti e preoccupanti sull’inadeguatezza della preparazione dei giovani italiani. Si può dire che gettano le basi per l’analfabetismo funzionale dei futuri adulti italiani e la prevedibile arretratezza culturale dell’Italia nei prossimi anni.