La settimana scorsa due uscite propriamente non felici di papa Francesco hanno fatto ritornare la Chiesa indietro di decenni, se non di secoli.
La prima è l’affermazione secondo la quale “l’ira di Dio si scatenerà sui Paesi che vendono armi”. Qualunque persona razionale comprende che, a prescindere che Dio esista o no, non interviene nelle faccende umane dove la cattiveria impone le sue leggi perché altrimenti, se intervenisse qualche volta sì e qualche volta no, metterebbe in dubbio la sua onnipotenza: con che criterio sceglierebbe di punire alcune atrocità e altre no? Può sembrare un peccato veniale, ma ricordiamo il famoso telepredicatore americano Pat Robertson che nel 2005 sostenne che l’uragano Katrina era opera di Dio per punire la comunità gay della città. E in molti seguirono la sua tesi.
La seconda è la crociata del Vaticano contro l’ideologia del gender. Secondo papa Francesco insegnare tale ideologia nelle scuole crea “una vera e propria emergenza educativa”. Siamo ai livelli in cui negli USA certe sette cristiane cercano in ogni modo di impedire l’insegnamento della teoria dell’evoluzione.
A prescindere dalla correttezza degli insegnamenti, è evidente la deriva autoritaria del Vaticano che di fatto vorrebbe porre una censura sulle idee di chi, a priori, scarta gli insegnamenti della Chiesa.
Probabilmente il continuo calo dei credenti è anche frutto di questa visione obsoleta della società e della religione, con un Dio più simile a un uomo di buona volontà che vuole imporre la sua etica all’umanità che a un essere realmente onnipotente.