NOTA: questo articolo è frutto di dati e riflessioni condivisi con personale che ha lavorato nei reparti Covid, non è quindi frutto di tesi complottiste o peggio.
La risposta alla domanda del titolo è:
quando vorranno che finisca.
Come vedremo, ci sono molte situazioni anomale che sono riconducibili solo a due scenari:
- siamo governati (e come noi altri Paesi) da imbarazzanti incapaci;
- dietro c’è una strategia che mira a cambiare le regole economiche della società.
La globalizzazione richiede una riorganizzazione dell’economia globale. Questa locuzione che cosa significa?
Ci si è accorti che l’Occidente non è più competitivo rispetto a Paesi emergenti come Cina e India.
Il motivo principale è un drastico calo della produttività, dovuto sì a burocrazia, intoppi legati alla salvaguardia della democrazia ecc., ma soprattutto a una popolazione che, in nome del benessere (il famoso benessere interno lordo che avrebbe dovuto affiancare se non sostituire il PIL e che in Cina nemmeno sanno cosa sia), ha male interpretato le nuove sfide del lavoro (come le delocalizzazioni con sindacati italiani che si oppongono a chiusure senza capire che nei Paesi emergenti la produzione costa molto meno).
La cattiva interpretazione dell’evoluzione del lavoro è dovuta al concetto che, essendo il lavoro una condanna sociale, fatta solo per procurarsi il supporto vitale, si deve da un lato lavorare il meno possibile e dall’altro lavorare il meno faticosamente possibile. Questa pigrizia lavorativa ha portato a livelli di produttività molto bassi.
Anche nel mondo giovanile l’incomprensione del ruolo del lavoro è ormai palpabile e non farebbe sperare nulla di buono: molti giovani non capiscono che il lavoro è sì una condanna sociale, ma proprio per viverla al meglio, quando si lavora, si deve dare il massimo per ottenere il meglio dalla propria “carcerazione”, non cercare di defilarsi sempre e il più possibile oppure di pretendere lavori improduttivi solo perché “è quello che piace”. È quindi necessario:
- Tagliare i rami secchi sia a livello individuale che a livello di attività; non a caso in questi giorni Draghi ha fatto chiaramente capire che non tutte le attività saranno aiutate, ci saranno quelle che dovranno accettare di morire.
- Provocare uno shock sociale che riporti tutti a una dura realtà.
- Per questo shock è necessario qualcosa di globale e la pandemia ha sostituito quello che un tempo erano le guerre; (riprendendo le idee di Nietzsche e Bergson, già il manifesto del futurismo sosteneva che la guerra fosse l’unica igiene del mondo, modernamente sembra che oggi tale igiene sia il virus!).
Riorganizzare l’economia significa trasferire il controllo del mercato ai grandi gruppi, a scapito delle piccole e medie imprese che, al più, potranno aspirare a diventare satelliti di realtà molto più grandi (la cosiddetta filiera asservita ai vertici). Il piccolo non è più competitivo, ma ovviamente non si poteva semplicemente dire…
Riorganizzare l’economia significa far tornare la popolazione ad accettare un livello maggiore di schiavitù dal lavoro e le restrizioni delle libertà individuali sono sicuramente un buon allenamento per produrre nuovi “schiavi”.
Anche i giovani sono messi nelle condizioni di “sapere che dovranno lavorare sodo per ripagare i debiti dell’economia” e che forse nel 2050 si riparlerà di reale futuro nel benessere.
Questa realtà non può essere portata avanti se non creando i presupposti che spingano la gran parte della popolazione, ormai decisamente acritica, ad accettare come inevitabile ciò che cade dall’alto.
Quando finirà la pandemia?
Come realizzare il piano
Ormai si sa che il virus circolava dal novembre 2019 e che i tentativi di rintracciare il paziente 0 sono stati solo una cortina fumogena; come è possibile che il paziente zero venisse dalla Germania senza che in tale Paese nei primi mesi del 2020 fossero scoppiati focolai?
L’Italia è stata scelta come primo Paese occidentale per “far scoppiare” la pandemia perché noi siamo endemicamente un Paese disorganizzato, dove era più facile creare quel panico che sarebbe servito come giustificazione di tutte le mosse successive.
Il Covid esiste (contrariamente a quanto sostengono negazionisti ascientifici), ma è molto più letale di un’influenza solo se curato male. L’Italia era il Paese ideale per avere una prima ondata mediaticamente devastante.
Tutti i media erano coerenti nel mostrare una situazione terrificante, con virologi che soffiavano sul fuoco e altri che cercavano di contenerlo per evitare che la paura (che doveva esserci) diventasse incontrollato terrore.
Nella prima ondata non si è fatto nulla per curare a casa e nel modo giusto gli ammalati, soprattutto quelli con patologie pregresse. La disorganizzazione del nostro sistema sanitario era tale che il soggetto arrivava a un livello di gravità della malattia dove appariva non solo sensato, ma necessario il ricovero.
Mandare tutti in ospedale o in terapia intensiva era da un lato un facile modo di fare business (i costi di un malato Covid sono 10 volte quelli di un ricoverato normale), dall’altro un semplice modo di aumentare la fobia sociale per la malattia.
La terapia intensiva è sempre un luogo drammatico, ma, se la si riempie, ecco che diventa un fronte di guerra, dove il medico/infermiere “eroe” è assimilato a un soldato che, sfidando il fuoco nemico, salva un commilitone gravemente ferito.
Non a caso i camion carichi di salme di Bergamo sono stati riproposti in mille salse, quando era ovvio quello che era successo: in una città come Bergamo i funerali sono stati bloccati per giorni, metà delle agenzie funebri chiuse. Ovvio che poi quando si sono dovuti smaltire le bare per la cremazione servissero i camion dell’esercito, ma nessuno si è domandato se quel numero di bare fosse o no fisiologico per un periodo dove non si era fatto nulla per seppellire quei morti.
Non a caso, ogni under 40 che moriva (pochissimi) o era molto grave per Covid è stato “pubblicizzato” dai media per dimostrare che il Covid può colpire tutti, senza il minimo tentativo di capire la storia clinica del soggetto citato.
Non a caso, dopo la prima ondata, diverse ricerche che hanno mostrato come curare con successo i pazienti a casa, ma mai son state prese sul serio, anche se i ricercatori non erano ciarlatani, ma medici a tutti gli effetti allineati con la medicina convenzionale. Neppure nella seconda ondata si è affrontato il problema delle cure domiciliari.
Una volta che il disastro italiano era salito agli onori della cronaca ecco che era possibile diffondere il panico e la paura anche negli altri Paesi, riproponendo gli stessi scenari italiani.
Ancora oggi si continua a parlare di contagiati quando spesso gente pluritamponata viene conteggiata più volte e molti asintomatici nemmeno entrano nei conteggi: i numeri indicati non hanno nessuna valenza scientifica, ma servono per colpire l’immaginario collettivo della popolazione; non si parla mai del numero dei guariti. Ogni numero che viene diffuso sembra servire a tener viva la fiamma della pandemia piuttosto che a dipingere correttamente il fenomeno.
I vari lockdown non hanno chiaramente avuto nessun esito come era chiaro anche agli scienziati: assurdo vietare assembramenti per strada, quando poi gli stessi assembramenti erano presenti nei tantissimi luoghi di lavoro superaffollati, sui mezzi di trasporto, nelle scuole ecc. In tv continuano a passare servizi dove in manifestazioni politiche, istituzionali, sportive e religiose si violano le regole, spesso con le forze dell’ordine a due passi.
Non a caso, sono state però colpite tutte le attività ludiche; sul lavoro ci si poteva assembrare, ma per divertirsi no! Nuova filosofia da schiavi.
Oggi ci sono 100.000 morti in Italia quando alla fine della prima ondata si diceva che, se si fosse tenuto tutto aperto, non ci sarebbero stati 35.000 morti, ma almeno più del doppio. Hanno chiuso tutto e, a parte aver ucciso gran parte delle piccole imprese, hanno avuto più morti!
Il lato tragicamente positivo è che l’INPS ha risparmiato qualche miliardo in pensioni che non verserà più…