A otto anni (13 marzo 2013) dall’elezione al soglio pontificio di papa Francesco, la pandemia ha sottolineato il vero motivo dell’addio di Benedetto XVI.
Durante le domeniche di quest’ultimo anno, quando il Lazio era comunque in zona gialla, piazza San Pietro era desolatamente vuota con le tv che cercavano inquadrature che minimizzassero l’imbarazzante scarsità di fedeli.
Chi pensava che Ratzinger (94 anni il prossimo 16 aprile) avesse abbandonato per motivi di salute è stato smentito dal fatto che spesso appare ancora decisamente più in forma di un acciaccato Francesco (84 anni lo scorso 17 dicembre). Dunque, perché il ritiro?
Benedetto XVI è stato fatto fuori (leggasi “costretto a ritirarsi”) per motivi politici, per cercare di mantenere la Chiesa a livelli di potere ancora accettabili.
Possiamo definire Benedetto XVI il papa del dubbio, di un teologo che, scoperte le difficoltà della sua professione in questo mondo moderno, decisamente più razionale, non sa dare risposte convincenti e definitive. Questo dovrebbe far onore all’uomo, ma sicuramente non aiutava la Chiesa.
Francesco è un personaggio spesso imbarazzante nell’ingenuità di molte sue posizioni, ma è l’uomo adatto per il Terzo Mondo e per tutti quei Paesi dove il livello culturale è ancora basso, dove la religione spesso non è che superstizione, dove la fede può essere assoluta, senza se e senza ma.
Marzo 2013, papa Ratzinger (Benedetto XVI) si “dimette”; ne prende il posto Jorge Mario Bergoglio (papa Francesco); nell’immagine l’annuncio sull’Osservatore Romano
I dubbi sulla fede di Ratzinger sono esposti per esempio in questo passo di Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico. In esso Ratzinger prima richiama alcune interessanti argomentazioni (l’apologo del clown e del villaggio in fiamme narrato da Kierkegaard, ripreso in forma concisa da Harvey Cox nel suo libro La città secolare), i terribili dubbi di Santa Teresa di Lisieux, nelle ultime settimane di vita, nascosti per paura dalle sue consorelle, la scena di apertura del dramma di Paul Claudel La scarpina di raso.
Ratzinger arriva alla convinzione che tanto il credente quanto il non credente, ognuno a suo modo, condividono dubbio e fede, sempre che non cerchino di sfuggire a sé stessi e alla verità della loro esistenza. La differenza delle posizioni è data dalla risposta alla lotta fra dubbio e fede. Per il credente è “io credo…amen”, al non credente Ratzinger fa dire un “io non credo, forse però è vero”. Dove vero sta per ciò che ti racconta la fede.
L’analisi di Ratzinger ha però il grave difetto di descrivere solo due insiemi presenti nella popolazione di un Paese avanzato:
- I credenti, per i quali prevale nettamente la fede sul dubbio, spesso senza un’analisi razionale (la più semplice è la banale considerazione che se fossero nati a Baghdad sarebbero islamici e non cristiani), solo per condizionamenti familiari o sociali; solo pochi arrivano ai dubbi espressi da Ratzinger, ma danno comunque una forte prevalenza alla fede sul dubbio.
- I neofarisei i non praticanti, che si dicono cattolici, cristiani o addirittura lontani dalla Chiesa, ma credenti in un Dio che risolva loro il problema della morte e del dolore. Per questi vale il “forse però è vero” di Ratzinger.
Il terzo insieme è quello dei non credenti per i quali il “forse però non è vero” non vale perché arrivano alla semplice conclusione che la fede dei credenti non è razionale e quindi è da bocciare senza se e senza ma. Troppi credenti si fermano al mistero della creazione e, di fronte a un mondo complicatissimo nei suoi meccanismi di nascita, evoluzione e morte, concludono affrettatamente che “Dio esiste”, dando per scontato che sia buono e ci abbia qualche modo parlato tramite le religioni. Purtroppo, questi credenti, i non credenti razionali rispondono con la semplice e decisiva prova del paradosso di Buechner [1. Dio è onnipotente 2. Dio è buono 3. Ma allora perché nel mondo succedono cose terribili (che nessun padre accetterebbe mai per i suoi figli se avesse l’onnipotenza di evitarle)?] e mostrano che o Dio non esiste o, se esiste, non è buono. Quest’ultima considerazioni affossa tutte le religioni rivelate attuali. In altri termini, il paradosso di Buechner arriva alla certezza (ecco affossato il “forse” di Ratzinger) che la fede non ha nessuna motivazione razionale.
Tornando alla semivuota piazza San Pietro, si comprende come in Italia (leggasi Lazio per le domeniche gialle del lockdown) la percentuale dei credenti (attualmente oscillante fra il 25 e il 30%, a seconda di come sono condotti i sondaggi) è in caduta libera, perdendo circa l’1% all’anno. Quelli che abbandonano le file passano nell’insieme dei neofarisei o dei non credenti (attualmente circa il 20% della popolazione).