Dal 21 marzo è in vigore la nuova ordinanza del Ministero della Salute per il contenimento dei contagi da Coronavirus; fra le altre cose, è stato stabilito il divieto di accesso del pubblico ai parchi, alle ville, alle aree ludiche e ai giardini pubblici. È consentito lo svolgimento individuale di attività motoria nei pressi della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona. Non è consentito svolgere attività ludiche o ricreative all’aperto. Vi sono comunque disposizioni regionali che impongono strette maggiori.
I runner sono stati indicati da molti esponenti pubblici, da De Luca in Campania a Sala a Milano, come gente insensibile del bene pubblico, potenzialmente nuovi untori. Che dire di questi personaggi che vogliono che la popolazione viva una vita slow, fatta di piccole occupazioni, dove l’aria è pulita, ma al massimo si fanno 500 metri, giusto per andare a prendere il giornale (Internet rischia di essere troppo moderna). Fino a poco tempo fa vivevo a Travacò Siccomario, dove negli anni l’amministrazione ha spento l’energia vitale della popolazione, facendo del paese (anzi città, come si evince dai cartelli piazzati all’inizio dell’abitato) un luogo per anziani, dove tutte le attività che avevano un minimo di energia sono state regolarmente dimenticate, se non ostacolate.
Veramente risibili (per la loro patosensibilità) commenti come “voi runner andate a correre in un momento così difficile”: chi li fa dovrebbe aver presente che negli ospedali muoiono regolarmente ogni giorno bambini di pochi anni per leucemia e altre malattie terribili. Che si fa? Si smette di vivere e si piange ogni giorno?
Ma perché questa acredine?
Ci sono i sedentari incalliti quelli che 30 anni fa quando passavi di corsa (eravamo in pochi) ti irridevano. Sono 30 anni che aspettano la rivincita.
Ci sono i sopravviventi, gente che non ha nessun oggetto d’amore e che per invidia vorrebbe che anche altri non ne avessero, che giudicano futile tutto ciò che non serve a una sopravvivenza di serie B.
Ci sono quelli che apprezzano come valore solo concetti come volontariato, solidarietà ecc. e vedono ogni attenzione al proprio benessere come un atto di incredibile egoismo, vedendo come eroi (?) quelli che annegano la propria persona nel bene comune. Forse retaggio della mentalità cattolica, ci vogliono tutti nuove madri Teresa di Calcutta.
Il rischio è che l’Italia viva ormai a oltranza l’emergenza Coronavirus dove essere soft diventa un’etica senza ritorno e chi non si adegua è un vero nemico pubblico, un criminale o (se va bene) un pazzo da rinchiudere.
Ma la colpa è anche quella di molti runner che per anni hanno sostenuto un Paese dove il rigore morale (l’essere hard dentro) si stava spegnendo. Curioso che molti miei follower si dicano hard, condannino atteggiamenti non salutisti, e poi quando si va nel sociale diventano molto soft e sono pronti a scusare ogni mancanza, ogni mediocrità, ogni errore. Povera Italia.