Come avrebbe commentato Giorgio Gaber il discorso di fine anno pronunciato ai media da Sergio Mattarella? Probabilmente con le frasi contenute in una delle sue ultime opere (l’album uscì postumo nel 2003), Io non mi sento italiano.
Il discorso di Mattarella è stato molto superficiale, con uno stile cattolico, indicando il peccato, ma non il peccatore, discutendo di questo o di quello, ma senza dare soluzioni. Veniamo a un immaginario commento del grande Giorgio, stralciando alcune frasi significative del discorso del Capo dello Stato.
È necessario ridurre il divario che sta ulteriormente crescendo tra Nord e Sud d’Italia – Lodevole intento, ma una proposta?
Favoriamo il formarsi di nuove famiglie… Hanno affrontato i momenti più duri, superandoli. Spesso con sacrificio – Qui la visione cattolica di Mattarella ci propone una ricetta che ormai la società rifiuta. Negli USA nel 1950 le donne single erano il 5%, nel 2007 si è avuto il sorpasso su quelle sposate; anche da noi i matrimoni durano sempre meno. Insomma, ormai lo capisce chiunque che la famiglia è un plus non in assoluto, ma solo se è una buona famiglia. Favorirla oltre ogni ragionevolezza e parlare di “sacrificio” ha poco senso; una famiglia si forma, i figli si fanno se non si parla di sacrifici che comunque avvelenano la vita delle persone. Chi risponde affermativamente alla domanda “la famiglia/i figli richiedono dei sacrifici?” dovrebbe riflettere sul fatto che la risposta corretta è “no, le risorse che investo sono gratificazioni, non sacrifici; se fossero sacrifici preferirei passare!”.
I mutamenti climatici sono questione serissima che non tollera ulteriori rinvii nel farvi fronte – Mattarella non li tollera, ma di fatto che propone? Anche lui è uno dei tantissimi che ne parlano per salire sul palco, ma senza una soluzione a breve. Un vecchio politico che antepone la discussione alla soluzione.
Occorre, al tempo stesso, investire molto sui giovani – Perfetto, ma che dire della scuola italiana che è la prima forma d’investimento? Spesso agli ultimi posti, senza nessuna volontà politica di riformarla e di investirci grandi risorse: la scuola è il grande assente dal discorso di Mattarella che ha citato la cultura (la cultura è un grande propulsore di qualità della vita e rende il tessuto sociale di un Paese più solido) senza avere il coraggio di promuovere la scuola italiana che, del resto, così com’è, non può che essere bocciata.
L’Italia riscuote fiducia – Lodevole il tentativo di infondere fiducia, ma la frase di Mattarella è una fake news: basti pensare alla fiducia che l’Italia riscuote presso le agenzie di rating che da anni l’affossano senza pietà; e che penseranno di noi i turisti che visitano Roma o Napoli sommerse dai rifiuti? Mattarella confonde il Bel Paese (espressione usata da Dante e Petrarca e titolo di un testo di Antonio Stoppani che alla fine del XIX sec. ebbe molto successo) con la valutazione attuale della nostra popolazione; richiama Raffaello, Leonardo, Dante Alighieri (la cui produzione non figura mai, all’estero, nelle classifiche delle opere più importanti), ma esempi un po’ più recenti? Come aver fiducia in un popolo che con i botti di Capodanno causa un morto e oltre 200 feriti per una stupida esibizione di non si sa quale gioia?
Un saluto particolarmente grato e sentito rivolgo a Papa Francesco – Per quanto l’Italia sia un Paese cattolico, Mattarella non dovrebbe dimenticare che oltre il 20% dei giovani italiani non è credente (e per essi il papa non è che un dispensatore di fake news) e il 5% appartiene a un’altra religione. Un presidente super partes non elogerebbe mai uno straniero, capo di un Paese straniero, che per l’Italia non ha fatto nulla, se non toccare temi generici, parlandone, ma senza offrire soluzioni.
Ma l’Italia vera è una sola: è quella dell’altruismo – Questa è la parte che Mattarella poteva sinceramente risparmiarsi. Tutti sanno che durante il suo mandato ha sempre spinto per l’accoglienza e che, per la sua visione cattolica, non ha mai perso occasione per parlare di solidarietà a 360 gradi, ma con questa frase dimezza la sua figura, diventa presidente di metà del Paese, bollando come “non italiana” quella parte della popolazione che ritiene l’altruismo generico un’ingenua banalità perché più attenta al proprio mondo dell’amore piuttosto che solidale con sconosciuti. Mattarella è cioè l’alfiere di quell’altruismo irrazionale che si oppone all’altruismo equilibrato: quello che dà agli altri quanto si riceve da loro in termini di qualità della vita.
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